Santa Giovanna d’Arco
La storia di santa Giovanna d’Arco (1412-1431), l’eroina che nel giro di un anno guidò la Francia a vincere battaglie decisive contro gli inglesi che ne occupavano il territorio, mostra in grado eccelso non solo che nulla è impossibile a Dio, ma ne rivela il concreto operare nella storia dell’uomo, innalzando gli umili che si abbandonano fiduciosi alla Sua volontà
Nel giro di un anno, da giovanissima contadina analfabeta, guidò la Francia a vincere battaglie decisive contro gli inglesi che ne occupavano il territorio. La storia di santa Giovanna d’Arco (1412-1431) mostra in grado eccelso che nulla è impossibile a Dio e rivela il Suo concreto operare nella storia dell’uomo, attraverso gli umili che si abbandonano alla Sua volontà.
Nacque a Domrémy in un periodo in cui la Chiesa era lacerata dallo Scisma d’Occidente. Fin dall’infanzia mostrò la sua devozione cristiana e la carità verso i malati e i poveri. Crebbe nella fase più calda della Guerra dei Cent’Anni (1337-1453).
Giovanna era appena una tredicenne quando udì per la prima volta la voce di san Michele Arcangelo, a cui si aggiunsero presto due grandi martiri dell’antichità: santa Margherita d’Antiochia e santa Caterina d’Alessandria. Le voci celesti le parlarono inizialmente della sua vita personale e poi le ordinarono di lasciare tutto per porsi alla testa dell’esercito francese. La fanciulla fece voto di verginità. Dopo tre incontri con un capitano, che all’inizio l’aveva derisa, ottenne di poter incontrare il Delfino di Francia, il futuro Carlo VII. Gli disse di essere stata inviata da Dio per portare soccorso a lui e al suo legittimo regno. Il sovrano, sbalordito, la fece esaminare per due volte da ecclesiastici e teologi per capire se quella richiesta celeste potesse essere fondata; ottenuto un parere positivo, le consentì di accompagnare una spedizione militare in aiuto alla strategica città di Orleans, pesantemente assediata dagli inglesi.
Era il 1429 e iniziò così l’epopea di Giovanna d’Arco. Il 22 marzo fece avere una lettera agli inglesi: “Gesù, Maria! Re d’Inghilterra e voi duca di Bedford che vi dite reggente del regno di Francia, voi Guglielmo di La Poule, conte di Suffolk, Giovanni sire di Talbot, e voi Tommaso sire di Scales […] rendete giustizia al Re del Cielo. Restituite alla Pulzella [le voci celesti la chiamavano così, ndr] che qui è stata inviata da Dio, il Re del Cielo, le chiavi di tutte le buone città da voi prese e violate in Francia. Ella è venuta qui da parte di Dio per implorare il sangue reale. Ella è pronta a far pace, se volete renderle giustizia, a patto che le restituiate la Francia e paghiate per averla tenuta. E fra voi, arcieri e compagni di guerra e voi altri che siete sotto la città di Orleans, andatevene nel vostro paese in nome di Dio […]”. La lettera rimase inascoltata. La ragazza arrivò a Orleans in sella a un cavallo. Era vestita da soldato e munita di uno stendardo bianco raffigurante Cristo Re e avente la scritta Jesus-Maria.
Preceduta da un corteo di sacerdoti che intonavano il Veni Creator, Giovanna trovò Orleans in una situazione drammatica: gli inglesi l’avevano letteralmente accerchiata, grazie al controllo di 11 fortezze. Prima del suo arrivo la popolazione francese all’interno delle mura aveva spinto per la resa, ma il carisma di Giovanna capovolse tutto. Innanzitutto, riuscì a riformare le truppe francesi: allontanò le prostitute, proibì le bestemmie, le violenze e i saccheggi, impose ai soldati di confessarsi e li riuniva due volte al giorno in preghiera attorno allo stendardo di Cristo Re. Il 30 aprile, qualche giorno prima che iniziasse la battaglia, salì su un bastione per farsi sentire da tutti gli inglesi: chiese loro di interrompere l’assedio, ma venne ricoperta di insulti. Gli inglesi la minacciarono di bruciarla viva se l’avessero fatta prigioniera. Giovanna provò altre volte, invano, la via diplomatica.
La notte tra il 4 e il 5 maggio 1429 scoppiò la battaglia: l’8 maggio Orleans era totalmente liberata. Il 18 giugno la Pulzella guidò il suo popolo a un’altra clamorosa vittoria nella battaglia di Patay, dove morirono, per una serie incredibile di fatti, oltre duemila soldati inglesi e solo tre francesi. Giovanna pianse le vittime dell’uno e dell’altro campo. Scese perfino da cavallo per confortare un avversario moribondo e aiutarlo a confessarsi. Dopo Patay, diverse città in mano agli inglesi si arresero senza colpo ferire. Il 17 luglio, nella cattedrale di Reims, Carlo VII poté essere consacrato e incoronato re di Francia, secondo la volontà divina manifestata a Giovanna.
Purtroppo, le divisioni interne alla nobiltà francese vicina alla corte (parte della quale cercava il compromesso con i borgognoni) e un mutato atteggiamento verso la Pulzella condussero alla sua cattura, il 23 maggio 1430, da parte dei borgognoni. Questi ultimi, alcuni mesi dopo, vendettero Giovanna agli alleati inglesi.
L’Università di Parigi, succube degli inglesi, chiese di processarla per eresia. Venne presto istituito uno pseudo tribunale inquisitorio, composto da ecclesiastici al soldo degli occupanti, con in testa il vescovo Pierre Cauchon (†1442), scomunicato post mortem. Il 3 gennaio 1431 Enrico VI, re d’Inghilterra, scrisse ai giudici per pressarli a condannare Giovanna come eretica e strega. Durante l’estenuante processo, la santa rispose con sapienza e disse di sottomettersi in tutto al giudizio della Chiesa, nella quale non riconosceva però quei giudici. Venne infine condannata con accuse false. Chiese di essere condotta dal Papa, ma i giudici glielo negarono. A nulla valse il tentativo di buoni uomini di Chiesa come il celebre sacerdote Giovanni Lohier - che si recò a Rouen affermando che quel processo era nullo - il vescovo di Avranches (imprigionato anche lui) e altri ancora.
Gli inglesi avevano già deciso tutto e detenevano Giovanna come prigioniera di guerra in un castello da loro controllato, e non in una prigione dell’Inquisizione, come sarebbe avvenuto in un regolare processo ecclesiastico. La condanna serviva pure per screditare il re francese che si era fidato dei doni mistici di Giovanna. Doni che proseguirono in carcere: “Santa Caterina mi ha detto che sarei stata soccorsa; non so dire se ciò si riferisse alla mia liberazione dal carcere o durante il processo […]. Ma più spesso le voci mi dicevano che sarei stata liberata con grande vittoria. Poi le voci mi dicevano: Accetta con serenità tutto questo, anche il tuo martirio, perché alla fine tu verrai nel regno del Paradiso”.
Il 30 maggio 1431, dopo aver chiesto e ottenuto di confessarsi e ricevere l’Eucaristia, Giovanna venne bruciata viva a Rouen. Invocò il perdono sui suoi carnefici e gridò a gran voce il Nome di Gesù. Le fiamme consumarono tutto il suo corpo, tranne il suo cuore, rimasto intatto: gli inglesi lo gettarono nella Senna. Molti testimoniarono di aver visto il Nome di Gesù scritto nel fuoco. Così morì santa Giovanna d’Arco, fedele fino al martirio a Cristo crocifisso e risorto.
Nel 1455, dopo che i francesi avevano riconquistato tutta la Francia ed era morto l’ultimo antipapa della storia, Callisto III autorizzò una revisione del processo. L’anno successivo Giovanna fu riconosciuta del tutto innocente e venne dichiarato nullo il processo che l’aveva condannata. Benedetto XV la canonizzò nel 1920. Due anni più tardi venne proclamata patrona di Francia.
Patrona di: Francia, telegrafia, radio
Per saperne di più:
Bolla di Benedetto XV per la canonizzazione di Giovanna d’Arco (16 maggio 1920)