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Santa Maria Novella, incrocio di artisti e capolavori

Quando nel 1219 i frati domenicani arrivarono a Firenze, si insediarono in una piccola chiesetta, Santa Maria delle Vigne. Da quell’antico edificio, di cui restano tracce sotto l’attuale sagresti, ebbe origine la bellissima chiesa di Santa Maria Novella, al cui splendore concorsero, nei secoli, celeberrimi artisti italiani.

Cultura 31_01_2015
Il Crocefisso in Santa Maria Novella a Firenze

Quando nel 1219 i frati domenicani arrivarono a Firenze, si insediarono in una piccola chiesetta, Santa Maria delle Vigne, che sorgeva fuori dalle mura della città, immersa tra terreni agricoli. Da quell’antico edificio, di cui restano tracce sotto l’attuale sagrestia, ebbe origine la bellissima chiesa di Santa Maria Novella, al cui splendore concorsero, nei secoli, celeberrimi artisti italiani. A metà del XIII secolo la comunità domenicana decise, infatti, di ampliare la chiesa che, conclusa già a metà del Trecento, venne consacrata da Papa Martino V solo nel 1420. 

La facciata è un capolavoro del Rinascimento fiorentino. Al registro inferiore, in marmi bianchi e verdi, si mise mano già nel 1350, quando vennero realizzate le arche tombali, i due portali gotici e la decorazione sino all’altezza del cornicione. Il grande portale centrale, classicheggiante, si deve a Leon Battista Alberti, architetto di fiducia del ricco mercante Rucellai il cui contributo economico permise di portare a termine l’opera. Tra il 1458 e il 1478 l’Alberti armonizzò la parte restante con la preesistente struttura gotica, rivestendo l’intera superficie di tarsie di marmi policromi e creando un raccordo tramite le due volute laterali, anch’esse intarsiate. Nel timpano triangolare il volto di Gesù Bambino è inserito in un sole fiammeggiante, simbolo del quartiere di Santa Maria Novella.

L’interno è a croce latina commissa, suddivisa in tre navate scandite da ampie campate, sormontate da volte con archi a sesto acuto su cui corre la pittura bicroma bianca e verde. In fondo alla navata centrale, in posizione sopraelevata, è stato ricollocato, dopo un lungo restauro, il Crocefisso che Giotto dipinse tra il 1288 e il 1289 ispirandosi all’iconografia del Christus patiens che evidenzia la passione e non la gloria di Cristo, naturalisticamente reclinato per il peso del corpo inchiodato alla croce.  La Cappella Gondi, disegnata da Giuliano da Sangallo, a sinistra dell’altare maggiore, conserva un altro meraviglioso Crocefisso, unica scultura lignea dell’architetto Filippo Brunelleschi, la cui misurata e idealizzata armonia anatomica rispecchia la perfezione divina del soggetto. 

Poco più tardi anche Masaccio sarebbe intervenuto in Santa Maria Novella affrescando, nella terza arcata della navata sinistra, la Trinità. Masaccio fu il primo a interpretare il Trono di Grazia, dove il Padre Eterno sorregge la Croce del Figlio tra Maria e San Giovanni, su scala monumentale, sorprendentemente ambientandolo nella perfetta architettura prospettica di una cappella con volta a botte, inquadrata da un’ arcata classicheggiante.  Alla Madonna Assunta, titolare della Basilica, sono ispirati gli affreschi della cappella maggiore, eseguiti da Domenico Ghirlandaio, coadiuvato da allievi di bottega tra cui figura anche un giovanissimo Michelangelo, allora quattordicenne. Il Ghirlandaio, con eleganza e quotidiana naturalezza, rappresentò gli episodi della vita della Vergine, tratti dai Vangeli Apocrifi, e quelli di San Giovanni Battista, patrono della capoluogo toscano. 

Parte del convento di Santa Maria Novella è il Chiostro Verde con gli affreschi delle Storie della Genesi di Paolo Uccello. Sul chiostro si apre l’antica sala capitolare interamente affrescata con il ciclo intatto di Andrea di Bonaiuto che esalta l’ordine domenicano, evidenziando la loro imprescindibile azione nella lotta contro l’eresia per la salvezza della Cristianità.