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Renzi vara la sua politica orientale

Il viaggio del premier italiano a Kiev e Mosca è l'inaugurazione della sua politica estera verso Oriente. L'Italia non ha immediati motivi di attrito con la Russia. Spetta a Renzi scegliere fra la linea dura nord-europea o la continuazione del rapporto amichevole con Mosca varato da Berlusconi.

Politica 04_03_2015
Mosca

Oggi Renzi è a Kiev, dove alle 13 (ora locale) si incontrerà con il  presidente dell’Ucraina, Petro Poroshenko, e domani sarà a Mosca. Nella capitale russa ha in programma colloqui con il primo ministro  Dmitri Medvedev e poi al Cremlino con Vladimir Putin. E’ questa una buona occasione per capire come effettivamente Renzi ha deciso di muoversi nei confronti della Russia. Se cioè fa propria  la politica di Berlusconi, sempre attento a restare in rapporti amichevoli con Mosca, oppure se invece inclina a seguire la linea dura degli Stati Uniti e perciò anche dei membri nordatlantici dell’Unione Europea, che sono per il muro contro muro (che tra l’altro a loro non costa nulla perché sono poi i membri mediterranei e mitteleuropei dell’Unione a farne le spese). 

Fondamentalmente non ci sono motivi di frizione tra la Russia, grande produttore di materie prime in primo luogo energetiche, e l’Europa, grande produttore di beni e servizi di alta tecnologia. Avendo il conforto di tale situazione di fondo si tratta poi costruire fra le due aree un rapporto equilibrato e conveniente per entrambe: un obiettivo che deve fare i conti con l’effetto degli squilibri immediati e in fin dei conti con la tendenza che ogni parte ha ad abusare delle proprie posizioni di forza, ovvero con il peccato originale. Senza tener conto del peccato originale infatti diventa difficile governare non solo le relazioni tra le persone ma anche quelle tra gli Stati.

Con la Russia occorre trattare sia con fermezza che con rispetto per le sue esigenze vitali, e senza dimenticare che, malgrado sia oggi un Paese a sviluppo intermedio (come il Brasile o il Sudafrica), in forza del suo gigantesco estendersi tra Europa e Asia  finisce  comunque per mantenere un ruolo da grande  potenza. Ciò non significa tuttavia che l’Italia abbia nei riguardi della Russia un interesse tanto primario quanto quello della Germania; in questo senso la politica di Berlusconi, attenta alla Russia ma non altrettanto al Vicino e Medio Oriente, insomma al Levante, era positiva ma incompleta. A noi conviene che le relazioni dell’Unione Europea con i suoi vicini di nordest siano positive; quindi una pace ragionevole tra Ucraina e Russia ci deve stare a cuore. Ci conviene però ancor di più che lo siano le relazioni con i vicini di sudest.

Diciamo che una pace feconda a nordest ci è utile anche e particolarmente quale condizione favorevole all’affermarsi di una pace altrettanto feconda a sudest, nel bacino danubiano, nei Balcani, nel Mar Nero, nel Levante. A nordest infatti il primato della Germania è intoccabile. A sudest invece il grande vicino, e quindi il primo motore potenziale di sviluppo, è l’Italia. Dovrebbe ormai essere chiaro a chiunque che gli Stati Uniti stanno ritirandosi dell’area euro-mediterranea. Sarà un processo lungo, che se necessario verrà anche magari rallentato, ma non potrà che continuare. Stando così le cose l’Europa deve prendersi le sue responsabilità, e dentro di esse ogni Paese ha la propria responsabilità specifica. Speriamo che Renzi ne tenga conto.