Salvare il pianeta. Dal Vaticano implicito sì alla contraccezione
La Dichiarazione finale del convegno della Pontificia Accademia delle Scienze dimostra che una volta che si abbraccia l'ideologia dello sviluppo sostenibile, alla fine se ne devono sostenere le conseguenze. Incluso contraccezione e aborto.
Una volta che si adotta una concezione e un linguaggio neo-malthusiano, è realistico pensare di poter resistere alle sue conseguenze pratiche? In altre parole: una volta che ci si è convinti che il pianeta è rapidamente avviato verso la catastrofe a causa delle attività umane, si può seriamente continuare a sostenere che il controllo delle nascite – con contraccezione e aborto – non sia lecito?
È una domanda a cui non si può sfuggire leggendo la dichiarazione finale del convegno internazionale organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze (“Salute delle persone, salute del pianeta e la nostra responsabilità”), svoltosi dal 2 al 4 novembre in Vaticano. La prima parte della dichiarazione è una summa di tutti i luoghi comuni eco-catastrofisti, fosse stata affidata a WWF e Greenpeace ne sarebbe venuto fuori un quadro meno drammatico: «Noi esseri umani stiamo creando una nuova e pericolosa fase della storia della Terra, che è stata chiamata Antropocene. Con questo termine si indicano le enormi conseguenze dell’attività umana in tutti gli aspetti dei sistemi fisici della Terra e su tutta la vita del pianeta». E questo è solo l’antipasto, poi arriva l’elenco dei disastri: «Stiamo pericolosamente surriscaldando il pianeta (…). Con un cambiamento climatico fuori controllo ci mettiamo a grave rischio di carestie, nuove e riemergenti malattie infettive, tempeste estreme, siccità, inondazioni, e rapido innalzamento del livello del mare. Le attività economiche che contribuiscono al riscaldamento globale portano anche altri gravi danni, compresi l’inquinamento di aria e acqua, la deforestazione, il massiccio degrado dei suoli, un tasso di estinzioni delle specie senza precedenti negli ultimi 65 milioni di anni; e gravi minacce alla salute umana a diversi livelli, comprese malattie cardiache, ictus, malattie polmonari e cancro. I cambiamenti climatici stanno provocando il più massiccio spostamento forzato di esseri umani nella storia. Una catastrofe sanitaria». E l’elenco continua ancora, ma tanto basta per rovinarsi l'umore.
Per ognuna di queste affermazioni si potrebbero presentare puntuali obiezioni scientifiche – lo abbiamo già fatto molte altre volte -, ma non è questa la sede. Basti una sola, semplice, osservazione: visto che tutti questi disastri ecologici e sanitari si devono – dicono alla Pontificia Accademia delle Scienze – allo sviluppo dei paesi ricchi, come mai proprio in questi paesi l’aspettativa di vita si è straordinariamente alzata e gli indicatori ambientali sono in costante miglioramento? Ma si sa, ai giorni nostri la realtà non conta.
E allora ecco la solita tiritera contro i combustibili fossili, i paesi poveri che pagano le colpe dei paesi ricchi (e quindi l’obbligo dei paesi ricchi di trasferire ingenti risorse finanziarie verso i paesi poveri), la necessità di adottare tutte le misure di sviluppo sostenibile.
Ed è qui che arriviamo al nocciolo del problema. Abbiamo già spiegato che il concetto di sviluppo sostenibile si basa proprio su una concezione secondo cui la presenza umana è negativa per sviluppo e ambiente: sia dal punto di vista quantitativo (sovrappopolazione) sia qualitativo (troppo sviluppo). Ovvie dunque le ricette: controllo delle nascite nei paesi poveri e freno allo sviluppo dei paesi ricchi. La dichiarazione finale della conferenza in Vaticano si sofferma molto sulla seconda parte, ma anche la prima è inclusa, sebbene implicita.
C’è infatti un incondizionato ed entusiastico sostegno ad Agenda 2030, ovvero agli Obiettivi di sviluppo sostenibile fissati in ambito ONU. Si tratta di 17 obiettivi e 169 traguardi, che coprono ogni area possibile dell’attività umana. Ebbene, alcuni di questi obiettivi chiedono esplicitamente misure di controllo della popolazione, con contraccezione e aborto, che sono inclusi nei “servizi di salute riproduttiva”. Ad esempio, l’obiettivo numero 3 (Salute e benessere), al traguardo 7 afferma: «Entro il 2030, garantire l'accesso universale ai servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, inclusa la pianificazione familiare, l'informazione, l'educazione e l'integrazione della salute riproduttiva nelle strategie e nei programmi nazionali».
E l’obiettivo 5 (Uguaglianza di genere), al traguardo 6 afferma: «Garantire accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai diritti in ambito riproduttivo, come concordato nel Programma d'Azione della Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo e dalla Piattaforma d'Azione di Pechino e dai documenti prodotti nelle successive conferenze».
Ecco dunque la risposta alla domanda che ponevamo all’inizio. Lo si voglia o meno, una volta che si abbracciano certi approcci ideologici si finisce per sposarne anche le conseguenze. Si può continuare a sostenere – come ha fatto ancora recentemente papa Francesco – che i problemi ecologici non si risolvono tagliando la popolazione, ma se si accetta che l’uomo stia ineluttabilmente distruggendo il mondo, quella posizione diventa moralistica e alla lunga insostenibile.
La dichiarazione finale del convegno della Pontificia Accademia delle Scienze ha già implicita l’accettazione del controllo delle nascite, ma continuando su questa strada è vicino il giorno in cui lo si affermerà esplicitamente. Non è un segreto che qualcuno in Vaticano già spinga in questa direzione, e in fondo la Commissione che sta studiando l’enciclica Humanae Vitae ha proprio l’obiettivo di arrivare a sdoganare la contraccezione. Si dirà: solo in alcuni casi, dopo discernimento ed esame di coscienza. Salvare il pianeta sarà sicuramente uno di questi casi.
P.S.: Tra le ricette suggerite nella dichiarazione finale spunta per la prima volta anche l'invito a incentivare la dieta vegetariana. Chissà se intorno a San Pietro cominceranno ora a spuntare trattorie vegane, per prelati in conversione ecologica?