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San Benedetto d’Aniane

Studiò le regole di san Basilio, san Benedetto, san Colombano, san Pacomio, ecc. Il suo lavoro culminò in una raccolta, il Codex regularum, contenente 27 regole. Un altro suo importante scritto è la Concordia regularum, in cui commentò la Regola benedettina citando estratti di altre regole per dimostrare come l’opera del santo di Norcia fosse la migliore sintesi di tutte le antiche tradizioni monastiche

Santo del giorno 12_02_2021 English Español

San Benedetto d’Aniane (c. 750-821) fu tra gli attori principali della Rinascita carolingia, durante la quale difese l’ortodossia e riuscì a diffondere in tutto il Sacro Romano Impero la Regola di san Benedetto da Norcia, integrata con qualche modesto apporto da altre regole monastiche. Grazie alla sua austera santità e alla fiducia accordatagli prima da Carlo Magno (742-814) e ancor di più dal suo successore Ludovico il Pio (778-840), quest’uomo di Dio ha avuto una notevole influenza sulla storia della Chiesa.

Nacque nel sud della Francia da una nobile famiglia d’origine visigota. L’educazione del santo, che i genitori avevano chiamato Witiza, avvenne presso la corte di Pipino il Breve, dove aveva per compagni i nipoti del re dei Franchi. Per il suo futuro pensava a una carriera militare e così, nel 773, partecipò alla spedizione di Carlo Magno contro i Longobardi in Italia. Ma durante la campagna bellica un evento lo indirizzò a cambiare vita: nel tentativo di salvare il fratello rischiò di morire annegato nei pressi di Pavia. Lasciò tutto e si fece monaco, entrando nell’abbazia di Saint-Seine, dove assunse il nome religioso di Benedetto.

Nei suoi primi anni in monastero iniziò lo studio delle diverse regole monastiche, come quelle lasciate ai loro monaci da san Basilio, san Benedetto, san Colombano, san Pacomio, ecc. Questo lavoro culminerà nella stesura di una raccolta, il Codex regularum, contenente tutte le 27 regole di sua conoscenza. Un altro suo scritto di grande importanza è la Concordia regularum, in cui commentò la Regola benedettina citando estratti di altre regole per dimostrare come l’opera del santo di Norcia fosse la migliore sintesi di tutte le antiche tradizioni monastiche. Intanto, con alcuni seguaci aveva fondato un’abbazia ad Aniane, in Linguadoca: proprio qui applicò la Regola di san Benedetto, integrandola in parte con quella di san Colombano. Aniane divenne in breve un grande centro spirituale e culturale, e sotto la guida di Benedetto il monastero arrivò a contare più di 300 monaci.

La sua riforma del monachesimo fu agevolata dal sostegno della corte carolingia e di altri grandi uomini di Chiesa del tempo, come il beato Alcuino di York (732-804), abate nel monastero di Marmoutier (fondato da san Martino di Tours) e maestro della Schola Palatina, uno dei luoghi privilegiati della rinascita culturale avviata da Carlo Magno. Rinascita in cui la Chiesa e i monasteri benedettini svolsero un ruolo decisivo. Questi ultimi trassero un ulteriore impulso nell’816-817, quando Ludovico il Pio convocò ad Aquisgrana tutti gli abati dell’Impero per la promulgazione del capitolare monastico preparato da Benedetto: quel documento stabilì l’osservanza della Regola benedettina in tutte le abbazie, consentendo piccoli adattamenti in base al clima e la conservazione di certe tradizioni. Fu una pietra miliare nella storia dell’Ordine benedettino e di tutto il movimento monastico europeo.

San Benedetto di Aniane si distinse anche nella lotta contro l’adozionismo, un’eresia che negava l’eterna natura divina di Cristo (con più varianti nel corso dei secoli) e che all’epoca si era diffusa nella Francia occidentale e in Spagna, a causa di Elipando, vescovo di Toledo, e Felice di Urgell. Il santo scrisse tre trattati e molte lettere a confutazione dell’adozionismo. L’eresia fu condannata dai concili di Ratisbona nel 792, Francoforte nel 794 e Aquisgrana nel 799. Benedetto andò pure in missione nella Marca di Spagna, regione che coincideva con la fascia dei Pirenei, e con il suo carisma e la grande competenza teologica riuscì a riportare all’ortodossia molti chierici e credenti.