Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giovanni Damasceno a cura di Ermes Dovico
Santi e animali/4

San Macario e la iena

Anche se le notizie su di lui sono scarse, sappiamo però che con la sua attività di monaco e abate, Macario è considerato il fondatore della regione monastica nota con il nome di Scete. Dobbiamo al suo discepolo Pafnuzio il racconto dell'episodio del cucciolo di iena che san Macario benedisse e guarì dalla cecità.
- LA RICETTA: FOCACCIA EGIZIANA

Cultura 20_09_2022

Il tramonto tinge di rosa l’orizzonte. Il silenzio è totale e l’uomo magro, coperto da un saio da monaco in tela grezza è inginocchiato davanti ad una croce ricavata da due pezzi di legno legati insieme. Il monaco sente una presenza e si gira, interrompendo la preghiera. Una iena magra, con un cucciolo tra i denti lo guarda e aspetta. 
L’uomo si alza e si avvicina all’animale. La iena lascia cadere il cucciolo, che l’uomo guarda senza capire: sembra un piccolo cumulo di stracci. Vedendo che si muove, l’uomo si china e lo raccoglie da terra. E’ cado e sente il cuore del piccolo battere contro il palmo della mano che lo regge.

La iena si è accucciata ai suoi piedi. Il monaco guarda il cucciolo da vicino e vede che ha gli occhi coperti da una pellicola bianca: è senz’altro cieco. Invaso dalla pietà, il monaco gli accarezza la testa morbida e lo benedice. Bruscamente gli occhi del cucciolo diventano limpidi e con un balzo salta giù e va a raggiungere la madre che lo prende tra i denti e scompare nel deserto.

Il monaco torna alla sua preghiera. Il sole è oramai tramontato e lui si prepara a passare un’altra notte nel deserto. Una piccola capanna costruita con pezzi di legno di fianco alla croce è probabilmente il suo unico riparo. Il freddo del deserto si fa sentire, con il scendere della notte. Il giorno dopo, verso la stessa ora di tramonto, sempre in preghiera davanti alla sua croce, il monaco sente la presenza della iena. Si gira e la vede di nuovo, questa volta il cucciolo le trotterella dietro e lei tiene tra i denti una pelle di pecora che lascia cadere ai piedi del monaco. Poi si gira e se ne va, seguita dal cucciolo. Lui sorride, davanti a questo gesto che considera un’attenzione del Signore. Almeno questa notte avrà meno freddo.

Quel monaco che ha scelto il deserto per vivere si chiama Macario ed è un uomo che ha dedicato la propria vita a Dio. Nato nel 300 d.C. in Egitto, viene ordinato quando ormai aveva quasi 40 anni. Ma evidentemente il demonio non poteva accettare un altro seguace di Cristo, per di più consacrato. Perciò, le disgrazie non ci misero molto ad abbattersi su di lui, sotto le sembianze di una giovane donna di quella comunità, che lo accusa di averla messa incinta. Per fortuna viene anche smascherata rapidamente, ma l’episodio ha demotivato Macario dal vivere con gli esseri umani. Decide di ritirarsi nel deserto, quel deserto che lui conosce bene; prima di prendere i voti faceva il cammelliere e percorreva le vie tra le dune con i suoi animali carichi di salnitro che vendeva ai commercianti della città di Sete.

Era stato discepolo di Sant’Antonio Abate. Lo aveva incontrato nel 334 e lo aveva seguito, impressionato dalla sua aura e dalla sua fede. Da lì, il passo era stato breve: Macario aveva studiato ed era stato ordinato. Era già padre spirituale di numerosi fedeli quando l’ingiusta accusa si era abbattuta su di lui, convincendolo che doveva prendere distanza dal genere umano. Ma altri monaci non tardarono a raggiungerlo e la sua celletta nel deserto non poteva accoglierli tutti.


È così che Macario formò una comunità religiosa: dopo il 356 la colonia monastica di Scete era così numerosa, così si creò un secondo gruppo di discepoli tra cui Mosè e Pafnuzio (dobbiamo a quest’ultimo il racconto dell’episodio della iena). Ma il successo di Macario non era visto di buon occhio dal vescovo ariano della zona, Lucio. Macario andò in un'isola del Nilo: qui creò un terzo gruppo di discepoli tra i quali Zaccaria e Teodoro di Ferme. Nel 388 visitò Nitria e due anni dopo nel 390 morì a Scete.

La sua festa liturgica era fissata in giorni diversi secondo i numerosi sinassari copti e bizantini. Attualmente nella Chiesa copta ortodossa la sua dipartita è festeggiata il 5 aprile, mentre il ritorno del suo corpo al suo monastero a Scete il 25 agosto. In Occidente fu Adone che per primo l'introdusse al 19 gennaio In Aegypto beati Macharii abbatis, discipuli beati Antonii, questa formula e giorno furono mantenuti da Cesare Baronio nel Martirologio Romano. Non dobbiamo confondere Macario il Grande con il suo contemporaneo Macario d’Alessandria.

Anche se le notizie su di lui sono scarse, sappiamo però che con la sua attività di monaco e abate, Macario è considerato il fondatore della regione monastica nota con il nome di Scete.