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San Giuseppe a Brescia, la chiesa degli artigiani

Nel cuore di Brescia, nel 1519 fu benedetta la prima pietra del convento che, oltre alla chiesa, comprendeva due chiostri minori. Essendo l’area a vocazione prevalentemente artigianale, la chiesa fu intitolata all’artigiano per antonomasia, il falegname Giuseppe.

Cultura 18_03_2017
San Giuseppe, interno

Nel cuore di Brescia, in quella che un tempo era chiamata la contrada dei Fabii, nel primo decennio del Cinquecento arrivò una comunità di osservanti minori francescani il cui primitivo convento in città era stato distrutto in seguito ad un intervento urbanistico predisposto, per motivi di sicurezza, dalla Repubblica Veneta. La zona era nota per lo storico postribolo pubblico e per la concentrazione di attività illecite: la presenza dei religiosi avrebbe contribuito a bonificare il quartiere e a normalizzare la vita sociale. Fu così che nel 1519 fu benedetta la prima pietra del convento che, oltre alla chiesa, comprendeva due chiostri minori, sul lato ovest, e uno più grande, a nord del presbiterio, oggi sede del Museo Diocesano.  Essendo l’area a vocazione prevalentemente artigianale, la chiesa fu intitolata all’artigiano per antonomasia, il falegname Giuseppe.

La sobria facciata, stretta nel vicolo medievale, è sormontata da tre pinnacoli a lanterna in cotto, di gusto gotico lombardo. Il timpano è sorretto da due imponenti colonne che incorniciano il portale centrale recante la scritta ” Haec est domus Dei et porta coeli”. L’interno è un ampio spazio ad impianto longitudinale, suddiviso in tre navate e senza transetto. Le dimensioni dell’aula, decisamente alta e centralmente rivestita da volta a botte decorata con un rinascimentale motivo geometrico ininterrotto, sono giustificate dalla funzione principale che i frati erano chiamati a svolgere: la predicazione ai ceti  medi che popolavano la zona. La copertura delle navate laterali è invece affidata a gotiche volte a crociera, con costoloni di diversi colori. Su di esse si affacciano dieci cappelle per lato, chiuse da cancellate, dedicate, ciascuna, ai santi protettori dei mestieri che si svolgevano nel tessuto viario circostante. Ecco perché quella di San Giuseppe è anche nota come la chiesa degli artigiani.

Ai casari e ai salumieri, per esempio,  è riservata la cappella di San Lucio, la prima della navata destra. La cappella patronale dei tagliapietre è quella intitolata ai Santi Giacomo, Ludovico e Gottardo, mentre parrucchieri e barbieri si ritrovavano al cospetto di San Martino de Porres. Le pale d’altare, gli affreschi, le decorazioni parietali di tutti questi ambienti offrono una carrellata unica sulla pittura bresciana dal Cinquecento al XVIII secolo.

Sulle pareti si susseguono le stazioni della Via Crucis di San Giuseppe, un ciclo di quattordici dipinti ad olio su tela che il pittore Giovanni Antonio Cappello realizzò nel primo ventennio del Settecento.  Le tele, che raccontano ciascuna in modo essenziale un episodio della Passione del Cristo, sono state ben conservate e ancora oggi vengono utilizzate per il rito liturgico quaresimale. 

Al Cappello fu commissionata anche la monumentale pala dell’altare maggiore, un tempo parte di un ciclo di sette teleri, andati poi perduti. La tela rappresenta l’Incoronazione della Vergine attorniata da una moltitudine di angeli e accompagnata dai SS. Rocco, Giuseppe, Francesco e Chiara.

L’abside è fortemente rialzata e poggia sopra una cripta ben visibile dalle navate. Dedicato a San Rocco, l’ambiente ipogeo fu affrescato nel Settecento da Sante Cattaneo, autore dei monocromi di San Rocco e Ursicino, compatroni della chiesa. Ursicino riposa qui, in un paliotto di marmo posto sotto la mensa dell’altare.