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ISLAM IN ITALIA

Saman, la pakistana sparita vittima dell'"onore"

A Novellara, Reggio Emilia, una ragazza pakistana è scomparsa. Si teme il peggio: che sia stata assassinata dalla sua stessa famiglia. Nell'ultimo anno si era ribellata a un progetto di matrimonio combinato in Pakistan con un cugino e aveva trovato rifugio presso gli assistenti sociali. Il ritorno a casa potrebbe essere risultato fatale.

Attualità 29_05_2021
Saman Habbas

Lo chiamiamo omicidio oppure delitto d’onore, ma per chi lo commette è una punizione necessaria, un atto doveroso nei confronti della famiglia lesa, per restituirle dignità e rispetto agli occhi dei parenti e della comunità. Torna all’attenzione in Italia in questi giorni perché si sospetta che ne sia stata vittima un’altra giovane donna, l’ultima di una serie. Si tratta di una ragazza pakistana di 18 anni, Saman Habbas, residente a Novellara, un comune della provincia di Reggio Emilia, scomparsa quasi da un mese. Si fa sempre più forte l’ipotesi che sia stata uccisa dai famigliari da quando delle riprese di videosorveglianza hanno mostrano tre persone che la sera del 29 aprile si addentrano nei campi dietro la casa della famiglia Habbas portando due pale, un secchio e altri oggetti e fanno ritorno dopo circa due ore e mezza.

Saman potrebbe essere stata uccisa per aver rifiutato di sposare un cugino, residente in Pakistan: un matrimonio combinato secondo la tradizione che, in molte società arcaiche, assegna alle famiglie il compito di decidere quando e con chi i figli, soprattutto le femmine, si devono sposare. I genitori avevano già acquistato i biglietti aerei per raggiungere il paese d’origine dove il 22 dicembre si sarebbero dovute celebrare le nozze, ma Saman non era d’accordo. A ottobre si era quindi rivolta per aiuto agli assistenti sociali di Novellara. Subito era stata presa in carico, ospitata in una comunità e i suoi genitori erano stati denunciati con l’accusa di induzione al matrimonio.

L’11 aprile però Saman aveva deciso di tornare a casa, forse, ma è una supposizione, perché i genitori le avevano detto di aver rinunciato al progetto di farla sposare. La svolta si verifica il 5 maggio quando degli agenti si recano a casa sua e non trovano nessuno. Dall’azienda agricola in cui lavorava il padre, si viene a sapere che la famiglia è tornata in Pakistan: d’urgenza, spiega un parente, perché una loro zia sta male. Da una verifica risulta che padre e madre di Saman sono effettivamente partiti dall’aeroporto della Malpensa, ma non con lei, e il suo nome non figura neanche tra i passeggeri partiti da altri scali. Nasce allora l’allarme sulla sua sorte che, dopo l’esame delle riprese del 29 aprile, diventa timore che sia stata uccisa. Perciò le autorità hanno ordinato che iniziassero le ricerche in zona, tuttora in corso con impegnati vigili del fuoco e squadre cinofile.

Il Pakistan è un Paese islamico e, dove l’islam definisce le regole di buon comportamento, le donne, siano esse mogli, figlie, sorelle, non devono suscitare dubbi sulla loro modestia e sulla loro integrità fisica e morale intrattenendo rapporti inappropriati con uomini estranei alla famiglia: a seconda dei contesti, si ritiene inappropriato, disonorevole, un semplice contatto fisico o anche solo un incontro, uno scambio di parole senza la presenza di terze persone. L’onore di una famiglia si ritiene comunque compromesso quando i suoi componenti non obbediscono al capofamiglia, dimostrando al mondo che manca dell’autorità e della determinazione necessarie a farsi rispettare. Per il decoro e la stima famigliare si ritiene che i capifamiglia abbiano il dovere di vegliare sul comportamento dei congiunti, in particolare di donne e bambini, di punirli a discrezione se lo ritengono giusto. Una figlia che rifiuta un matrimonio combinato merita una punizione esemplare. Ai nostri occhi lei è la vittima, chi la punisce il colpevole. Viceversa agli occhi dei parenti di Saman, lei ha commesso un delitto, si è macchiata di una grave colpa, le vittime sono i suoi genitori e gli altri suoi famigliari sui quali ricade l’onta del suo comportamento.

Non sempre chi si trasferisce altrove, tra gente che vive sotto altre regole e valori, si lascia alle spalle le istituzioni della sua tradizione. “Abbiamo capito ancora una volta come ci sia un grande lavoro da fare all’interno della comunità islamica per evitare che persone subiscano violenze” afferma intervistato da Reggionline il segretario del centro islamico di Novellara, Salaheddine Hichami. Ma lui è marocchino e il Marocco, con la riforma del 2003, si è dato il diritto di famiglia più avanzato del mondo musulmano. In Pakistan ogni anno circa mille donne sono vittime di omicidi d’onore. Era pakistana anche Hina Saleem, uccisa dal padre e da due cognati nel 2006: disonore della famiglia perché “troppo occidentale”. Lo era anche Sana Cheema, cittadina italiana, colpevole di voler sposare un ragazzo di Brescia e di aver rifiutato il marito scelto dalla famiglia, strangolata nel 2019, mentre si trovava in Pakistan, dal padre, complici un fratello e uno zio. Tutti e tre sono stati assolti da un tribunale di Gujrat.

In attesa di notizie, si vorrebbe che Saman fosse invece riuscita a fuggire e si trovasse adesso libera e al sicuro da qualche parte nel mondo. Qualche volta succede. Ayan Hirsi Ali, somala, fondatrice della AHA Foundation, oggi uno delle più autorevoli esperti di Islam, aveva 26 anni e viveva in Kenya quando suo padre l’ha informata del suo matrimonio per procura con un cugino residente in Canada. Il volo dal Kenya al Canada faceva scalo a Francoforte. Lei ne ha approfittato per scendere e chiedere asilo. Waris Dirie, somala anche lei, ex top model tra le più affermate, impegnata contro le mutilazioni genitali femminili che lei stessa ha subito, aveva 12 anni quanto il padre le ha presentato un uomo anziano dicendole che qualche giorno dopo sarebbe diventata sua moglie. È scappata di notte, percorrendo chilometri nella savana, riuscendo miracolosamente a raggiungere la capitale Mogadiscio dove una zia materna impietosita ha rifiutato di riconsegnarla al padre e al suo destino. Entrambe sono state disconosciute da genitori e da fratelli.