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Santa Margherita, la perla di Scozia

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Ricorre oggi la memoria liturgica di santa Margherita di Scozia (1045-1093), regina dal grande spirito di preghiera, digiuno e pietà, che ha contribuito al risveglio della fede nel suo popolo.

Ecclesia 16_11_2024

Il cielo lambisce il verde della campagna e l’azzurro della volta celeste si riflette in un lago. Luogo d’incanto, la Scozia. Una terra che narra tradizioni; racconta la storia e vive di fede. Una fede vissuta dal popolo scozzese con discrezione, così si potrebbe definire: una fede elegante. Così elegante come la sua patrona, santa Margherita di Scozia (Mecseknádasd, 1045 - Edimburgo, 16 novembre 1093), di cui oggi ricorre la memoria liturgica.

Margherita vide la luce nel 1045 a Mecseknádasd, in Ungheria, dove suo padre Edoardo, erede al trono di Edmondo II d'Inghilterra, viveva in esilio dopo che il re di Danimarca, Canuto il Grande, si era impossessato del regno. Della madre Agata, incerte sono le origini. Margherita era la secondogenita di tre figli. Era ancora bambina quando, morto il re Canuto, il padre decise di fare ritorno in Inghilterra. Edoardo morì poco dopo. L’arrivo del normanno Guglielmo il Conquistatore spinse Agata ad andare in Scozia, alla corte di Malcolm III. Vedovo e padre di un figlio, Malcolm III venne affascinato dalla bellezza e intelligenza di Margherita. I due, così, si sposarono. Il calendario segnava l’anno 1070: Margherita aveva circa 24 anni quando divenne regina di Scozia. Dal matrimonio nasceranno sei figli maschi e due femmine. Si narra che il re non sapesse leggere e avesse un grande rispetto per questa moglie assai istruita: baciava i libri di preghiera che le vedeva leggere con devozione. Nell’intimità del castello di Edimburgo (dove vivevano i due sposi), Margherita si dedicava anche al ricamo di paramenti sacri. Caritatevole verso i poveri, gli orfani, i malati, Margherita li assisteva personalmente e invitava Malcolm III a fare altrettanto: era una coppia che andrebbe, forse, riscoperta in quella sequela di santi matrimoni di cui l’agiografia è piena.

Preghiera e carità, queste le parole portanti della biografia della regina santa. Margherita, inoltre, seppe trasformare l’ambiente di corte, elevandolo culturalmente, valorizzando il culto religioso locale, ponendolo in linea con quello della Chiesa di Roma in questioni come l’osservanza della Quaresima e della Santa Pasqua. Le porte del castello di Edimburgo erano sempre aperte all’accoglienza, per aiutare e assistere i poveri. Per loro la sovrana fece costruire anche alcuni ospizi e ostelli. Ma c’è anche un altro elemento di questo prezioso rinnovamento di cui è autrice santa Margherita: attenta agli abusi clericali e liturgici che si compivano nell’XI secolo, stabilì uno stretto contatto con l’abbazia francese dei cistercensi di Cluny, così dedita al rinnovamento della vita cristiana in Europa. Una riforma che permise il restauro della Chiesa scozzese, ritrovando «quella dignità del culto e dei valori spirituali che erano andati perduti durante l’età barbarica. Questa riforma di vita nella Chiesa scozzese fu raggiunta da Margherita attraverso la sua opera personale e quella dei suoi figli ai quali ella aveva inculcato i propri ideali e che, successivamente, dovevano occupare il trono scozzese per la maggior parte del successivo mezzo secolo» (AA. VV. Biblioteca Sanctorum, Città Nuova, Roma, 2013).

Un luogo, in particolare, va ricordato nella biografia di questa santa, oltre al castello di Edimburgo: è la grotta di Dunfermline, un luogo in cui la santa era solita pregare nel silenzio, non vista. Chi ora entra in questa grotta non può che rimanere colpito da una statua che ritrae la santa regina in preghiera. Annualmente, dal 1930, a Dunfermline si tiene un pellegrinaggio devozionale in una domenica di giugno, fissata di volta in volta dai vescovi scozzesi. Il suo biografo e confessore, il priore del monastero di Durham, Teodorico Turgot, in poche righe, riesce a farci entrare nell’animo di Margherita: «Cristo dimorava realmente nel suo cuore». Dimorare, verbo “chiave” per comprendere la spiritualità di santa Margherita: il Signore che entra nel suo cuore e lì trova dimora.

Nel 1093 Margherita, già cagionevole di salute, si ammalò. In quel periodo si colloca anche un'altra vicenda che ci serve a comprendere l’animo della santa: il marito e il primogenito, mentre Guglielmo il Rosso invadeva la Scozia, morirono nella battaglia di Alnwick. I due guidavano le truppe scozzesi per contrastare l’avanzata del nemico. Margherita, già provata nel corpo ma non nello spirito, disse: «Dio onnipotente, ti ringrazio di avermi inviato una così grande afflizione negli ultimi istanti della mia vita. Spero che, con la tua misericordia, servirà a purificarmi dai miei peccati», parole annotate appunto dal suo fedele confessore Turgot. Il 16 novembre Margherita entrò nella gloria del Paradiso.

Il Martirologio Romano la ricorda con queste parole: «Santa Margherita, che, nata in Ungheria e sposata con Malcolm III re di Scozia, diede al mondo otto figli e si adoperò molto per il bene del suo regno e della Chiesa, unendo alla preghiera e ai digiuni la generosità verso i poveri e offrendo, così, un fulgido esempio di ottima moglie, madre e regina». Margherita, un nome che dentro di sé ha già tutto il significato dell’esistenza della santa: lemma che deriva dal greco, μαργαρίτης (in latino, margarīta), che vuol dire “perla”. Santa Margherita è stata proprio ciò: una perla nella storia della Scozia; una perla della Chiesa universale.