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IL PAPA IN FAVELA

«Rispettate vita e famiglia, pilastri della Nazione»

La visita del Papa nelle favela è stata occasione di riaffermare un suo insegnamento: bisogna combattere la povertà materiale, ma la povertà più insidiosa è quella spirituale. Come quella che ignora vita e famiglia.

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Ecclesia 26_07_2013
Papa Francesco

Il viaggio di Papa Francesco nella parte più difficile di quelle che ama chiamare «periferie dell’esistenza» – prima della gioia con i giovani a Copacabama – è stato occasione di riaffermare un suo insegnamento più volte ripetuto: che bisogna combattere la povertà materiale, ma la povertà più insidiosa è quella spirituale. E la povertà spirituale si esprime nel relativismo e in nozioni del bene comune che ignorano la vita, la famiglia e l’integrità della persona, definite «pilastri» senza i quali le nazioni, per quanto possano svilupparsi economicamente, crollano.

Il viaggio verso le «periferie» è iniziato nella serata del 24 luglio, quando il Pontefice ha incontrato i tossicodipendenti in via di riabilitazione all’Ospedale San Francesco di Rio de Janeiro. Nel commovente incontro, il Papa non si è limitato a un incoraggiamento generico. Ha preso una posizione forte e chiara sulle proposte di legge di liberalizzazione delle droghe cosiddette leggere di cui oggi si discute in Brasile e in altri Paesi latino-americani. «Non è con la liberalizzazione dell'uso delle droghe – ha detto il Pontefice –, come si sta discutendo in varie parti dell’America Latina, che si potrà ridurre la diffusione e l’influenza della dipendenza chimica. È necessario affrontare i problemi che sono alla base del loro uso». Per prendere davvero di petto questi problemi, ha aggiunto Francesco, è indispensabile dire la verità al tossicodipendente: che ha dei diritti, ma ha anche dei doveri. Che la Chiesa è disposta a fare di tutto per aiutarlo, ma che ogni sforzo sarà vano se non si aiuta da solo. «Troverai la mano tesa di chi ti vuole aiutare – ha detto il Papa rivolgendosi a ognuno dei pazienti –, ma nessuno può fare la salita al tuo posto». Senza la volontà ferma di uscire dalla droga, nessuno si salva. 

Il Pontefice lo ha detto tante volte e lo ripete: «Non lasciatevi rubare la speranza!». Ma qualche volta siamo noi a rubare la speranza a noi stessi: «Non rubiamo la speranza!». Anche ai giovani in un cammino di uscita dalla droga Francesco ha proposto l’enciclica «Lumen fidei», di cui ha citato un brano: alla fine pure della loro «traversata lunga e faticosa» brilla all’orizzonte «un futuro certo, che si colloca in una prospettiva diversa rispetto alle proposte illusorie degli idoli del mondo, ma che dona nuovo slancio e nuova forza al vivere quotidiano».

Il 25 luglio Papa Francesco ha realizzato un suo desiderio, andando a visitare una delle favelas più problematiche di Rio, quella di Varginha. Il Papa è stato attento a sottolineare che avrebbe voluto visitare tutti i quartieri del Brasile, senza distinzioni, quelli in centro e quelli in periferia. «Avrei voluto bussare a ogni porta, dire “buongiorno”, chiedere un bicchiere di acqua fresca, prendere un “cafezinho”, parlare come ad amici di casa, ascoltare il cuore di ciascuno, dei genitori, dei figli, dei nonni... Ma il Brasile è così grande! E non è possibile bussare a tutte le porte!». 

Il primo pensiero del Pontefice a Varginha è stato per il valore, molto brasiliano, dell’accoglienza. Il Papa si sente accolto, «ed è importante saper accogliere; è ancora più bello di qualsiasi abbellimento o decorazione. Lo dico perché quando siamo generosi nell’accogliere una persona e condividiamo qualcosa con lei – un po’ di cibo, un posto nella nostra casa, il nostro tempo – non solo non rimaniamo più poveri, ma ci arricchiamo. So bene che quando qualcuno che ha bisogno di mangiare bussa alla vostra porta, voi trovate sempre un modo di condividere il cibo; come dice il proverbio, si può sempre “aggiungere più acqua ai fagioli”! E voi lo fate con amore, mostrando che la vera ricchezza non sta nelle cose, ma nel cuore!». Così, «il popolo brasiliano, in particolare le persone più semplici, può offrire al mondo una preziosa lezione di solidarietà, una parola spesso dimenticata o taciuta, perché scomoda». Le ingiustizie sociali si combattono anzitutto facendo ognuno la propria parte. «Non è la cultura dell’egoismo, dell’individualismo, che spesso regola la nostra società, quella che costruisce e porta ad un mondo più abitabile, ma la cultura della solidarietà; vedere nell’altro non un concorrente o un numero, ma un fratello».

Il Brasile oggi sta diventando una grande potenza economica mondiale. Ma nessun progresso economico «sarà duraturo, non ci saranno armonia e felicità per una società che ignora, che mette ai margini e che abbandona nella periferia una parte di se stessa. Una società così semplicemente impoverisce se stessa, anzi perde qualcosa di essenziale per se stessa». Il Brasile sta diventando un grande Paese? «La misura della grandezza di una società è data dal modo con cui essa tratta chi è più bisognoso, chi non ha altro che la sua povertà!». Ancora una volta – anche nella favela di Varginha – Francesco ha voluto ribadire che «certamente è necessario dare il pane a chi ha fame» ma «c’è anche una fame più profonda, la fame di una felicità che solo Dio può saziare» Ai diplomatici, all’inizio del suo pontificato, il Papa aveva detto che la povertà spirituale coincide con la dittatura del relativismo. In Brasile ripete che «non c’è né vera promozione del bene comune, né vero sviluppo dell'uomo, quando si ignorano i pilastri fondamentali che reggono una Nazione, i suoi beni immateriali: la vita, che è dono di Dio, valore da tutelare e promuovere sempre; la famiglia, fondamento della convivenza e rimedio contro lo sfaldamento sociale; l’educazione integrale, che non si riduce ad una semplice trasmissione di informazioni con lo scopo di produrre profitto; la salute, che deve cercare il benessere integrale della persona, anche della dimensione spirituale, essenziale per l'equilibrio umano e per una sana convivenza; la sicurezza, nella convinzione che la violenza può essere vinta solo a partire dal cambiamento del cuore umano». 

Ai giovani delusi dalla corruzione e da politici «che, invece di cercare il bene comune, cercano il proprio interesse», il Papa ha ripetuto: «non scoraggiatevi mai, non perdete la fiducia, non lasciate che si spenga la speranza. La realtà può cambiare, l’uomo può cambiare. Cercate voi per primi di portare il bene, di non abituarvi al male, ma di vincerlo». Ponendovi – Francesco non si stanca di ripeterlo – sotto il manto della Madonna, «Madre di tutti i poveri del Brasile» e Madre di tutti.