Salvini assolto. Una sconfitta per la magistratura politicizzata
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Salvini è stato assolto dall'accusa di sequestro di persona e di rifiuto di atti d’ufficio per aver fermato gli immigrati a bordo della Open Arms. Il processo è una brutta pagina della storia nazionale sul piano della credibilità della magistratura italiana e dell'equilibrio tra potere giudiziario e politica.
- Non è il giudice a stabilire i paesi sicuri di Anna Bono
La battaglia che i pubblici ministeri di Palermo Marzia Sabella, Geri Ferrara e Giorgia Righi hanno ingaggiato anni fa contro Matteo Salvini era tutta politica e le accuse di sequestro di persona e di rifiuto di atti d’ufficio erano strumentali. La sentenza di assoluzione per il leader della Lega, all'epoca ministro dell'interno, pronunciata ieri sera dal Tribunale di Palermo, restituisce credibilità all'Italia e rappresenta una vittoria del diritto, oltre che del buon senso.
Come ha commentato a caldo l'avvocato difensore di Salvini, la senatrice leghista Giulia Bongiorno, si tratta di un verdetto contro chi sfrutta i migranti. Al termine di un processo durato 3 anni e che non sarebbe mai dovuto iniziare, è stato chiarito che "il fatto non sussiste" e che Salvini non ha commesso alcun reato ed ha agito nell'esclusivo interesse del suo governo e del suo Paese. Ha semplicemente difeso i confini nazionali dalle attività illecite delle Ong, che speculano sulle vite dei migranti. Invece i pm avevano chiesto per lui una condanna a 6 anni di carcere per rifiuto di atti d'ufficio e sequestro di persona. «Surreali e infondate le accuse a Salvini», ha commentato il premier Giorgia Meloni, esprimendo soddisfazione per il verdetto.
Chissà cosa pensano i tanti italiani che non arrivano alla fine del mese e che sanno che per tre anni i loro soldi sono stati impiegati per un processo assurdo e fortemente ideologizzato. Senza considerare le complicità dell’ex premier Giuseppe Conte e degli altri membri del governo dell'epoca, che avevano avallato le scelte coraggiose del ministro Salvini senza manifestare alcuna opposizione e fino a ieri sera dichiaravano ipocritamente di voler rispettare le sentenze dei giudici. La battaglia processuale si è protratta fino a ieri senza esclusione di colpi. «Nell’agosto 2019 – hanno detto nella requisitoria i pubblici ministeri – da ministro dell’Interno Salvini aveva l’obbligo di rilasciare senza indugio alla nave dell’Ong Open Arms il place of safety, il porto sicuro, per 147 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia. Invece, lasciandoli a bordo, agì intenzionalmente e consapevolmente in spregio delle regole».
L’avvocato di Salvini, la senatrice leghista Giulia Bongiorno, ha replicato chiamando in causa la Ong spagnola: «Open Arms bighellonava in mezzo al mare – ha accusato in udienza – mentre i migranti potevano scendere liberamente» e Salvini “difendeva i confini”. Matteo Salvini ha trascorso la giornata di ieri in compagnia della fidanzata ed è rientrato ieri sera nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo per ascoltare direttamente la sentenza. Il Capitano ha ricevuto la solidarietà di tutti i suoi alleati. Anche il governatore siciliano, Renato Schifani ha gioito, definendo Salvini "una persona stupenda" per il comportamento avuto in questi anni di calvario giudiziario.
La vicenda Salvini-Open Arms rappresenta una brutta pagina della storia nazionale sul piano della credibilità della magistratura italiana e dell'equilibrio tra potere giudiziario e politica. Per fortuna esiste un giudice a Palermo, verrebbe da dire parafrasando un celebre detto. Ora la Lega è più forte e ne esce rafforzata la sovranità nazionale, messa in pericolo da spericolate azioni giudiziarie dettate esclusivamente dal pregiudizio e dall'odio politico. La nostra democrazia tira un sospiro di sollievo.
Open Arms, quella di Salvini sarebbe una condanna politica
Il processo intentato a Matteo Salvini per il caso Open Arms getta ombre sull’operato di una parte di magistratura che non si limita ad applicare le leggi. La decisione del Capitano fu condivisa con tutto il governo Conte, ma oggi rischia solo lui. L’ipocrisia dei 5 Stelle.
Processo a Salvini, fine della fragile tregua di governo
Il rinvio a giudizio del leader della Lega, Matteo Salvini, deciso ieri dal gup di Palermo, Lorenzo Jannelli per il caso Open Arms è un macigno che contribuirà ad avvelenare il clima politico e ad inasprire le tensioni, finora latenti, tra il fronte giallorosso e i partiti di centrodestra. La tregua, faticosamente ottenuta per puntellare Draghi, può saltare.
Salvini a processo, la sorte di chi difende i confini
Il Senato, con un voto di 149-141, ha detto sì alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini, accusato di plurimo sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per il caso Open Arms. Una decisione inquietante per l’Italia, dove intanto continuano gli sbarchi di immigrati irregolari, e che può avere almeno tre conseguenze.
Processo a Salvini, rischia 15 anni per un atto di governo
Un altro processo a un personaggio di primo piano della scena politica. Matteo Salvini, leader del partito in testa a tutti i sondaggi, è stato rinviato a giudizio dalla procura di Palermo. L'accusa è di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio. Salvini rischia 15 anni di carcere per aver ritardato lo sbarco di 147 immigrati dalla Open Arms nel 2019.