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SONDAGGI

Renzi e Alfano, una coppia destinata a perdere

Da una rilevazione effettuata dall'Istituto Piepoli, si capisce che nessun partito al primo turno raggiungerebbe il 40% dei voti e quindi il premio di maggioranza. Il secondo elemento è che i Cinque Stelle arriverebbero al ballottaggio contro il Pd, e Il terzo elemento è che la Lega cresce e supera Forza Italia, ma non sfonda.

Politica 03_09_2015
Il premier Renzi e il ministro Alfano

I sondaggi, si sa, lasciano il tempo che trovano, soprattutto quando non ci sono elezioni vicine. Fotografano, però, con un fisiologico margine d'errore, gli umori dell'opinione pubblica. E come tali vanno presi e valutati. Da una rilevazione effettuata dall'Istituto Piepoli, si capisce che: la rottamazione renziana non convince fino in fondo l'elettorato; il centrodestra annaspa, nonostante l'avanzata della Lega; il Movimento Cinque Stelle è di gran lunga la prima opposizione. 

Se si votasse oggi, infatti, al ballottaggio andrebbero il Pd e i grillini, con tutte le incertezze del caso per quanto riguarda il ballottaggio. Come si comporterebbero in quel caso gli elettori di centrodestra, non avendo un loro candidato da votare al secondo turno? Sceglierebbero Renzi o Grillo? Questi dati, evidentemente, sono ben presenti agli esponenti del centrodestra, che si rendono conto di non avere alcuna chance di contendere alla sinistra la guida del Paese, a meno che non venga introdotto il premio alla coalizione (l'Italicum prevede il premio al primo partito), che consentirebbe a Lega e Forza Italia di allearsi per competere con la sinistra. Dal sondaggio condotto dall'Istituto Piepoli si ricavano alcuni interessanti indizi circa i movimenti in atto nell'elettorato. Il primo elemento che emerge con nettezza è che nessun partito al primo turno raggiungerebbe il 40% dei voti e quindi il premio di maggioranza. L'exploit renziano alle europee dell'anno scorso sembra ormai lontano. Il secondo elemento è che i Cinque Stelle arriverebbero in qualunque caso al ballottaggio contro il Pd, a prescindere dalle diverse aggregazioni di sinistra e di destra. Il terzo elemento è che la Lega cresce e supera Forza Italia, ma non sfonda, per cui non può candidarsi alla guida del Paese, almeno stando ai dati di oggi.                                                                    

Il Pd deve fortemente interrogarsi sull'indirizzo politico da perseguire nei prossimi anni. Il "partito della Nazione", che Renzi vorrebbe creare assorbendo pezzi di centrodestra, non sembra ottenere il gradimento dell'elettorato di sinistra. ln caso di alleanza con il Nuovo Centrodestra, infatti, i democratici crollerebbero dal 32% al 28%. E allo stesso tempo il Movimento Cinque Stelle salirebbe dal 25,5 al 29%, diventando in quel caso il primo partito. Se invece Renzi scegliesse come alleato Sel, raggiungerebbe il 37% e dovrebbe anche in questo caso vedersela al ballottaggio con i grillini, accreditati,in questo scenario,del 28% dei consensi. Inoltre,il partito di sinistra che Civati, Cofferati, Fassina e altri dissidenti e fuoriusciti dem vorrebbero creare,stando all'Istituto Piepoli,non supererebbe il 13% dei consensi. Come detto, nello scenario base, quello in cui il Pd si presenta da solo alle elezioni, il Movimento Cinque Stelle si posiziona al secondo posto, con il 27%, dietro al Partito democratico, che si attesta al 32%. Nell’ipotesi, invece, di un’alleanza Pd-Ncd, i Cinque Stelle scavalcherebbero i dem di un punto (29% contro 28%).

Questo vuol dire che, ora come ora, Alfano rappresenta una zavorra per Renzi e che lo scenario del governo attuale non può essere riproducibile alle prossime politiche come coalizione politica. Una forza che si chiama "Nuovo centrodestra" non può presentarsi alle elezioni in una coalizione di sinistra. L'elettorato non capirebbe,anzi punirebbe questa scelta. I pentastellati navigano, quindi, col vento in poppa e, qualunque fossero le scelte dei democratici, avrebbero comunque la certezza di arrivare al secondo turno. Anzi, ove decidessero di fare alleanze con la Lega Nord, ipotesi peraltro già categoricamente esclusa dagli esponenti del movimento di Grillo, andrebbero al ballottaggio col Pd con ottime chance di successo finale. La rilevazione mostra l'esistenza di una parte di elettorato che, pur non avendo mai pensato di votare Cinque Stelle, ora è disposta a farlo perché delusa dal resto delle forze politiche. Nell'immaginario collettivo, la competizione sembra essersi polarizzata tra forze di sistema (maggioranza attuale e opposizione di centrodestra) e forze antisistema (Movimento Cinque Stelle), il che turba non poco i sonni di Renzi e Berlusconi. Il rischio di manovre governative impopolari che possano alimentare il voto di protesta non è secondario ed è per questo che il premier ultimamente sta puntando decisamente sui temi della ripresa economica e della fiducia nella crescita. 

Dal sondaggio dell'Istituto Piepoli si ricava, infatti, una lenta ma costante erosione di voti da parte dei grillini sui partiti tradizionali, Pd e Forza Italia in testa. Fabio Martini, su "La Stampa", commentando quelle intenzioni di voto, parla di elettori "insospettabili", disposti anche ad andare oltre la loro avversione per Beppe Grillo. Non è un caso che quest'ultimo abbia abbassato i toni dello scontro e stia cercando di catturare quell'elettorato meno radicale e comunque disilluso rispetto ai partiti tradizionali. Quanto, infine,alla consistenza dei partiti moderati, essa oscilla tra il 13 e il 17%.Ovviamente ci si riferisce alla somma tra Forza Italia e Ncd. Quelle percentuali, sommate al 15-18% della Lega, potrebbero portare il centrodestra al ballottaggio, ma solo in caso di premio di coalizione. Con l'attuale Italicum, il ballottaggio sarebbe in tutti i casi tra Pd e Movimento Cinque Stelle. 

Ecco perché Berlusconi non ha altra scelta: deve chiedere perentoriamente la modifica dell'Italicum in cambio dei voti di Forza Italia sulla riforma costituzionale. Se non lo facesse, Renzi sarebbe fortemente tentato dalle elezioni anticipate subito dopo l'abolizione definitiva del Senato elettivo, proprio per spazzare via definitivamente l'opposizione dem e quella di centrodestra. Tra settembre e ottobre, in base al percorso parlamentare delle riforme costituzionali, si chiarirà con quale legge elettorale e in quale anno andremo a votare. E si capirà se il premier riuscirà a spuntarla sulle riforme che più gli stanno a cuore o dovrà rimandarle alla prossima legislatura.