Ricoverati benché vaccinati: talpa getta ombre sui dati
35 cartelle cliniche di vaccinati ricoverati tra luglio e agosto agli Spedali civili di Brescia finiscono sulla scrivania dell'Aadi, associazione avvocatura degli infermieri. Che accusa: «Il vaccino non funziona». La direzione non nega la veridicità dei dati "trafugati" da un anonimo, ma contesta la violazione della privacy e minaccia una causa penale con richiesta di risarcimento danni.
La pubblicazione dei dati sommari ricavati da alcune cartelle cliniche di pazienti vaccinati e ricoverati per Covid a Brescia, rischia seriamente di finire davanti a un tribunale. Soprattutto dopo la lettera che la direzione degli Spedali Civili del capoluogo lombardo ha scritto e spedito al presidente dell’Associazione Avvocatura Infermieri, Aadi, Carlo Pisanello.
Una lettera di “intimazione e atto di messa in mora”, così come scritto dal direttore generale e affari legali Gian Luca Fornari che ha intimato l’immediata rimozione di un articolo apparso sul sito dell’associazione dal titolo: «È scandalo! Il vaccino non funziona».
Che cosa contiene l’articolo? Una lista di 35 “casi” di pazienti vaccinati covid tratti dalle relative cartelle cliniche nelle quali si dà conto delle condizioni di salute e dei motivi del ricovero.
Nelle schede ci sono le iniziali di ogni paziente, l’età, il motivo del ricovero in pneumologia e le condizioni di salute (si tratta per la maggior parte di polmonite interstiziale, molti sono gli over 75, ma ci sono anche 40 e 50enni). Il senso dell’articolo è quello di far riflettere che, pur trattandosi di pazienti vaccinati, questo non ha impedito loro un ricovero per covid.
L’operazione è stata presentata dall’Aadi come frutto della ricezione di una lettera in forma anonima e così l’ha anche ribadito il dottor Mauro Di Fresco, dirigente dell’Associazione sindacale infermieristica con sede a Roma, al telefono con la Bussola. Non è escluso, però, che si voglia coprire un iscritto che ha sottratto le cartelle cliniche e le ha inviate all’Aadi.
La questione è anzitutto giuridica, sottrarre le cartelle cliniche potrebbe configurarsi come reato o quanto meno una grave violazione della privacy la loro pubblicazione, ma in seconda battuta apre anche ad alcuni interrogativi sulla reale situazione dei ricoveri ospedalieri soprattutto in relazione al rapporto vaccinati/non vaccinati all’interno di essi, che vede di solito, stando ai dati comunicati ai giornali, una maggioranza schiacciante dei secondi. I dati “trafugati” da Brescia, invece, punterebbero a raccontare una realtà diversa.
Quando si tratta di numeri, la questione diventa molto scivolosa, ma quello che è interessante notare di questa operazione è che l’ospedale non ha contestato la veridicità delle informazioni e non è entrato nel merito di esse, ma si è riservato soltanto un’eventuale azione legale di richiesta danni perché si tratta di dati di pazienti «cui la ASST, ai sensi della vigente normativa in tema di privacy – è Titolare del trattamento». Insomma, una questione di privacy.
La materia è incendiaria. Dimostrare che un numero elevato di pazienti ricoverati è vaccinato, rischia di gettare un’ombra sulla copertura dei vaccini covid e più di un dubbio sulle modalità di diffusione delle informazioni nei bollettini da parte delle Asl.
Dall’altro lato, però, c’è il metodo con cui la notizia è stata data, che rischia di essere una polpetta avvelenata: una lettera anonima contenente 35 cartelle cliniche: «Per la verità sono 42 – ha spiegato di Fresco -, ma di alcuni di loro mancavano dei dati di vaccinazione. Si tratta di ricoveri effettuati tra luglio e agosto a Brescia e in un paio di casi settembre».
Mesi tranquilli, in effetti, a giudicare dai dati comunicati ai giornali in quel periodo, ma che letti in questa nuova prospettiva non possono non sollevare qualche interrogativo: a luglio, infatti, la situazione agli Spedali veniva definita sotto controllo con 26 ricoverati. Ebbene; quello che i dati fuoriusciti punterebbero a dimostrare – il condizionale è d’obbligo –, è che buona parte di questi ricoverati, almeno 11, fosse già stata vaccinata in doppia dose. Quasi la metà, almeno. Oppure, se si guarda a quanto accadeva ad agosto, dove a Ferragosto i pazienti ricoverati erano 38, si potrebbe evincere, sempre stando a questi numeri, che poco meno della metà, 15, erano vaccinati in doppia dose.
La direzione degli Spedali, dunque, pur non negando l’esistenza di questi ricoveri, non «esclude di segnalare alle competenti autorità eventuali ipotesi di rilevanza penale».
Si difende, dal canto suo, l’associazione che in una nota di replica ha ribadito di non avere «diffuso dati personali, come da Voi asseritamente dichiarato – si legge -, in quanto le persone interessate non sono identificabili né identificate, anche in considerazione dell’inoppugnabile fatto che essere affetti da diabete o essere vaccinati o sottoporsi ad una tac polmonare, sono circostanze rinvenibili su miliardi di persone e perciò non elementi utili ad identificare un determinato soggetto». Di Fresco conclude la replica aggiungendo che, semmai, è l’associazione che «si riserva di querelare per calunnia» il nosocomio bresciano.