San Leonardo Murialdo
Prima di essere un uomo d’azione, san Leonardo Murialdo, fondatore della Congregazione di San Giuseppe, era un uomo di preghiera, sicuro che «l’uomo che prega è il più potente del mondo»
«Non rendere la religione o solamente soprannaturale o solamente umana. Ma soprannaturale e umana. Alla virtù aggiungi la bontà, la dolcezza, lo spirito di amicizia, la naturalezza, la disinvoltura, la festevolezza…». In queste parole di san Leonardo Murialdo (26 ottobre 1828 - 30 marzo 1900) è racchiusa tutta la vita di questo grande sacerdote torinese, fatta di fiducioso abbandono alla Provvidenza e infaticabile carità verso gli orfani, i giovani, gli operai. In loro favore promosse una serie straordinaria di opere e iniziative, accompagnandole all’educazione cristiana.
Il tutto in una Torino, quella del XIX secolo, che vedeva sorgere santi uno più luminoso dell’altro, malgrado il forte clima anticlericale. «Torino ci appare, specialmente nel secolo scorso - disse Paolo VI nel 1970, canonizzando il Murialdo - una Città eletta e benedetta, una Città di Santi; pensiamo a Don Bosco! Tanto nomini… pensiamo al Cottolengo, pensiamo al Cafasso, pensiamo a Domenico Savio, pensiamo alla Mazzarello e ad altre figure splendenti di virtù cristiane che dalla nobile terra piemontese trassero radici di santità».
Nato in una famiglia benestante e numerosa (erano nove figli), Leonardo rimase orfano del padre a 5 anni. A 8 anni andò a studiare dagli Scolopi, a Savona, e a poco a poco maturò in lui la vocazione sacerdotale. Dopo gli studi di teologia nella sua Torino, conclusi quando intanto aveva perso anche la madre, ricevette l’ordinazione il 20 settembre 1851. Nell’esercizio del suo ministero incontrò san Giovanni Bosco, che gli affidò la direzione dell’Oratorio di San Luigi. Ma la maggiore impronta del suo apostolato la lascerà all’interno di un’opera fondata da don Giovanni Cocchi (1813-1895), il Collegio Artigianelli. Qui i fanciulli - perlopiù abbandonati o con situazioni di disagio familiare - ricevevano un’istruzione di base e poi, dai 12 anni in su, apprendevano il mestiere di fabbro, falegname, legatore o tipografo negli appositi laboratori. Il Murialdo assumerà la direzione dell’Artigianelli nel 1866 e ne sarà l’anima per i successivi 34 anni, fino cioè alla sua morte terrena.
All’interno dell’edificio di corso Palestro, il 19 marzo 1873, nella festa del padre putativo di Gesù, il santo fondò quella che è oggi nota come Congregazione di San Giuseppe (i cui membri sono detti «Giuseppini del Murialdo»), anch’essa con il fine di educare cristianamente i giovani. Mentre Torino viveva un’industrializzazione galoppante, senza che i più si curassero delle sue ricadute negative, padre Murialdo si interessò ai disoccupati e alla classe operaia. Fece questo non certo secondo la visione sovversiva del socialismo bensì in una prospettiva cattolica (che nel 1891 verrà mirabilmente definita nella Rerum Novarum di Leone XIII), volta innanzitutto a rimuovere le cause dei conflitti sociali e a ottenere dignitose condizioni di lavoro. A tal fine si adoperò per ridurre la giornata lavorativa a otto ore e garantire il riposo nei giorni festivi. Su suo impulso nacquero l’Unione operaia cattolica di Torino (1871), un ufficio di collocamento, colonie agricole, scuole tecnico-pratiche di agricoltura, una cassa di mutuo soccorso, catechismi serali, case-famiglia per giovani operai, ecc.
Prima di essere un uomo d’azione, san Leonardo Murialdo era un uomo di preghiera, sicuro che «l’uomo che prega è il più potente del mondo». Diceva che «la preghiera è l’anima e la forza dell’uomo. Sia fatta con umiltà, confidenza, perseveranza». Grazie a questa fiducia in Dio e nell’intercessione della Madonna, di cui era devotissimo, il sacerdote riuscì a superare le difficoltà economiche legate alle sue molte opere (ne dà conto il suo ricchissimo epistolario, che consiste ad oggi di 2.379 lettere ritrovate e pubblicate). Aveva sperimentato la Misericordia divina fin dagli anni della sua crisi giovanile (come ricordò nel suo Testamento spirituale). Perciò insegnava a lasciarsi amare da Lui. Parlava di «tre miracoli dell’amore di Dio. Il Presepio con Gesù Bambino: egli ci insegna umiltà, povertà, rassegnazione. Il Calvario con Gesù Crocifisso: è cattedra che insegna le grandi verità dell’amore di Dio per gli uomini e dell’amore degli uomini per Dio. L’Eucaristia con Gesù Sacramento: è la perfezione dell’amore; Gesù viene a noi, ci ama, si unisce a noi».
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