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Santa Giovanna Francesca di Chantal

Il nome di santa Giovanna Francesca di Chantal (1572-1641), patrona delle vedove, è legato a quello di san Francesco di Sales (1567-1622) per la fraternità spirituale che si instaurò tra queste due anime benedette, che insieme fondarono l’Ordine della Visitazione. Alla sua morte erano già 87 i monasteri visitandini e la sua fama di santità era tale che Carlo IV di Lorena la chiamò «la santa del nostro secolo»

Santo del giorno 12_08_2019

Il nome di santa Giovanna Francesca di Chantal (1572-1641) è legato a quello di san Francesco di Sales (1567-1622) per la fraternità spirituale che si instaurò tra queste due anime benedette, che insieme fondarono l’Ordine della Visitazione. Giovanna, nata a Digione in una famiglia dell’alta nobiltà francese, era rimasta orfana della madre ad appena 18 mesi e la sua educazione era stata curata dal padre, Benigno Frémyot. A vent’anni si sposò con un uomo di fede chiamato Cristoforo, barone di Chantal (sarà proprio il culto della santa a far diffondere questo nome), con il quale visse un matrimonio felice, divenendo madre di sei figli e accompagnando in cielo i primi due, morti alla nascita. Già durante il matrimonio Giovanna era dedita alla carità, che raggiunse il culmine nel corso della carestia che colpì la Borgogna alla fine del 1600, quando, in pieno accordo con il marito, trasformò il suo maniero in un ospedale e fece costruire un forno nuovo per dare il pane ai bisognosi.

La prova più grande era dietro l’angolo. Durante una battuta di caccia, il marito ricevette un colpo di archibugio alla coscia, sparato accidentalmente da un cugino. «Signore, prendi tutto quello che ho al mondo, ma lasciami il mio caro marito», pregava lei. Il buon Cristoforo rese la sua anima a Dio otto giorni dopo l’incidente, perdonando di cuore il suo involontario uccisore. Era il 1601, Giovanna aveva ancora 29 anni ed era già vedova, con quattro figli da crescere. Inconsolabile, non riusciva a perdonare chi gli aveva tolto il suo affetto più caro. Un giorno, dopo essersi trasferita con i figli dal suocero, il padre la invitò a Digione per ascoltare il “fuori sede” vescovo di Ginevra, già roccaforte dei calvinisti, Francesco di Sales. Il 5  marzo 1604 vi fu il primo incontro e da allora il santo si dedicò alla direzione spirituale di Giovanna, che si concretizzò soprattutto in un intenso scambio epistolare, rivelatore dell’anima dei due santi, davvero dilatata dalla grazia divina.

La prima grazia visibile fu che Giovanna trovò finalmente la forza di incontrare il cugino del marito: lo perdonò, ottenendo anzitutto un gran beneficio lei stessa, che si offrì di fare da madrina al neonato di quell’uomo. Formata nel dolore, divenne salda nei sentieri della santificazione, comprendendo la bellezza dell’avere Dio come unico e sommo fine: «Tutto quello che di creato c’è quaggiù non è niente per me se paragonato al mio carissimo Padre […]. Un giorno mi comandaste di distaccarmi e di spogliarmi di tutto. Oh Dio, quanto è facile lasciare quello che è attorno a noi, ma lasciare la propria pelle, la propria carne, le proprie ossa e penetrare nell’intimo delle midolla, che è, mi sembra, quello che abbiamo fatto, è una cosa grande, difficile e impossibile se non alla grazia di Dio», scriveva al Sales in una delle sue moltissime lettere, che andò inviando poi ai figli, agli amici, alle sue monache, come mamma e madre spirituale.

Dopo aver provveduto ai suoi figli, il 6 giugno 1610, festa della Santissima Trinità, Giovanna iniziò ad Annecy la vita comune con altre due compagne; l’anno dopo emisero i primi voti nelle mani di san Francesco: furono questi gli inizi dell’Ordine della Visitazione (eretto canonicamente nel 1618), che venne chiamato così in ricordo della sollecita carità avuta dalla Vergine nel visitare la cugina Elisabetta, perché il fine iniziale era nutrirsi e nutrire dell’amore divino nella contemplazione e nella visita a poveri e ammalati. Accolse al suo interno come monache pure donne di debole salute e anziane. Per le norme ecclesiastiche dell’epoca, l’ordine divenne di clausura, con la prevalenza dunque del fine contemplativo, che sarà perfettamente incarnato in quello stesso secolo dalla visitandina santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690), la mistica della devozione salvifica al Sacro Cuore di Gesù.

Già nel 1633, un’altra «coppia» vincente di santi transalpini, Luisa di Marillac e Vincenzo de’ Paoli, fondò le Figlie della Carità, il primo istituto femminile per l’assistenza domiciliare a poveri e ammalati, come a solenne conferma dello straordinario operare della Provvidenza. Tornando a Giovanna, non le mancarono altri lutti: solo una figlia le sopravvisse. Nel 1622, quando già esistevano 13 monasteri di visitandine, morì anche il Sales. Rimasta sola alla guida dell’Ordine, percorse in lungo e in largo la Francia, fondando conventi ovunque (saranno 87 alla sua morte) e meritandosi l’ammirazione pubblica di Carlo IV di Lorena, che la chiamò «la santa del nostro secolo».

Patrona di: vedove, persone dimenticate, madri, invocata in caso di lutti