Scontri a Negombo, la città della chiesa di San Sebastiano attaccata dai jihadisti a Pasqua
Dopo gli attacchi ai musulmani verificatisi a Negombo, il governo cingalese ha dichiarato il coprifuoco. Il cardinale Ranjith ha esortato alla calma i cristiani e tutta la popolazione
Resta alta la tensione in Sri Lanka, dopo gli attentati dinamitardi del giorno di Pasqua. Le scuole pubbliche hanno riaperto lunedì 6 maggio, ma pochissimi genitori si sono fidati delle rassicurazioni del governo secondo cui gli istituti scolastici sono sicuri, e le aule sono rimaste praticamente vuote. Domenica 5 maggio, la seconda senza messe e con le chiese chiuse, è stata funestata da scontri tra cristiani e musulmani a Negombo, la città a nord della capitale Colombo dove si trova la chiesa di San Sebastiano, una delle tre attaccate dai jihadisti il 21 aprile. Il governo ha dispiegato l’esercito e ha imposto il coprifuoco. È la prima volta che si verificano episodi di intolleranza tra cristiani e musulmani sfocianti in violenze. Si denunciano lanci di pietre contro negozi e abitazioni di musulmani, alcune automobili date alle fiamme. Due persone, a quanto pare entrambe ubriache, sono state arrestate. Il cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, si è rivolto al paese con un video messaggio per chiedere ai fedeli di desistere dalla violenza: “chiedo a tutti i fratelli e le sorelle cattolici e cristiani di fare in modo che non un solo musulmano venga colpito – ha detto – perché sono nostri fratelli e parte della nostra cultura religiosa. Rispettateli e cercate di creare uno spirito di comprensione e buoni rapporti tra tutte le comunità del paese”. In un altro messaggio televisivo ha esortato alla tolleranza tutta la popolazione, cristiani, buddisti e musulmani. Inoltre il cardinale ha chiesto al governo, come misura temporanea, di ordinare la chiusura dei locali in cui si servono alcoolici e di bandirne la vendita nei quartieri a maggioranza cattolica chiamati “piccola Roma”. Le indagini in corso hanno portato all’espulsione dallo Sri Lanka di 600 stranieri, tra cui 200 imam, i cui permessi di soggiorno sono risultati scaduti.