#Restiamo liberi, il Ddl Zan smascherato (e stoppato)
Le delegazioni delle associazioni pro family riunite a Piazza del Popolo per dire no al disegno di legge sull'omotransfobia. Messe in luce le contraddizioni giuridiche del testo, che pretende di stravolgere l’antropologia e zittire chiunque non sia d’accordo. A sorpresa la discussione in Aula del testo slitta di una settimana a causa del focolaio di Covid alla Camera.
Uno sfondo di palloncini rossi tra lo sventolio delle consuete bandiere rosa e azzurre, mentre la folla ripetutamente scandisce: “Libertà! Libertà!”. Così si presentava ieri, nel primo pomeriggio, metà di Piazza del Popolo. Non è stata certo la partecipazione oceanica di quattro anni fa al Circo Massimo, tuttavia la manifestazione #Restiamoliberi, per dire no al Ddl contro la cosiddetta omotransfobia, è riuscita comunque ad attirare un buon numero di persone, tenuto conto sia della pandemia recrudescente, sia della scelta degli organizzatori di decentrare gli incontri in circa cento piazze in tutta Italia (l’elenco è in continuo aggiornamento).
La situazione emergenziale ha così indotto a convogliare a Roma perlopiù le delegazioni di una sessantina di associazioni pro family presenti su tutto il territorio nazionale. Tra le principali sigle presenti: Alleanza Cattolica, Difendiamo la Vita con Maria, Pro Vita & Famiglia, Articolo 26, Non si Tocca la Famiglia, Steadfast onlus, Centro Studi “Rosario Livatino”, CitizenGo. Rispetto alle precedenti manifestazioni per la libertà di espressione e per la famiglia naturale, quella di ieri pomeriggio si è caratterizzata per uno sguardo più ampio sulle sfide attuali: la libertà religiosa, la Ru486, la disabilità e, soprattutto, la libertà educativa. Almeno due dei relatori presenti hanno infatti ricordato che il potenziale nocivo del Ddl Zan rischia di diventare ancor più esplosivo nel caso in cui si realizzasse il “combinato disposto” con un ulteriore Ddl che introdurrebbe in modo formale e vincolante l’ideologia gender nei programmi e testi scolastici.
Una delle evidenze incontrovertibili della natura umana, che l’ideologia gender vorrebbe picconare a colpi di nuove leggi, risiede nella differenza sessuale. Solo l’unione di un uomo e di una donna può generare una vita umana e la famiglia è fondata esclusivamente sul matrimonio tra uomo e donna: principi ribaditi più volte nel corso della manifestazione. Ma c’è di più. La distruzione della famiglia passa anche per la demonizzazione del maschio. “Vorrebbero insegnare ai ragazzi che l’uomo, in quanto maschio, è violento e che i nostri padri, come ha detto qualcuno, sono dei pezzi di m…. No! Noi, uomini e donne, non siamo in conflitto”, ha sottolineato Maria Rachele Ruiu, referente nazionale di Pro Vita & Famiglia e moderatrice dell’evento.
Le contraddizioni giuridiche del Ddl Zan-Boldrini-Scalfarotto sono state illustrate dall’avvocato Francesco Cavallo, membro del Centro Studi “Rosario Livatino”. Il rischio più grande, ha sottolineato, è nella vaghezza del concetto di “atti di discriminazione” fondati “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere”. Un’ambiguità che, di fatto, conferisce poteri sconfinati a quella stessa magistratura che, a colpi di sentenze, ha permesso l’eutanasia di Eluana Englaro, la demolizione degli unici principi accettabili della Legge 40 o l’introduzione della stepchild adoption. Sul viscoso concetto di “omofobia”, poi, è stato lo stesso senatore Alessandro Zan, principale relatore del Ddl, a gettare la maschera, quando ha affermato che la legge “serve a instillare nelle persone un atteggiamento di prudenza”. “Lo hai confessato tu, Zan, questa legge serve a chiuderci la bocca – ha argomentato Cavallo –. Ma noi ci alzeremo in piedi nei tribunali e anche in galera!”.
Il Ddl Zan-Boldrini-Scalfarotto è indigeribile anche sotto una prospettiva liberale: un aspetto che è stato colto da Nicoletta Di Giovanni, responsabile del dipartimento Scuola Libera. Attraverso l’ingannevole concetto di omotransfobia, “il Ddl trasforma le opinioni in fobie e quindi in reati”, moltiplica i “diritti immaginari” e conduce al paradosso di un “relativismo assoluto che non ammette contraddizioni”. Di Giovanni ha quindi lanciato l’allarme sulla proposta di legge per le “misure di contrasto agli stereotipi di genere e per la promozione della diversità e dell’inclusione nei testi scolastici”: una sorta di tribunale a sfondo educativo, che decreterebbe quali libri sarebbero idonei e quali invece da censurare, in base a quanto educhino o meno i ragazzi all’accettazione dei comportamenti omosessuali o gender fluid.
Che il Ddl contro l’omotransfobia non rappresenti una sciagura solamente per i cattolici, lo ha confermato l’intervento di Roselen Boerner Faccio, di origini brasiliane, pastora del Ministero Sabaoth, di cui è fondatrice. “Nella nostra chiesa è venuta la polizia con la scusa di controllare se erano utilizzate le mascherine”, ha denunciato. Pur di riaffermare la verità sull’uomo, ha aggiunto, “siamo disposti a morire, dovranno ucciderci se vogliono farci tacere”.
Ha chiuso gli interventi il leader storico del Family Day italiano: salutato dalla moderatrice come il “nostro capitano e numero dieci”, il neurochirurgo Massimo Gandolfini ha denunciato il tentativo di imposizione di un “nuovo umanesimo” manipolato e diverso da quello “cristocentrico” che, al contrario, salvaguarda la vera dignità umana. Il Ddl Zan-Boldrini-Scalfarotto, in questo senso, è soltanto uno dei tanti risvolti della rivoluzione antropologica in atto ed è giunto il momento, ha osservato Gandolfini, di smascherare una serie di menzogne, il cui punto di partenza e la cui forza stanno nella mistificazione lessicale. “Un pesticida che uccide il bambino nel grembo della madre”, ha detto il leader del Family Day con riferimento alla Ru486, è “un’aberrazione che più di questa non esiste”. Ritenere lecito, come si è fatto in Olanda con l’eutanasia, “uccidere un bambino di dodici anni” o “un anziano di settanta, solo perché stanco di vivere”, non è “civiltà” ma “inciviltà”.
È uno scandalo, ha aggiunto Gandolfini, che lo stesso governo italiano - che, nel pieno dell’emergenza pandemica, proclamava “non lasceremo indietro nessuno” - abbia stanziato quattro milioni di euro per l’assistenza alle vittime dell’omotransfobia, mentre “i bambini disabili si ritrovano privi dei loro insegnanti di sostegno”. Cosa va più contro la dignità della donna, poi, “darle soldi perché non abortisca e possa crescere suo figlio” oppure “darle soldi perché metta in affitto il suo utero?”. In conclusione, un monito ai partiti che la settimana prossima sosterranno il Ddl Zan-Boldrini-Scalfarotto in Parlamento: “Non avrete il nostro voto!”.
A sorpresa, pochi minuti dopo la fine della manifestazione, il presidente della Camera Fico ha annunciato il rinvio di una settimana della discussione del Ddl liberticida. Merito del Covid. «Su richiesta dei capigruppo di opposizione - in virtù delle positività e delle quarantene che riguardano i loro gruppi - ci sarà lo slittamento del ddl Zan. Il provvedimento sarà esaminato la settimana seguente», ha detto il presidente della Camera, Roberto Fico. Proteste dalla maggioranza. Intanto si prende tempo utile.