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Sant’Ildefonso da Toledo

La teologia mariana di Ildefonso ha avuto un impatto notevole sul popolo spagnolo che l’ha assimilata al punto da chiamare abitualmente Maria la Virgen, proprio con il semplice termine usato dal santo, che nei suoi scritti insisteva pure sul rivolgersi a Lei come Madre

Santo del giorno 23_01_2023 English Español

Sant’Ildefonso (607-667) è noto per diversi scritti, tra i quali spicca un pregevole trattato sulla verginità perpetua di Maria, e ancor di più per il miracolo dell’incontro con la Vergine, conosciuto anche tra i musulmani vissuti al tempo della dominazione in Spagna. Nato a Toledo da una ricca famiglia visigota durante il regno di Viterico, già da fanciullo Ildefonso entrò nell’allora celebre monastero di Agali, oggi non più esistente, e intorno ai 25 anni fu consacrato diacono dal vescovo sant’Eladio. Venne poi eletto abate e in tale veste partecipò all’ottavo e nono concilio di Toledo, mentre si dedicava assiduamente alla scrittura. Nel 657 fu scelto come vescovo e secondo l’Elogium, una biografia scritta dal contemporaneo san Giuliano di Toledo (642-690), fu obbligato ad accettare l’incarico dal re visigoto Reccesvindo.

Scrisse un Commentario sopra la conoscenza del Battesimo, in cui è esposta con semplicità la dottrina dei Padri sul sacramento, a partire dalla creazione dell’uomo e dal peccato originale, proseguendo con la differenza tra il battesimo di conversione del Battista e quello di Cristo, l’importanza del Credo e una catechesi sul Padre Nostro, che racchiude la raccomandazione della Comunione quotidiana («chiediamo in quest’orazione del Padre Nostro che questo pane, lo stesso Cristo, ci sia dato ogni giorno»). Scrisse poi l’opera Sopra il progresso del deserto spirituale, dove descrive il cammino dell’anima che dopo il Battesimo, per la sua salvezza e santificazione, è chiamata a seguire Cristo sulla strada del Vangelo, come già gli israeliti che attraversarono il deserto verso la Terra promessa.

Il suo scritto più celebre rimane comunque il trattato Sopra la verginità di Santa Maria contro tre infedeli (un anonimo ebreo più due eretici del IV secolo, Gioviniano ed Elvidio, già confutati da san Girolamo), in cui con solide argomentazioni difende la verginità perpetua di Maria, che era stata già definita dogmaticamente nel secondo concilio di Costantinopoli (553). La teologia mariana di Ildefonso, che conosceva bene le opere di sant’Agostino e Isidoro di Siviglia, ha avuto un impatto notevole sul popolo spagnolo che l’ha assimilata al punto da chiamare abitualmente Maria la Virgen, proprio con il semplice termine usato dal santo, che nei suoi scritti insisteva pure sul rivolgersi a Lei come Madre.

In questa sua fervida devozione si inserisce il miracolo avvenuto la notte del 18 dicembre 665, quando Ildefonso, in compagnia di alcuni chierici e altri fedeli, si recò in chiesa per cantare inni in onore della Vergine. Il gruppo trovò la cappella illuminata da una luce così abbagliante che tutti fuggirono per il timore, eccetto il santo vescovo e due suoi diaconi. Davanti a loro videro la Madonna, circondata da altre vergini che cantavano inni celesti. Maria fece un cenno del capo a Ildefonso affinché si avvicinasse e, fissando gli occhi su di lui, disse: «Tu sei il mio cappellano e notaio fedele. Ricevi questa casula che mio Figlio ti manda dal Suo tesoro». E detto questo la stessa Vergine lo vestì con la sacra casula (la veste liturgica propria del ministro che celebra la Messa), istruendolo di usarla solo nelle festività in suo onore.

Sulla veridicità dell’apparizione si espresse il concilio di Toledo, che la ritenne così chiara da ordinare un giorno di festa per perpetuarne la memoria. Il fatto miracoloso fu poi inserito in età moderna negli Acta Sanctorum e documentato come «La Discesa della Santissima Vergine e la sua Apparizione», conferma di una trasmissione ininterrotta lungo i secoli e resistita all’invasione islamica, iniziata nell’VIII secolo. I musulmani, infatti, trasformarono sì l’antica chiesa in una moschea, ma poiché erano a conoscenza del miracolo riguardante Maria, venerata nel Corano, rispettarono come sacri il luogo e la pietra che lì si trovava. Si tratta della pietra, protetta da una grata nell’odierna cattedrale di Toledo, che i fedeli possono venerare ancora oggi e su cui la Beata Vergine pose i piedi apparendo a sant’Ildefonso.

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