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San Giacomo della Marca

La vocazione religiosa di san Giacomo della Marca (1393-1476) sorse grazie alla meditazione sulla Redenzione e sulla bellezza del creato. Promosse i Monti di Pietà e contribuì a diffondere la devozione al Santissimo Nome di Gesù, sulle orme del confratello san Bernardino

Santo del giorno 28_11_2019

San Giacomo della Marca (1393-1476) spese la sua vita al servizio della Chiesa, divenendone nel XV secolo una delle figure di spicco assieme agli amici Bernardino da Siena e Giovanni da Capestrano, che con lui contribuirono allo sviluppo dell’osservanza francescana e a mantenere viva la fede attraverso una predicazione instancabile. Prima di entrare tra i frati osservanti, che si proponevano di tornare a una stretta osservanza della regola francescana e si trovavano in contrasto con i cosiddetti conventuali (favorevoli a una regola più morbida), il santo si laureò in diritto a Perugia e per qualche anno esercitò come giudice e notaio in Toscana. La meditazione sulla Redenzione e sulla bellezza del creato fece sorgere la sua vocazione religiosa.

Dall’insegnamento e dal carisma di san Bernardino trasse la devozione per il Santissimo Nome di Gesù (che contribuì a diffondere), oltre a molti aspetti della  predicazione del maestro, dalle tecniche vocali e gestuali alla struttura del sermone, fino ad alcuni contenuti morali e all’uso di esempi. Giacomo predicò perlopiù in volgare, trattando temi come la superstizione, il lusso, il gioco, la bestemmia e l’usura; per aiutare le persone in difficoltà finanziarie e liberarle dagli usurai, promosse i Monti di Pietà, che concedevano prestiti di piccola entità in cambio di un pegno quale garanzia per la restituzione. Il santo trascorreva poi il suo tempo offrendo a Dio continue penitenze, nutrendosi in modo frugale, scrivendo libri, favorendo la costruzione di chiese, conventi e altre opere pubbliche come pozzi e cisterne, e usando la sua competenza giuridica per stendere gli statuti di varie città e proporre la creazione della figura istituzionale del paciere.

Per l’erudizione e lo zelo nella cura delle anime divenne uomo di fiducia di diversi pontefici e tra i numerosi incarichi che gli vennero affidati ci fu anche quello di inquisitore. Contrastò i movimenti ereticali del tempo come i fraticelli (che assoldarono sicari per attentare alla sua vita e a quella di san Giovanni da Capestrano, con il quale condivise spesso le missioni), i bogomili e gli hussiti, percorrendo buona parte dell’Italia centrale e settentrionale e predicando in altre regioni europee come la Boemia, la Bosnia e l’Ungheria. In più occasioni gli fu assegnato il compito di predicare la crociata per difendere l’Europa dai Turchi, che nel 1456 assediarono Belgrado, venendo poi costretti alla fuga dalle forze riunite sotto la guida del condottiero ungherese Giovanni Hunyadi e di Giovanni da Capestrano.

Nell’ultima fase della sua vita, segnata dalla malattia che unì al sacrificio di Cristo, trovò pure il tempo per fondare una biblioteca nel convento di Santa Maria delle Grazie a Monteprandone, dove raccolse quasi duecento codici (alcuni dei quali copiati di persona), comprendenti testi biblici, esegetici, patristici, uniti a volumi giuridici e degli autori classici. Nel suo calvario ricevette per sei volte il sacramento dell’estrema unzione e morì dicendo: «Gesù, Maria… benedetta la Passione di Gesù».