Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Giovedì Santo a cura di Ermes Dovico

Santi Edmondo Campion e compagni

Nato negli anni caldi dello Scisma causato da Enrico VIII, sant'Edmondo Campion, dopo una fase anglicana, si riconciliò con la Chiesa tornando poi in Inghilterra per predicare. L’1 dicembre 1581 venne condotto al patibolo di Tyburn, nei pressi dell’attuale Marble Arch, e qui impiccato, sventrato e squartato, insieme ai confratelli gesuiti Alessandro Briant e Rodolfo Sherwin

Santo del giorno 01_12_2019

Nato a Londra negli anni caldi dello Scisma anglicano, sant’Edmondo Campion (1540-1581) si formò specialmente a Oxford, vivendo buona parte dell’adolescenza nel periodo di regno di Maria I Tudor (1553-1558), che cercò di restaurare il cattolicesimo in Inghilterra. Alla morte della regina, figlia di colui che aveva causato lo scisma (Enrico VIII), salì al trono la sorellastra Elisabetta I, protestante, e venne ristabilito l’anticattolico Giuramento di Supremazia con cui si obbligava ogni persona che assumeva un incarico pubblico o religioso a giurare fedeltà assoluta al sovrano di turno e, in particolare, a riconoscerlo come capo della Chiesa d’Inghilterra.

Anche Campion, forse già in occasione del suo baccalaureato, prestò il giuramento, accettando quindi la supremazia religiosa della regina. Per le sue grandi doti da oratore, venne scelto per condurre un dibattito pubblico davanti a Elisabetta, guadagnandosi la sua stima. Persuaso da un vescovo scismatico, divenne diacono anglicano, ma nel frattempo erano cominciate a sorgere in lui forti domande di fede, attraverso soprattutto lo studio dei Padri della Chiesa, in cui trovò le ragioni del cattolicesimo e quindi le storture dell’anglicanesimo. Le voci sulla sua svolta cattolica iniziarono a diffondersi e così si trasferì per un paio d’anni in Irlanda, da cui poi scappò in segreto (era stato braccato per mesi dai protestanti) nel 1571, verso la Francia: a Douai si riconciliò con la Chiesa e ricevette, a 12 anni di distanza dall’ultima volta, l’Eucaristia.

Qualche tempo dopo andò a piedi nudi, in pellegrinaggio, a Roma, dove entrò nella Compagnia di Gesù e, da novizio, ebbe una visione della Beata Vergine che gli predisse il martirio. Trentottenne, fu ordinato sacerdote dall’arcivescovo di Praga, città dove insegnò per sei anni filosofia e retorica. Arrivò, quindi, nel 1580 il tempo della missione gesuita nella sua patria, l’Inghilterra: Campion vi venne mandato insieme a padre Robert Persons, anche se i due, partiti insieme, vi approdarono in momenti distinti dopo essere stati informati, nel bel mezzo del viaggio, che le autorità inglesi erano venute a conoscenza del loro arrivo. Il santo entrò in patria nelle vesti di un commerciante di gioielli…

Nonostante il pericolo in cui incorreva, si dedicò da subito alla predicazione passando di casa in casa per amministrare i Sacramenti ed esortare i cattolici a conservare la fede. Fu in questo periodo che scrisse un suo famoso libretto, intitolato Decem rationes («Dieci ragioni»), nel quale presentava gli errori degli anglicani. Quattrocento copie del pamphlet, stampato in una stamperia clandestina, vennero trovate sui banchi della chiesa di Santa Maria, a Oxford, a fine giugno 1581. Lo scalpore fu grande e la caccia anglicana per trovare Campion venne intensificata. Alla fine una spia, George Eliot, lo catturò, trascinandolo a cavallo, direzione Londra, con le braccia legate e un cartello con la scritta: «Campion, il gesuita sedizioso».

Fu imprigionato nella Torre di Londra e un giorno, convocato da tre alti dignitari, gli fu chiesto se riconosceva Elisabetta come regina d’Inghilterra. Rispose di sì, ma quando gli prospettarono l’idea di essere libero, ricco e magari arcivescovo di Canterbury - a condizione di abiurare la fede cattolica - declinò l’offerta. Negli oltre quattro mesi di prigionia venne torturato per due volte sul cavalletto e fu chiamato a quattro dispute pubbliche con teologi anglicani, da cui ne uscì sempre brillantemente. Ciononostante venne accusato di tradimento e il 20 novembre, insieme ad altri cattolici, ascoltò la propria sentenza di condanna. A cui lui e i suoi compagni nella fede risposero intonando il Te Deum.

L’1 dicembre venne condotto al patibolo di Tyburn, nei pressi dell’attuale Marble Arch, e qui impiccato, sventrato e squartato. Con padre Campion subirono il martirio padre Alessandro Briant e padre Rodolfo Sherwin, anche loro gesuiti e anche loro torturati senza rinnegare la fede. Tutti e tre i santi celebrati oggi fanno parte del gruppo dei Quaranta Martiri d’Inghilterra (una piccola parte dei caduti per le persecuzioni in terra inglese), canonizzati insieme da Paolo VI il 25 ottobre 1970.