Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Colombano a cura di Ermes Dovico
PROFESSIONISTI A CONFRONTO

Reti generative, bellezza a sostegno dell'umano

Chi è l'uomo? Domanda impegnativa, ma che un gruppo di professionisti del campo della psicologia e del sociale ha provato ad affrontare in maniera sistematica dal punto di vista cattolico. E' nato un percoso di formazione per professionisti che mira a fare rete per cercare la bellezza della proposta cristiana in tutti i campi dell'umano. 

Vita e bioetica 19_10_2018

Sabato scorso si è tenuto il primo incontro dell’evento intitolato Reti Generative a Sostegno della Bellezza dell’Umano. Visto il successo dell’evento e la qualità delle relazioni, intervistiamo uno degli organizzatori, lo psicologo Stefano Parenti già noto ai lettori della Nuova Bussola Quotidiana.

Parenti, di che cosa si tratta?
Si tratta di un percorso di formazione. Tre giornate in cui mettiamo a tema la grande domanda: chi è l'uomo? Interroghiamo la biologia, la filosofia, la psicologia, la teologia, la sociologia e persino la pedagogia.

Ambizioso…
…non ci accontentiamo di risposte generali, universali, che per quanto vere potrebbero risultare astratte. Vogliamo ascoltare delle esperienze, delle prassi, da parte di persone ed associazioni che lavorano già da tempo sulla base di quelle premesse «teoriche», se così possiamo chiamarle. Questo è il motivo per cui ogni sessione del percorso è strutturata in un'ora di lezione magistrale, tenuta da un docente esperto nella materia, e da ben due ore di approfondimento a cura delle associazioni, con due laboratori in parallelo.

Nel primo incontro avete affrontato due tematiche “spinose”: pornografia e omosessualità.
Sì, dopo la lezione del professor Giacomo Samek Lodovici su cosa è l'uomo dal punto di vista filosofico, sono seguiti il laboratorio a cura dell'Associazione Puri di Cuore - che opera nel difficile campo della dipendenza da pornografia, che è spiegabile solo a partire dai concetti chiave di libertà, autocoscienza, volontà e vizio - e il laboratorio a cura dell'Associazione AGAPO - che si occupa di aiutare le persone con tendenza omosessuale a partire da una chiara concezione dell'antropologia umana.

Come è nata questa iniziativa?
«Reti generative» è nata al bar. È nata da quattro amici – la pedagogista Daniela Frizzele, la biologa ed educatrice Cinzia Zamparano, la dottoressa Maria Boerci ed il sottoscritto – che si incontravano al bar per raccontarsi le proprie esperienze in ambito lavorativo. Operavamo ognuno in contesti diversi e molti di questi erano dichiaratamente cattolici. E proprio quei contesti, in cui avremmo dovuto sentirci «a casa», tra fratelli nella fede, in realtà si rivelavano spesso difficili, poiché ci accorgevamo che tra i cattolici le concezioni chiave sull'antropologia, come la dimensione morale, i temi etici, l'educazione, il fine ultimo, fossero appannate, poco chiare, fonte spesso di controversie.

Bè, in effetti…ci vuole una bella voglia visti i tempi di contrapposizione…
Allora, invece di lamentarci perché «così non va bene» abbiamo deciso di muoverci e proporre un percorso che potesse aiutare noi ed i nostri colleghi a riscoprire la bellezza dell'essere umano, così come è stato progettato dalla mente di Dio. Se c'è un'apparente contraddizione il professionista cattolico dovrebbe essere mosso da curiosità di approfondimento, non da altri sentimenti ambigui: curiosità di capire, di approfondire, di andare sino in fondo.

Però, oggi la cultura porta a chiudere le questioni aperte schierandosi ideologicamente, senza una vera ricerca della verità.
Nel mio campo, ogni qual volta si è aperta una possibile contraddizione tra Magistero e scienza, ho scoperto, approfondendo, che la contraddizione non c'era, anzi tante volte ho persino scoperto che era la cosiddetta scienza a sbagliarsi! Dunque, siamo partiti con l'idea di un percorso di formazione per i professionisti. Poi l'entusiasmo verso questa proposta è cresciuto tanto che si sono coinvolte tantissime realtà, ed il target si è quindi ampliato a tutti gli interessati. Siamo quasi duecento.

Il titolo è piuttosto complesso. Che cosa significa?
Il titolo vuole sottolineare due cose. Primo: la bellezza. Gli insegnamenti della Chiesa degli ultimi decenni suggeriscono che il modo migliore per avvicinare le persone alla verità non è attraverso una discussione sui principi, ma attraverso la testimonianza della bellezza della vita cristiana. Papa Francesco tempo fa ha detto che tirare in testa il Vangelo alle persone non le aiuta a convertirsi. E non perché il Vangelo non sia vero, né perché le persone non abbiano la testa per capire. Ma perché ciò che muove il cuore dell'uomo è l'incontro con una realtà bella e viva.

Non è certo una novità: San Tommaso d'Aquino diceva che la bellezza è lo splendore del vero (pulchrum splendor veri).
Noi vogliamo seguire proprio questo principio: per mostrare le verità della concezione cristiana dell'uomo insistiamo sulla bellezza. Dunque, dalla bellezza che attira, l’uomo entra in contatto con la verità che, altrimenti, avrebbe schifato ideologicamente. È più bella una vita senza un aborto. È più bella una vita senza dipendenza sessuale. È più bella una vita senza divorzio. Vedendo questo in atto, allora uno può accedere ai principi universali che si è più liberi accogliendo la vita, anche quando non è programmata, che si è più liberi donandosi all'altro invece che usarlo come oggetto di godimento sessuale, che si è più felici non tradendo la moglie o il marito, anche se ciò comporta una fatica. Come diceva Dostoevskij: «La bellezza salverà il mondo».

Perché Reti?
E' la seconda cosa da sottolineare. Oggi si parla tanto di fare rete, del lavoro di rete, di costruire una rete. Ma spesso queste reti sono inutili, non funzionano. E questo perché non si condivide l'aspetto più importante: la bellezza, appunto, per la verità. La rete tra professionisti diventa generativa quando condivide il senso dell'intervento: allora il collega non è semplicemente un altro che fa il suo pezzo di lavoro, ma è un amico, un compagno che edifica la stessa casa su cui sto lavorando io.

La parola compagno è molto bella, ma sembra da comunisti oggi...
No, non lo è. Il Papa recentemente ha detto che il comunismo ha strappato al cristianesimo delle parole che erano sue. Una di queste è proprio compagnia, che deriva da cum-panis, letteralmente con il pane, ovvero con l'Eucarestia. Si sta insieme perché si divide lo stesso Pane, si lavora insieme perché si ha la coscienza di edificare il Regno di Dio. Allora la rete diviene generativa, cioè genera, produce frutto. Come è successo a noi nel lavorare a questo percorso: siamo partiti in quattro ed ora siamo più di 24 associazioni, solo sulla base della coscienza dell'importanza apostolica di questo progetto.

Come è strutturato il percorso?
Il percorso è diviso in tre giornate, con due sessioni di lavoro ognuna, una al mattino, una al pomeriggio. Siccome il centro è l'antropologia, abbiamo deciso di dedicare ogni sessione ad una dimensione dell'uomo e affidarla ad un relatore di prestigio. L'uomo come corpo è stato affrontato dalla dottoressa Flora Gualdani, fondatrice di Casa Betlemme. L'uomo come anima al professore dell'Università Cattolica di Milano Giacomo Samek Lodovici. L'uomo come cuore alla professoressa Raffaella Iafrate, sempre dell'Università Cattolica di Milano. L'uomo come spirito, cioè come rapporto con Dio, a Monsignor Luigi Negri, Vescovo Emerito di Ferrara. L'uomo come autocoscienza al professore Giuseppe Mari, sempre della Cattolica. Infine, l'uomo come relazione alla professoressa Giovanna Rossi. Ognuna di queste lezioni magistrali viene completata da due laboratori a cura delle associazioni che lavorano esplicitamente su tali principi.

A chi vi affidate?
A Papa Paolo VI e alla sua Humanae Vitae che proprio quest'anno compie cinquant'anni di vita e che è un po' il faro di tutti gli interventi e alla Madonna dell'Equilibrio a cui ci rivolgiamo come protezione. Si tratta di un culto alla Madonna che non conoscevamo… ma che Paolo VI aveva ben in mente tanto da esclamare: «Sì, questo ci vorrebbe!». La parola equilibrio è una di quelle che ci viene scippata, specialmente dai culti orientali, tutti rivolti a trovare l'equilibrio interno alla persona. Ma bisogna ricordarsi che la virtù dell'equilibrio ha un nome ben preciso nell'antropologia cristiana, ed è temperanza. La temperanza, benché sia una virtù pienamente umana, cardinale, risulta attuabile solamente se sorretta dalle virtù infuse e dai doni dello Spirito, ovvero da un incontro personale con un Altro. Tutt'altro che il solipsismo delle filosofie orientali!

Cosa dire a quella parte del mondo cristiano che ritiene che le verità dell'antropologia cristiana siano un ostacolo all’evangelizzazione?
Solo la verità renderà liberi. Non lo dico io, ma il Signore. La verità ci risulta dura solamente perché viviamo in un mondo che l'ha ribaltata: hanno sostituito i vizi con le virtù, il senso comune con l'ideologia. Allora dire che l'aborto è un omicidio può sembrare duro perché siamo abituati da tanti anni a sentire il contrario, a sentire che la donna è più libera se abortisce. Ma indorare la pillola è peggio che mandarla giù, lo sanno bene coloro che ci sono passati attraverso. Bisogna essere chiari ed onesti. Se un'idea è sbagliata non bisogna giustificarla. Se uno segue un'idea sbagliata ci si affianca con tenerezza e misericordia, e lo si aiuta. Tutte le lezioni del percorso si inscrivono in questa concezione. Purtroppo, è vero che tanti cattolici scambiano il bene per il buonismo.