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San Cerbone, il duomo di Massa Marittima

La cattedrale di Massa Marittima, intitolata a San Cerbone, patrono della città. È ricchissima di manufatti artistici, fra cui l'Arca del santo africano, la tavola di Duccio di Buoninsegna e un sarcofago romano.

Cultura 12_04_2014
Duccio di Buoninsegna

Una minuziosa cura per i particolari contraddistingue i rilievi con la vita di San Cerbone sull’omonima Arca in marmo bianco, allocata dietro l’altare maggiore della Cattedrale intitolata al patrono della città di Massa Marittima e della rispettiva diocesi. La narrazione inizia con la scena del Santo che, miracolosamente, ammansisce degli orsi e, di formella in formella, dipana tutta la leggendaria esistenza del Vescovo africano giunto in Maremma per sfuggire alle persecuzioni dei Vandali. L’opera, un tempo dipinta e impreziosita da fondali dorati, è un vero capolavoro di scultura gotica realizzato, nel 1324, dal senese Goro di Gregorio per accogliere le reliquie del Santo qui traslate da Populonia. Il racconto si replica sull’architrave monolitico del portale maggiore che si apre, all’esterno, tra una serie di archi ciechi.

I diversi stili che si osservano già nel prospetto principale corrispondono ad altrettante fasi costruttive.  Al Romanico della prima ora (XI sec.) subentrò il Gotico introdotto da Giovanni Pisano quando, nel 1287, ampliò la Cattedrale, aggiungendo nel terzo ordine della facciata una loggia sormontata da guglie, secondo una progressione di stili che interessa, ugualmente, il campanile che svetta sul fianco sinistro del tempio.

L’interno è diviso in tre navate da colonne con capitelli di differente fattura. Varcata la soglia, un sarcofago romano dell’età dei Severi (III sec. d.C.) è murato in una nicchia sopra cui un trittico trecentesco ad affresco raffigura la Madonna con Bambino e Santi. Sul muro della controfacciata si ammira una serie di bassorilievi preromanici, dal forte influsso bizantino. Al centro, in alto, un oculo trecentesco in vetro istoriato, con il Redentore in gloria ed episodi della vita del Santo, risulta essere uno splendido lavoro di Gerolamo da Pietrasanta. Nella navata destra, la vasca del fonte battesimale è opera del maestro lombardo Giroldo da Como che, nel 1297, vi scolpì scene tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento: la monumentalità del suo aspetto odierno si deve all’aggiunta, nel Quattrocento, di un rinascimentale tabernacolo marmoreo.

Tra tutti questi numerosi e rilevanti manufatti artistici il più prezioso è la tavola di Duccio da Boninsegna, nella cappella di crociera, alla sinistra dell’altare principale. Il  celeberrimo artista, nel 1316, proprio per la Cattedrale di San Cerbone,  realizzò questa Madonna con Bambino, conferendo ad entrambi un’intensa umanità e reiterando un soggetto già proposto per il Duomo di Siena. Tracce di una Crocefissione si individuano anche sul lato posteriore della tavola: gli studiosi vi hanno riconosciuto la mano di Simone Martini, discepolo di Duccio, e come lui squisito interprete di quella felice stagione pittorica.