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Il vertice

Riad, il piano in tre fasi di russi e americani sull'Ucraina

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Soddisfazione per Russia e Stati Uniti per l’incontro di ieri a Riad. I due Paesi mirerebbero a un cessate il fuoco, a nuove elezioni in Ucraina e, quindi, alla firma di un accordo di pace. Oltre agli aspetti territoriali e politici, cruciale il ruolo dell'economia. E si apre alla collaborazione su altre questioni geopolitiche.

Esteri 19_02_2025

Poco dopo il “vertice degli esclusi” che ha riunito molti leader europei a Parigi, in Arabia Saudita si sono incontrati il segretario di Stato americano Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. Un incontro definito da entrambe le delegazioni utile e proficuo e benché non siano emersi molti dettagli è apparso chiaro che le due superpotenze sembrano intenzionate ad accordarsi e a trovare intese che vanno oltre la conclusione del conflitto in Ucraina.

Gli Stati Uniti hanno compreso meglio la posizione di Mosca sull'Ucraina, come ha sottolineato alla stampa il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov: «La conversazione, credo, è stata molto utile. Non ci siamo solo sentiti, ma ci siamo ascoltati a vicenda, e ho ragione di credere che la parte americana abbia capito meglio la nostra posizione». Da quanto emerso, verranno riattivate le relazioni e le missioni diplomatiche, i diversi gruppi di lavoro russo-americani metteranno a punto i dettagli dell’accordo per chiudere il conflitto; dettagli di cui verranno informati anche ucraini ed europei, per poi discutere lo sblocco di opportunità economiche per la Russia.

Circa gli aspetti militari l’unico elemento trapelato è che gli Stati Uniti hanno proposto di mettere fine agli attacchi reciproci tra Russia e Ucraina sulle rispettive strutture energetiche, come ha riferito Lavrov. Parte del dialogo in corso, ha detto Rubio, è incentrato «sull’assicurarsi che le nostre missioni diplomatiche possano funzionare», per far ripartire relazioni diplomatiche «vibranti». Rubio ha inoltre chiarito che, per i negoziati, dovranno esservi «coinvolgimento e consultazioni» con l'Ucraina e i «partner in Europa». In una terza fase, per Rubio sarà importante «identificare le straordinarie opportunità esistenti qualora questo conflitto giunga a una conclusione accettabile... per collaborare con i russi in termini geopolitici, su questioni di interesse comune, e francamente anche sotto l'aspetto economico». Il primo passo sarà quello più rapido, secondo il capo della diplomazia USA, perché «riguarda la gestione delle nostre rispettive missioni». Più difficile sarà la seconda fase, perché implica «la questione dell'Ucraina e la fine del conflitto». Tuttavia, a suo dire, questo è «essenziale affinché sia possibile il terzo punto, ovvero la nostra capacità di lavorare insieme su altre questioni geopolitiche di interesse comune, e naturalmente su alcune partnership economiche piuttosto uniche, potenzialmente storiche».

Questi dettagli sembrano confermare innanzitutto che gli Stati Uniti sono pronti a riprendere intense relazioni con la Russia, ritenute necessarie a sbloccare altri scenari di crisi (con l’Iran, la Cina, la Corea del Nord) di interesse prioritario per Washington e in cui il ruolo di Mosca può essere risolutivo.

Come era lecito aspettarsi dall’Amministrazione Trump, l’aspetto economico sembra essere prevalente: del resto lo stesso Trump aveva anticipato la volontà di riammettere la Russia nel G8, mentre lo sblocco degli investimenti americani in Russia stimato in 300 miliardi di dollari corrisponde alla stessa cifra di asset finanziari russi bloccati in Occidente. Le valutazioni emerse a Riad sembrano preludere all’abrogazione delle sanzioni statunitensi alla Russia, decisione che lascerebbe l’Europa con un ulteriore cerino in mano, considerando i danni sofferti dalle economie europee per sanzionare Mosca e che la Francia ha varato ieri, con tempismo “perfetto” rispetto ai colloqui di Riad, il suo sedicesimo pacchetto di sanzioni alla Russia.

Fox News ha reso noto che le delegazioni americana e russa hanno proposto una sorta di road-map per una soluzione della guerra in Ucraina che comporterebbe un cessate il fuoco, elezioni a Kiev e infine la firma di un accordo di pace. Diverse fonti diplomatiche affermano che lo svolgimento di elezioni in Ucraina potrebbe essere uno degli elementi-chiave dell'accordo di pace. Secondo le fonti, sia gli Stati Uniti che la Russia ritengono che il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, abbia poche chance di essere rieletto. Gli Stati Uniti però sosterrebbero che sia falsa la road-map in tre punti circolata su alcuni media americani. Lo ha sottolineato Lavrov: «Per quanto riguarda la domanda su una sorta di piano in tre punti, ho chiesto oggi a Rubio e Waltz cosa significasse. Hanno detto che era un falso», ha detto Lavrov ai giornalisti.

I tempi in ogni caso sembrano essere lunghi almeno per un cessate il fuoco, contesto che fornisce ai russi l’opportunità di allargare ulteriormente le conquiste territoriali sul campo di battaglia e tentare di ricacciare le forze ucraine dalla piccola porzione della regione russa di Kursk che ancora controllano.

Più definita sembra invece essere la questione delle elezioni in Ucraina, tema caro a Mosca che nega legittimità a Zelensky, il cui mandato è scaduto nel maggio 2024. Le stesse fonti diplomatiche hanno riferito, sempre a Fox News, che Putin sarebbe convinto che qualsiasi candidato diverso dall'attuale presidente dell'Ucraina sarà «più flessibile e pronto a negoziare e fare concessioni».

Non sono in ballo solo le concessioni territoriali e politiche (Ucraina neutrale e smilitarizzata) chieste da Mosca, ma probabilmente anche concessioni economiche pretese da Washington, considerato che Zelensky per ora ha rifiutato le proposte di Trump di cedere a compagnie statunitensi diritti di sfruttamento minerario di terre rare e altre materie prime, per cedere le quali Kiev pretende garanzie di sicurezza da Washington. Che il tema sia stato discusso a Riad pare confermato da un indizio: ieri Zelensky ha rinviato al 10 marzo la visita in Arabia Saudita prevista inizialmente per oggi, 19 febbraio. Il 17 febbraio il presidente ucraino aveva accusato Trump: «Il problema è che gli USA stanno dicendo cose che piacciono davvero a Putin. Penso che sia questo il punto. Perché vogliono compiacerlo? Per incontrarsi faccia a faccia e ottenere un successo rapido», ha detto in un'intervista alla TV pubblica tedesca ARD, ribadendo che l'Ucraina non rinuncerà legalmente ai suoi territori né firmerà alcun accordo «solo per ottenere un forte applauso».

Due giorni or sono il quotidiano britannico Telegraph ha pubblicato una bozza di accordo, proposto da Washington, con la data del 7 febbraio, in cui si parla di terre rare, porti, petrolio e gas, per un valore di 500 miliardi di dollari, la cifra che Trump ha chiesto a Zelensky per risarcire gli americani degli aiuti forniti a Kiev durante la guerra. «Gli Stati Uniti riceveranno il 50% delle entrate provenienti dall'estrazione delle risorse» e il 50% del valore finanziario di «tutte le nuove licenze rilasciate a terzi», con una clausola di pagamento anticipato. «Per tutte le licenze future, gli Stati Uniti avranno un diritto di prelazione per l'acquisto di minerali esportabili», si legge nella bozza di accordo. Il Telegraph fa notare che le richieste di Trump equivarrebbero a una quota del Pil ucraino superiore alle riparazioni di guerra imposte alla Germania nel Trattato di Versailles del 1919.

L’impressione è quindi che da Riad sia emerso uno schema condiviso tra russi e americani per spartirsi l’Ucraina, anche a garanzia che interessi comuni impediranno nuovi conflitti. Non a caso, ieri, Lavrov ha chiuso definitivamente la porta in faccia all’ipotesi che truppe europee possano costituire una forza di pace o offrire garanzie di sicurezza a Kiev. «Abbiamo preso nota del fatto che il presidente Trump è stato il primo dei leader occidentali a dire che trascinare l'Ucraina nella Nato era una delle principali [ragioni] di ciò che sta accadendo, uno dei più grandi errori di Biden. Se Trump fosse stato il presidente, ciò non sarebbe mai accaduto. Il presidente Putin ha sottolineato più di una volta che l'espansione della Nato e l'assorbimento dell'Ucraina da parte della Nato rappresentavano una minaccia diretta per la Federazione Russa e per la nostra sovranità; oggi abbiamo spiegato che qualsiasi apparizione delle forze armate dei Paesi della Nato sotto una qualsiasi bandiera, sotto la bandiera europea o sotto altre bandiere, sarebbe del tutto inaccettabile», ha detto Lavrov.



EURO-FLOP

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18_02_2025 Gianandrea Gaiani

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