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LOMBARDIA

Scola propone ai politici la" grammatica dell'umano"

La necessità del ritorno a un nuovo umanesimo, a criteri che unifichino l'esperienza della persona, è stata sottolineata dall'arcivescovo di Milano nel discorso al Consiglio regionale. Ridicola protesta dei grillini, usciti dall'Aula all'ingresso di Scola. 

Ecclesia 05_02_2014
Maroni, Scola, Cattaneo

«Affrontare il travaglio di civiltà in atto chiede di ripensare l’uomo. La Chiesa pensa di poter dare un contributo non indifferente di conoscenza circa la 'grammatica dell’umano'. Non per sua capacità e merito, ma in forza dell’evento di Gesù Cristo in cui trova vera luce il mistero dell'uomo». Si concentra sull'uomo e sulle questioni fondamentali a cui ogni giorno è chiamato il discorso dell'Arcivescovo di Milano Angelo Scola, il primo pastore della Chiesa Ambrosiana a rivolgere un intervento all'Aula nella sede del Consiglio regionale della Lombardia.

Una presenza, quella dell'Arcivescovo, che è anche un gesto di “amicizia civica”, a cui qualcuno - il Movimento 5 Stelle - ha voluto sottrarsi, uscendo dall'Aula prima dell'intervento di Scola, salvo poi voler incontrare l'Arcivescovo al termine della cerimonia. La Chiesa parla all'uomo partendo non «da particolari competenze concorrenti», quanto piuttosto da un «patrimonio dottrinale ideologico e cristallizzato e dal rapporto con una Persona vivente». Scola non ha rinunciato a tracciare lucidamente le questioni nodali che affliggono l'uomo contemporaneo: «Una certa frustrazione diffonde un disagio palpabile, anche se non sempre ben identificato può essere chiamato disagio di civiltà. Esso non deriva soltanto da condizioni strutturali e istituzionali, locali e nazionali. Più profondamente nasce da una difficoltà intrinseca al nostro tempo, in cui né l’energia spirituale e morale per unificare l’esistenza, né la capacità ideale e affettiva di progettare il futuro sono beni facilmente reperibili».

L'Arcivescovo ha sottolineato come «i cattolici vivono in prima persona il travaglio della nostra società in questo inizio del Terzo Millennio. La crisi economica che segna in profondità il presente della Lombardia è molto più grave di quanto le nostre previsioni abbiano immaginato: per durata, per estensione, per capacità di fiaccare la nostra speranza». Ma a questa situazione di povertà emergente, si aggiunge una miopia nel giudizio: «la vediamo solo come una crisi economica - ha detto Scola - e non per quello che è veramente, un travaglio di civiltà all’inizio del nuovo millennio. A tale travaglio si lega la frustrante sproporzione tra le sue grandi potenzialità e le sue effettive possibilità».

La crisi poi non risparmia le famiglie sia in termini economici, sia per «il crescente indebolimento del legame matrimoniale che infragilisce il nostro tessuto sociale e crea nuovi poveri». Una crisi che colpisce le famiglie, certamente, ma che caratterizza anche gli stili di vita: «viviamo frammentati in una miriade di informazioni, conoscenze e saperi a tal punto che quando affrontiamo un aspetto della nostra esistenza è come se di tutti gli altri non avessimo più memoria, quasi non esistessero. Ci comportiamo come se non avessimo un’ipotesi esistenziale che ci renda capaci di interpretare unitariamente la realtà che viviamo». Per questo «ripensare il mondo senza ripensare l’uomo» sarebbe impensabile perché, significherebbe «affidarsi esclusivamente ad uno scenario di gestione tecnocratica globale davvero preoccupante».

Per questo motivo occorre un ritorno ad un nuovo umanesimo: «L’unità dell’esistenza dell’uomo e, prima ancora, l’unità dell’esperienza che egli compie - ha ricordato Scola - sono oggi altamente problematiche, non tanto in termini di contenuti, che vengono astrattamente richiamati, ma di vissuto e di identità reale. La difficoltà maggiore oggi è interna ad ogni singola persona, è a livello della stessa grammatica elementare dell’umano».

Un discorso molto apprezzato dai consiglieri e, in particolare dal Presidente dell’Aula Raffaele Cattaneo che ha parlato di «parole cariche di profondità e spessore. Una riflessione di alto profilo culturale sul travaglio di civiltà e sulla necessità di recuperare l'uomo, questioni profonde che interessano e interrogano la nostra convivenza civile. Il Cardinale Scola nel suo intervento ha dimostrato di avere ben presenti le difficoltà che attraversano le istituzioni e gli uomini chiamati a responsabilità civili e politiche, ma ha anche dato elementi di speranza e ragioni per continuare sulla strada della ricerca del bene comune».