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San Bonifacio

Chiamato l’Apostolo della Germania, ha avuto un ruolo determinante nella cristianizzazione dell’Europa centrale

Santo del giorno 05_06_2024

Missionario infaticabile, colto, appassionato della Parola di Dio. Per amore del Creatore arrivò a mettersi in viaggio un’ultima volta a circa 80 anni, desiderando annunciare il Vangelo ai pagani che di lì a poco l’avrebbero martirizzato.

Il vescovo e monaco benedettino san Bonifacio (c. 673-754), chiamato l’Apostolo della Germania, ha avuto un ruolo determinante nella cristianizzazione dell’Europa centrale. Con il suo zelo, come ha affermato Benedetto XVI, “promosse l’incontro tra la cultura romano-cristiana e la cultura germanica. Sapeva infatti che umanizzare ed evangelizzare la cultura era parte integrante della sua missione di Vescovo. Trasmettendo l’antico patrimonio di valori cristiani, egli innestò nelle popolazioni germaniche un nuovo stile di vita più umano, grazie al quale venivano meglio rispettati i diritti inalienabili della persona. Da autentico figlio di san Benedetto, egli seppe unire preghiera e lavoro (manuale e intellettuale), penna e aratro”.

Nativo di Crediton, nel regno anglosassone del Wessex, era stato battezzato con il nome di Winfrido. Dopo essere entrato giovanissimo in monastero, venne ordinato sacerdote verso i 30 anni. Per la sua grande intelligenza era intanto divenuto insegnante di grammatica latina e scrittore di trattati. Nel tempo sgorgò in lui la spinta missionaria. Nel 716 lasciò l’Inghilterra insieme ad alcuni compagni e si diresse in Frisia, nell’attuale Olanda, con l’intento di evangelizzarla. Dopo il fallimento di quel primo tentativo, causato dalle circostanze sfavorevoli, Winfrido si recò a Roma per avere indicazioni da san Gregorio II (papa dal 715 al 731). Il pontefice gli impose il nuovo nome di Bonifacio e gli diede l’incarico ufficiale di annunciare il Vangelo tra i popoli germanici. In una seconda occasione san Gregorio II lo nominò “vescovo regionale”, cioè per tutta l’area germanica; e il suo successore san Gregorio III (731-741) lo elesse arcivescovo, inviandogli il pallio e dandogli facoltà di ordinare altri vescovi.

La fiducia accordatagli dai papi si accompagnò ai successi nella diffusione del cristianesimo, che non furono esenti da prove. “Stiamo saldi nella lotta nel giorno del Signore, poiché sono giunti giorni di afflizione e miseria […]. Non siamo cani muti, né osservatori taciturni, né mercenari che fuggono davanti ai lupi! Siamo invece Pastori solerti che vegliano sul gregge di Cristo, che annunciano alle persone importanti e a quelle comuni, ai ricchi e ai poveri la volontà di Dio”, scriveva in una delle sue lettere. I pagani si accorsero presto del suo temperamento. Intorno al 723 Bonifacio, aiutato da missionari inglesi e irlandesi, prese la decisione di abbattere un’imponente quercia che la tribù dei Catti aveva consacrato al dio del tuono, cioè il Thor degli scandinavi, e presso la quale venivano ‘offerti’ sacrifici umani. I pagani, vedendo che la loro divinità non rispondeva all’offesa di quell’intrepido cristiano, accettarono di farsi battezzare. Il santo indicò poi loro un abete, che abbellì di candele accese, e gli spiegò che quello era l’albero di Gesù Bambino. Nacque così il primo albero di Natale.

Bonifacio profuse molti sforzi per instaurare la disciplina ecclesiastica. Lavorò anche alla riorganizzazione della Chiesa nei territori dei Franchi, collaborando con Carlo Martello e Pipino il Breve. La sua opera fu di fatto la premessa alla rinascita culturale e politica della grande stagione carolingia. A lui e ai suoi discepoli si deve la fondazione di numerosi monasteri, tra cui la celebre Abbazia di Fulda (fondata da san Sturmio), dove volle che venisse sepolto il suo corpo. Ormai vecchio, decise di tornare in Frisia per predicare Cristo. Ma il 5 giugno 754, giorno di Pentecoste, mentre stava per celebrare Messa a Dokkum, lui e i suoi 52 compagni vennero assaliti da una banda armata di pagani. Prima che un colpo di spada gli spaccasse il capo, aveva detto ai suoi: “Non temete, tutte le armi di questo mondo non possono uccidere la nostra anima”.

Patrono di: Germania

Per saperne di più:

Ecclesiae Fastos, enciclica di Pio XII nel 12° centenario della morte di san Bonifacio