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L’anniversario

Santa Maria in Portico, un’icona con 1500 anni di storia

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Oggi, 17 luglio, ricorrono 1500 anni da quando, secondo la tradizione, l’icona di Santa Maria in Portico venne affidata dal Cielo a san Giovanni I e a santa Galla. Un’immagine che s’intrecciò poi con la vita di san Giovanni Leonardi.

Ecclesia 17_07_2024
Icona Santa Maria in Portico (Roma)

A pochi passi dalla famosa Piazza Venezia sorge una delle chiese più belle di Roma: Santa Maria in Portico in Campitelli, perla del barocco romano. Qui, il marmo si sposa in perfetta armonia con l’oro. E la preghiera si concilia divinamente con tanta bellezza. Si entra in questo luogo sacro e subito lo sguardo è rapito dall’altare maggiore: un trionfo di stucchi dorati fa da cornice a una delle immagini più venerate a Roma, l’icona di Santa Maria in Portico. Oggi ricorrono 1500 anni da quel 17 luglio 524 quando l’immagine mariana venne affidata dal Cielo a papa san Giovanni I (Toscana, 470 - Ravenna, 18 maggio 526) e a santa Galla (si conosce solo la data della morte, 550 circa), figlia del console romano Simmaco che, una volta rimasta vedova dopo appena un anno di matrimonio e aver rifiutato nuove nozze, dedicherà la propria vita al digiuno e alle opere di carità.

È importante precisare che il luogo dell’apparizione non avvenne dove ora sorge questo magnifico tempio mariano. Dobbiamo spostarci a pochi metri di distanza, nella zona compresa tra Monte Savello e il tempio di Portuno (o della dea Fortuna). Era in questo spazio che era collocata la casa di santa Galla, pronta ad accogliere sempre i poveri della Città Eterna: il suo portico, il centro di tanta carità. Quel 17 luglio, mentre santa Galla era intenta a preparare l’ennesima tavola per i bisognosi, vide un lampo illuminare il portico della casa. Sorpresa, la santa romana si recò subito da papa Giovanni I nel Palazzo del Laterano (allora sede papale) che volle andare a constatare immediatamente la veridicità del racconto. Si narra che accorse una moltitudine di fedeli, oltre alla curia romana. Un’antica pergamena ci racconta la scena: nessun rumore, tutto attorno viveva nel silenzio; papa Giovanni I pregò il Signore affinché manifestasse la Sua potenza. Il papa voleva comprendere il significato di tale prodigioso evento. Fu così che apparvero due piccoli angeli, due serafini, con in mano la preziosa icona mariana che fu consegnata al pontefice. Papa Giovanni I la prese in mano e con questa sacra effigie benedisse tutto il popolo romano accorso nel portico di santa Galla. In quel momento avvenne il tanto atteso miracolo: la peste che imperversava all’epoca nelle strade della Capitale scomparve. Roma era salva dal morbo mortale.

Le notizie raccolte intorno a tale immagine hanno come riferimento due momenti redazionali. Il primo è dovuto alla trascrizione da parte di san Giovanni Leonardi, fondatore dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio, di una pergamena che affisse poi alla porta del santuario mariano: è la famosa Narratione della Miracolosa Imagine della Beatissima Vergine (1605). Il secondo è fornito dai padri leonardini che svilupparono le memorie storiche e devozionali riguardo alla piccola icona. Ma perché proprio san Giovanni Leonardi e successivamente tutto l’Ordine della Madre di Dio fu così attento a tale immagine? C’è un legame profondo tra l’Ordine leonardino e l’immagine mariana. E per comprenderne il perché bisogna fare un salto nel tempo: dal 524 si deve correre velocemente al 1600.

Il 1600 era anno giubilare. Alcuni confratelli di san Giovanni Leonardi giunsero da Lucca a Roma perché da tempo si pensava di costituire nella Città Eterna una comunità leonardina. Fra le diverse chiese “in lizza” si scelse, alla fine, quella di Santa Maria in Portico. Il 14 agosto 1601, vigilia dell’Assunzione di Maria, san Giovanni Leonardi e i suoi compagni approdarono nel “porto” sicuro della chiesa romana di Santa Maria in Portico. Ludovico Marracci, teologo dell’Ordine, nelle sue Memorie di santa Maria in Portico del 1675, ci dona questa suggestiva immagine: «Se n’uscì, come un altro Abramo, dal nativo terreno, povero di tutte le cose, sbattuto dalla tempesta delle persecuzioni, senza trovare chi lo consolasse. E mentre andava cercando nella metropoli del mondo, luogo dove posarsi e fermare il piè, ritrovò un saldissimo fondamento di quiete sopra il zaffiro della celeste effigie di Santa Maria in Portico».

Per questa icona, Leonardi trovò una devozione popolare mariana già ampiamente diffusa. Se ne innamorò subito. Quell’immagine, così materna, suscitò in lui sentimenti di affetto profondo e filiale: la piccola icona – in lamina di rame dorato, alta 26 centimetri e larga quasi 21 – che rappresenta la Vergine col Bambino Gesù in braccio, nella tipica iconografia bizantina dell’Odigitria (Colei che indica la Via), diventò per il santo lucchese un tesoro da custodire e soprattutto da diffondere ancora di più presso tutto il popolo romano. Riguardo a ciò, è interessante leggere cosa scrive Carlo Antonio Erra, religioso dell’Ordine leonardino, nella sua Storia dell’Imagine, e Chiesa di Santa Maria in Portico di Campitelli (Stamperia del Komarek al Corfo, 1750): «Fece venire altri confratelli da Lucca e ampliò l’abitazione: introdusse la frequenza dei Santissimi Sacramenti con l’utilissimo esercizio della Dottrina Christiana e nel predicare la parola di Dio in tutte le Domeniche. Con che, e con il suo esempio della sua vita, non solo si tolsero via da quella contrada molti peccati e abusi di già invecchiati, ma ancora cominciò la chiesa per addietro sconosciuta ad essere anco da persone nobili e principali molto frequentata. Di più, acciò un tesoro sì grande, quale era la veneranda immagine, non istesse come nascosto, e sepolto, ma venisse a notizia di tutti, e da tutti fosse onorato, raccolse in compendio l’istoria di quella, e la pubblicò per mezzo delle stampe». «L’istoria» a cui si fa riferimento è La Narratione della Miracolosa Imagine della Beatissima Vergine del 1605.

I secoli passano, così come i volti delle donne e degli uomini di Dio che si sono rivolti alla miracolosa immagine di Santa Maria in Portico. L’effigie rimane lì, ormai impressa nella gloria d’oro della chiesa barocca romana. Ancora oggi viene vegliata da san Giovanni Leonardi, il cui corpo riposa in una delle cappelle laterali.