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LA LETTERA

Sanità: si straparla di "diritti" dimenticando i bisogni veri

Al posto dell'attenzione al malato, una corsa a ostacoli porta a infinite attese telefoniche e andirivieni snervanti. Quando la prenotazione arriva, è fissata tra due anni, anche con un cuore "precario" che richiederebbe una visita urgente. Di fronte all'esperienza concreta di una suora che guida una comunità di decine di ragazzi cadono gli sperticati elogi elettorali del Servizio Sanitario Nazionale.

Editoriali 31_08_2022
medicina

La sanità è un argomento di grande interesse per tutti, che poiché riguarda strettamente il “benessere” proprio della persona umana, e quindi anche di ogni cittadino italiano. Oltre a essere una necessità riconosciuta, in risposta a un bisogno diffuso e in molti casi urgente per la salute della singola persona che si rivolge al Servizio Sanitario Nazionale, è anche un diritto sancito dalla Costituzione.

La richiesta di visite mediche specialistiche ed esami diagnostici da effettuarsi in ospedale rappresentano una lotta quotidiana che crea un problema concreto problema nella vita di tutti i giorni e che spinge all’indignazione chi si trova alle prese con la necessità di effettuare prenotazioni telefoniche. Diciamo pure che si giunge addirittura a una sorta di ripugnanza psicologica verso il Sistema Sanitario Nazionale, dopo aver perso ore e ore a telefonare per una pura e semplice prenotazione!

A volte, entrando in ufficio, sento una musichetta di sottofondo che va avanti all’infinito. Quando chiedo da dove viene, mi rispondono che è il vivavoce inserito in attesa di sentire rispondere «pronto» dall’ospedale: una risposta che potrebbe arrivare anche dopo più di un’ora. Certamente chi prenota si deve preparare a perdere una marea di tempo!

Quello che sto per dirvi non va fatto risalire a traumi personali e/o a motivazioni private o psicologiche, ma – avendo numerosi ragazzi, molti dei quali necessitano di visite specialistiche va collocato in un ambito più vasto del contesto sanitario, che denuncia una generale crisi e debolezza dell’organizzazione sanitaria esistente sul nostro territorio.

In questi ultimi anni il sistema sanitario è diventato un mondo pieno di ostacoli, che pesa, costa, opprime ed esclude, soprattutto chi scarseggia di denaro! Vi cito un caso, uno dei tanti, ma che mi ha fatto letteralmente “strabuzzare gli occhi”, quando ho letto la data dell’appuntamento fissato dall’ospedale per una ragazza della nostra comunità. Accompagnata, su richiesta del medico che le aveva prescritto una visita cardiologica, è rientrata con le lacrime agli occhi e un profondo senso, non solo di scoraggiamento, ma di sfiducia totale nell’organizzazione sanitaria. Ebbene, questa ragazza, che dagli esami risultava affetta da una possibile sindrome comportante una seria anomalia cardiaca, ha ricevuto questa scandalosa risposta:

Evidentemente, in Italia, anche se sei giovane e avresti bisogno di “un’occhiata attenta”, fai in tempo… tranquillamente a morire!  Sei costretto incredibilmente a scandire il decorso della tua malattia in base ai ritmi del Servizio Sanitario Nazionale!

Sì, carissimi, la nostra vita è subordinata all’inefficienza dello Stato che – apparentemente – pare occuparsi di ogni diritto (o presunto tale…) fuorché quello “reale”, come in questo caso in cui una condizione di “cuore precario” può essere rinviata addirittura al 2024! Allora l’attenzione dello Stato, come nella nostra circostanza, è puramente virtuale!

Chi è soggetto ad una patologia seria, ogni giorno attende con enorme speranza (o terrore, in base alle fragilità psichiche) la chiamata che pensa possa salvare la sua vita affidandosi alla medicina e alla scienza. In questo periodo di campagna elettorale si assiste, un giorno sì e l’altro pure, ad una esaltazione continua e ad un elogio sperticato della “bontà” del nostro Sistema Sanitario. Ma non vi pare che questo servizio lasci molto a desiderare e che il livello delle prestazioni mediche – al di là di qualche rarissima eccezione – sia estremamente e pietosamente basso? Un Sistema Sanitario Nazionale che, a ben guardare, ha reso il nostro pessimismo una professione quasi nobile!

Non si tratta di un facile risentimento negativo in reazione alla sofferenza, ma di gettare uno sguardo sulla realtà quotidiana che, trattandosi di accesso alla sanità – almeno per noi creature umane “non danarose” – è un terreno estremamente complicato e irto di difficoltà. In una qualsiasi ditta o industria privata, quando qualcuno non risulta efficiente nel suo lavoro viene sanzionato o licenziato. Invece, nell’ospedale pubblico le linee dell’autorità non rispondono mai a dei caratteri decisi e ben definiti sul e del servizio da svolgere. Soprattutto non c’è mai una chiara attribuzione di responsabilità! Perché le cose non funzionano? Di chi è la colpa?

Auspichiamo un radicale mutamento del Servizio Sanitario. Infatti: lo Stato non dovrebbe essere “attento” alla salute dei suoi cittadini? Lo Stato non dovrebbe essere “attento” a migliorare le condizioni di un qualsiasi malato? Lo Stato non dovrebbe “offrire” un servizio ad ogni cittadino che, non solo paga le tasse, ma che con la sua onestà rende magari un po’ migliore la vita sociale? Oppure, possiamo solo augurarci di non aver mai bisogno del medico e che il buon Dio ce la mandi buona?

Come esorta il Siracide: «Figlio non avvilirti nella malattia ma prega il Signore ed Egli ti guarirà… Fai poi passare il medico… anch’essi pregano il Signore perché li guidi felicemente ad alleviare la malattia e a risanarla» (38,9.14).

 

*Suora e fondatrice della Comunità Shalom