Rosso, anzi arcobaleno
La bandiera pacifista sulla bara di mons. Bettazzi. Un simbolo marcato da una connotazione politica. Ma un vescovo non è un capo-fazione.
Un piccolo dettaglio dei funerali di mons. Luigi Bettazzi: sulla bara il libro dei Vangeli e... la "bandiera della pace" (quella con i colori dell'arcobaleno, da non confondere peraltro con la simile ma non identica bandiera Lgbt). Meglio ancora sarebbe chiamarla bandiera "pacifista", a ricordare quell'ismo che segna la differenza con la pace cristiana che non ha bisogno di bandiere.
Un simbolo marcato inevitabilmente da una connotazione politica, tipico di un certo movimentismo di sinistra – e innalzato anche in certi cortei dove non manca mai qualcuno animato da eccessivo zelo non-violento che lo porta a spaccare macchine e vetrine. Un simbolo però fatto proprio, specie nei primi anni 2000, anche da una parte del mondo cattolico cui la croce non basta più e finisce per esser «preda di facili entusiasmi e ideologie alla moda» (citando Battisti).
Un simbolo "divisivo", diremmo, verso chi quei «facili entusiasmi e ideologie alla moda» non condivide e pure sarebbe parte del gregge affidato al clero arcobaleno che aprendosi al "mondo" finisce per escludere piuttosto che includere, oltretutto capovolgendo il dettato evangelico: i buoni... a sinistra.
Preghiamo il Padrone della messe che ci invii pastori, non capi-fazione.