Renzi e Merkel, un incontro troppo privato
La cancelliera tedesca Angela Merkel ha anticipato la sua visita in Italia, trasformandola in un incontro "strettamente privato" con Matteo Renzi all'Expo di Milano. Beccandosi anche molti fischi censurati dalla stampa. Cosa i due si siano detti non è dato saperlo. Ma ci sono abbastanza indizi per capire che è stato un plauso tedesco alla subalternità italiana.
Anticipando di sorpresa all’altro ieri la sua visita all’Expo già in programma per ieri, e soprattutto dandole un carattere “strettamente privato”, la cancelliera Angela Merkel ha potuto evitare la rituale conferenza stampa nonché qualsiasi diretto colloquio con i giornalisti. Tutte le notizie circolate su quel che nella circostanza avrebbe detto lei e su quel che avrebbe detto Renzi non sono testuali. Si tratta di frasi riferite che i giornalisti hanno potuto apprendere solo indirettamente da comunicati dei rispettivi uffici stampa.
Combinando tali frasi riferite con abbondanti immagini dei due in giro per i padiglioni dell’Esposizione, attorniati da un seguito di circa duecento persone, i media hanno disciplinatamente dato al loro pubblico un’immagine totalmente “governativa” dell’avvenimento. Chi era presente sa che dalla folla dei visitatori, spinta qua e là quando non cacciata fuori dai padiglioni per fare spazio a due capi di governo e al loro numeroso seguito, sono talvolta venuti più fischi che applausi. La notizia dei fischi è stata però data con il minimo rilievo possibile, e beninteso senza dire che spesso sovrastavano gli applausi. Le circa duecento persone del seguito costantemente attorno ai due leader in movimento bastavano comunque a garantire che nelle immagini televisive e fotografiche i due apparissero sempre attorniati da una folla cordiale e plaudente.
Ci sembra utile informare almeno ogni tanto i lettori di tutti questi dettagli, che possono a qualcuno sembrare “tecnici”, perché in effetti aiutano a capire quanto oggi l’informazione corrente sia sempre più un megafono dell’ordine costituito (quale che esso sia). Siccome l’informazione radiotelevisiva e fotografica immediata si può fare soltanto con l’attivo consenso e con la collaborazione tecnica dei padroni di casa, da ciò consegue che, per non correre il rischio di venire ostacolate o escluse, tutte le grandi testate fanno la cronaca di attualità politica in modo sempre più… obbediente a chi al momento comanda. Di qui la necessità almeno per il lettore più consapevole di impegnarsi, tenendo conto di tali condizionamenti, in una sua personale decifrazione dei fatti.
Venendo al nostro tema diremo che in sostanza con la sua visita “strettamente privata” all’Expo di Milano la cancelliera Merkel ha valuto fare un ideale sganascino al nostro premier Renzi premiandolo così per il suo costante e ferreo allineamento sulle posizioni tedesche. E’ un allineamento divenuto evidente subito dopo le elezioni europee del 2014, quando Renzi garantì il sostegno italiano alla nomina di una Commissione Europea in pratica designata da Berlino, e che da allora è sempre continuato. Non riuscendo a ridurre la spesa pubblica, ed essendo perciò alle prese con un debito crescente, Renzi ha assolutamente bisogno che la Germania gli consenta di aumentare il deficit; e anche che cominci ad ammettere che la questione dei migranti irregolari non riguarda soltanto i Paesi mediterranei dove dapprima giungono (tanto più che sono per lo più diretti in Germania e in altri Paesi del Nord Europa). Per parte sua la Germania di Angela Merkel vede nell’Italia di Matteo Renzi la possibile stampella a quel rapporto preferenziale con la Francia che le è ormai troppo spesso insufficiente. Lo si coglie con chiarezza nel caso della Libia, dove si sta andando a chiedere al nostro Paese di guidare la missione internazionale immaginata per tentare di porre rimedio al caos provocato dall’improvvido attacco francese al regime di Gheddafi con tutto ciò che ne à derivato.
Può darsi che questa sia l’unica politica europea possibile per Renzi, ma è anche l’unica possibile per l’Italia? No di certo. Sia in ambito europeo che più ampiamente in ambito euro-mediterraneo il nostro Paese avrebbe un ruolo molto più suo e molto meno subalterno da giocare: quello cioè di punto di riferimento dei Paesi dell’Europa danubiana nonché di primo interlocutore e di motore di sviluppo, anche a nome dell’Ue, dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo. E’ peraltro un’attenzione cui Renzi si dice sensibile, anche se poi i fatti non hanno mai smesso di contraddire tale sua affermata sensibilità. L’Italia potrebbe contribuire più di qualsiasi altra grande economia industriale a uno sviluppo del genere. Perciò c’è da preoccuparsi dell’offerta di guidare, in pratica in nome e per conto della Germania e degli Stati Uniti, la missione in Libia di cui si diceva. Senza pregiudizio per l’ovvia urgenza di fare uscire la Libia dall’anarchia, il rischio che tale offerta sia una polpetta avvelenata è estremamente alto. Sarebbe meglio che ci provassimo in altri modi e senza patroni così ingombranti. Un’area mediterranea finalmente stabilizzata e pacificata potrebbe diventare un grande motore di sviluppo intercontinentale dando speranze autentiche a chi oggi è così disperato da tentare l’immigrazione in Europa nei modi temerari che sappiamo. Per muovere in tale direzione ci occorre però una politica estera ben diversa da quella del governo Renzi.