San Gaetano Thiene
Spesso raffigurato con Gesù Bambino, san Gaetano Thiene (1480-1547), fondatore dei teatini e tra le figure più belle della Riforma cattolica, è detto «il santo della Provvidenza» per la fiducia immensa che ebbe nel buon Dio, da cui trasse la forza per molteplici opere di carità in favore di malati e bisognosi
San Gaetano Thiene (1480-1547), fondatore dei teatini e tra le figure più belle della Riforma cattolica, è detto «il santo della Provvidenza» per la fiducia immensa che ebbe nel buon Dio, da cui trasse la forza per molteplici opere di carità in favore di malati e bisognosi.
Era nato a Vicenza dalla nobile famiglia dei Thiene, rimanendo presto orfano del padre. A quasi 24 anni si laureò in diritto canonico e civile a Padova, trasferendosi qualche tempo dopo a Roma, dove si guadagnò la stima di Giulio II, operando come scrittore di lettere pontificie e protonotario apostolico. In quel periodo prese parte attiva all’apostolato dell’oratorio del Divino Amore, che si fondava sulla preghiera e il servizio agli ultimi della società. La sua maturazione spirituale lo indusse a diventare sacerdote, ministero del quale non si sentiva degno: venne ordinato il 30 settembre 1516, poco prima di compiere 36 anni. Per celebrare la prima Messa aspettò l’Epifania.
La situazione di decadimento morale di Roma, sia tra il clero che tra il popolo, lo faceva soffrire: «… vi raccomando questa città, una volta “santa”, ora Babilonia, nella quale riposano tante venerabili reliquie», scriveva nel luglio 1517 a suor Laura Mignani, agostiniana a Brescia e sua madre spirituale. Nel Natale dello stesso anno, come svelerà in un’altra lettera a suor Laura, ebbe una straordinaria esperienza mistica: la Madonna gli diede tra le mani il Bambin Gesù. Per la Vergine nutriva una tenerissima devozione. «Da Lei, io sono stato amato, allevato e vestito», scriveva, pregando la Madre celeste di fargli vincere la superbia, la freddezza, la pigrizia e l’attaccamento agli affetti terreni. E Maria lo aiutò. A Vicenza promosse la costruzione del nuovo Ospedale della Misericordia, dove fece accogliere i malati di sifilide che venivano abbandonati per le strade, e a Venezia quello degli Incurabili.
Di ritorno a Roma, animato da un sincero desiderio di contribuire alla riforma della Chiesa nel segno del primitivo spirito apostolico, diversamente da Lutero che in quegli anni andava costruendo il suo sistema di eresie, il santo fondò con altri tre compagni una fraternità di sacerdoti a cui Clemente VII, con il breve Exponi nobis (24 giugno 1524), concesse di emettere i tre voti di povertà, obbedienza e castità e condurre vita comune. Nonostante inizialmente non fosse loro proposito fondare un nuovo ordine, la strada era tracciata. Accolsero la grazia. La professione solenne avvenne il 14 settembre dello stesso anno a San Pietro: nacquero allora i Chierici Regolari Teatini, così chiamati da Teate (o Theate), antico nome di Chieti, diocesi in cui era già stato vescovo uno dei fondatori, cioè Gian Pietro Carafa, il futuro Paolo IV. Durante il Sacco di Roma del 1527, Gaetano e i suoi confratelli vennero torturati dai lanzichenecchi e imprigionati. Dopo essere riusciti a scappare, i teatini ripararono a Venezia.
Nel 1533 Gaetano si recò a Napoli. Vi rimase fino alla morte, con in mezzo una parentesi di circa tre anni ancora nella Laguna veneta. Il sacerdote vicentino instaurò uno splendido rapporto con i napoletani, che lo venerano come compatrono. A chi cercava di convincerlo a tornare in Veneto, adducendo pure la motivazione delle maggiori possibilità di ricevere ricche offerte, rispondeva: «E sia, ma il Dio di Venezia è anche il Dio di Napoli». Dio non gli fece mancare il suo aiuto. Nella città partenopea fondò ospizi, sostenne l’Ospedale degli Incurabili, istituì un monte di pietà per concedere prestiti su pegno e senza interessi, da cui nacque in seguito il Banco di Napoli. Al contempo contrastò la diffusione delle idee protestanti, spronò i fedeli ad avvicinarsi con frequenza ai sacramenti della Confessione e della Comunione e ne rinvigorì la devozione verso il presepe, diffondendo l’uso dei suonatori di zampogna. Consumato dalle fatiche per Cristo e il suo popolo, nacque al cielo a 66 anni e dieci mesi. Il suo divenne in breve uno dei nomi più diffusi tra i napoletani.
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