Saronno, la sottile linea rossa verso l'eutanasia
Gli amanti killer di Saronno pianificano gli omicidi con un'idea confusa di eutanasia. Ma non c’è distinzione - come invece credono i due indagati e altri - tra eutanasia e omicidio, quasi che la prima sia buona e il secondo no. E' semplicemente un sottoinsieme del primo, una particolare fattispecie di omicidio.
Torniamo sulla vicenda delle morti più che sospette avvenute all’ospedale di Saronno. Vogliamo qui mettere sotto la lente di ingrandimento solo un particolare, che particolare non è.
Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni, i due indagati dalla procura di Busto Arsizio, vengono intercettati il 19 giugno 2016 al telefono. Il medico rianimatore chiede preoccupato all’amante: “Secondo te potrei essere accusato di omicidio volontario? […] Se si documenta che ho praticato l’eutanasia…. io non sono neanche l’unico”. Lei ribatte: “L’eutanasia è un’altra cosa. L’eutanasia è quando uno è ancora lucido, cioè una persona lucida, presente, che ti chiede di porre fine alla sua vita, questa è l’eutanasia! Cioè tu firmi, loro ti danno un cocktail di farmaci per bocca o ...». Cazzaniga arriva alla conclusione: “E allora è omicidio volontario […] potrei venire accusato”.
Da qui un paio di domande: per quello che emerge dalle indagini e per quello che i media riportano, il dott. Cazzaniga ha praticato atti eutanasici? E in questo caso sarebbe punibile?
Partiamo dalla definizione di eutanasia elaborata dalla Congregazione per la Dottrina della fede nel documento Iura et bona: “Un’azione o un’omissione che di natura sua, o nelle intenzioni, procura la morte, allo scopo di eliminare ogni dolore” (n. 2).
In questa definizione perché si concreti un atto eutanasico poco importa che il futuro de cuius sia vigile oppure incosciente o che richieda di morire oppure no, condizioni che per la Taroni erano necessarie per parlare di “dolce morte”. Per aversi eutanasia occorre semplicemente l’intervento di un soggetto che procura direttamente, anche per tramite di atti omissivi, la morte di un terzo (e quindi in senso stretto l’aiuto al suicidio non è tecnicamente eutanasia) al fine di eliminare ogni dolore. E dunque se Cazzaniga avesse ucciso animato da questo intento sarebbe eutanasia. Ma pare che non sia così, dato che le motivazioni sembrano essere di altra natura.
C’è però da precisare, ed è il punto che qui a noi interessa sottolineare, che per il nostro ordinamento giuridico poco rilevano le motivazioni che hanno portato qualcuno ad uccidere un’altra persona (non ingiusto aggressore). Tu puoi ammazzare Tizio perché ti è antipatico, perché rivale in amore, per eliminare un tuo concorrente in affari, per ricevere un’eredità, per gioco, per vendetta oppure per un falso senso di pietà che ti porta ad ucciderlo per non farlo più soffrire, ma sarà sempre omicidio ex art 575 del Codice Penale.
Semmai queste motivazioni potranno modificare la responsabilità personale in sede di giudizio e quindi influire sul quantum della pena rendendola più gravosa o più leggera, ma non avranno il potere di modificare la qualità dell’illecito, il suo genus, né tantomeno trasformare un delitto in un diritto. E dunque l’eutanasia, cioè uccidere qualcuno per non farlo più patire, è sempre un omicidio e come tale è punito. Quindi anche nel caso in cui Cazzaniga avesse praticato l’eutanasia – ipotesi che comunque lui stesso esclude – non sarebbe immune da pena.
Qualora poi la richiesta di eutanasia venisse dal paziente stesso, così come descritto dalla complice Taroni – “persona lucida, presente, che ti chiede di porre fine alla sua vita” – è sempre omicidio, seppur omicidio del consenziente sanzionato dall’art. 579 cp con pene minori, perché si ipotizza una situazione di particolare drammaticità che si è riverberata sulla volontà dell’omicida. Anche in questo caso poco importa che l’uccisione sia avvenuta con o senza consenso della vittima: per il nostro ordinamento trattasi sempre di omicidio, di condotta vietata. Le condizioni, ci rammenta su altro versante pure il Catechismo, non hanno il potere di mutare un atto intrinsecamente malvagio.
La vicenda dei decessi all’ospedale di Saronno ci è quindi utile per ricordare una verità banale: non c’è distinzione - come invece credono i due indagati e molti altri - tra eutanasia e omicidio, quasi che la prima fosse cosa buona e il secondo no. Ma l’eutanasia è semplicemente un sottoinsieme del primo, una particolare fattispecie di omicidio.