#Restiamoliberi, l’11 luglio in piazza contro il Ddl Zan
L’11 luglio a Roma e in molte altre città italiane il fronte pro famiglia manifesterà il proprio dissenso contro il progetto di legge che vuole istituire il nuovo reato di “omotransfobia”. Family Day, Pro Vita, Sentinelle, Alleanza Cattolica tra le realtà che animeranno la manifestazione, aperta anche ad altri gruppi dell’associazionismo cristiano e laico.
L’11 luglio a Roma (alle ore 11 in Piazza del Popolo) e in molte altre città italiane tornerà a farsi sentire l’ampio fronte sociale che crede che il diritto naturale sia la base del vivere comune.
#Restiamoliberi è lo slogan scelto per manifestare il dissenso contro il liberticida ddl Zan sulla cosiddetta “omotransfobia”. Un testo vago che istituisce un nuovo reato, quello di “omofobia” appunto, che non viene definito dal legislatore, lasciando così enormi spazi a interpretazioni da parte della magistratura e a derive liberticide, che colpiranno tutti coloro che dissentono dai dogmi del movimento Lgbt in materia di sessualità, filiazione, genitorialità, identità sessuata e percezione dell’appartenenza a un dato genere.
I rischi di una forte limitazione della libertà d’espressione questa volta sono molto concreti. Non è un caso, infatti, che l’evento dell’11 luglio arrivi dopo le preoccupazioni espresse dalla Conferenza episcopale italiana, con il comunicato dello scorso 10 giugno, con il quale la presidenza della Cei ha definito l’iniziativa inutile e dannosa perché nel nostro ordinamento già esistono tutti gli strumenti legislativi per contrastare ogni forma di discriminazione e violenza contro tutte le persone, comprese quelle con tendenze omosessuali. Il Codice penale prevede perfino le aggravanti per futili motivi, ove necessarie per inasprire le pene nei confronti di chi si rende responsabile di queste violenze e discriminazioni. Nella nota, la Cei aveva quindi chiarito senza giri di parole quali persone potrebbero essere colpite dalle pene previste nella nuova legge: “[…] chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma”.
Viste le premesse e il momento storico - la sospensione delle Messe con i fedeli ha lasciato molti strascichi nella Chiesa italiana - l’evento dell’11 luglio si muove sull’onda di un malessere e un’inquietudine molto diffusa, che va oltre i gruppi che hanno già espresso la loro adesione a #Restiamoliberi. Family Day, Pro Vita & Famiglia, Sentinelle in piedi, Alleanza Cattolica e molte altre sigle del mondo pro life e pro family, che animeranno la manifestazione, sono pronte ad allargare la piazza ad altre realtà dell’associazionismo cristiano e laico. Questa cornice vede ad esempio l’adesione di alcuni gruppi di cristiani evangelici.
L’implicito apprezzamento per l’iniziativa tocca anche settori molto lontani dai gruppi laicali cattolici e dai movimenti pro vita. Le femministe italiane della “differenza”, quelle che per intenderci sono fermamente convinte che non si possa relativizzare l’identità sessuata femminile, sono letteralmente terrorizzate dal passaggio del Ddl che modifica l’articolo 604-bis del Codice penale, aggiungendo ai motivi razziali, etnici, nazionali e religiosi, anche quelli fondati sull’“orientamento sessuale” o sull’“identità di genere”. Il Ddl introduce cioè il concetto di “sesso percepito”, che è il principale terreno di scontro tra il movimento femminista internazionale e i gruppi Lgbt più estremi che indicano l’esistenza di oltre 50 identità di genere. Le femministe sanno che è a rischio la loro libertà e agibilità politica, come dimostrano gli attacchi furibondi alla Rowling dopo che l’autrice di Harry Potter ha osato mettere in discussione l’idea che i maschi transgender siano donne. Pare infatti che il fronte femminista stia esercitando forti pressioni sul Pd e su Italia Viva al fine di modificare quelli che ritiene gli aspetti più controversi della legge.
Certo, le limitazioni ancora vigenti in questa fase 3 della pandemia non giocano a favore di una manifestazione che si svolge in piena estate e che avrà appena 20 giorni di organizzazione alle spalle. Tuttavia, il popolo che ha animato i Family Day era da mesi che aspettava il richiamo del corno delle famiglie. Troppi i bocconi amari ingoiati in questi mesi di pandemia, dove il valore inviolabile della vita e del contributo fondamentale della rete familiare sono tornati sotto i riflettori, senza però il giusto riconoscimento delle istituzioni nazionali che invece intendono ‘ricompensare’ le mamme e i papà con una legge bavaglio nuova di zecca, che pretende di imporre a livello legislativo e culturale una nuova visione antropologica.
Per Renzi le unioni civili furono l’inizio della fine. Conte sembra essersi messo sulla stessa scia, un tragitto applaudito da poche lobby ma disprezzato dalla maggioranza silenziosa. Insomma, malgrado le misure di contenimento, si presentano di nuovo tutte le premesse e i motivi per animare una piazza di proporzioni storiche.