Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Colombano a cura di Ermes Dovico
SCHEGGE DI VANGELO

Rendere conto al vero proprietario

Non potete servire Dio e la ricchezza (Lc 16, 13)

Schegge di vangelo 22_09_2019

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». (Lc 16, 1-13)

L’insegnamento di Gesù in questa parabola non è ovviamente quello di lodare la frode dell’amministratore infedele. Tutti noi, aldilà delle qualifiche e dei diritti stabiliti dalle leggi umane, siamo amministratori e non proprietari di ciò che momentaneamente, e spesso più precariamente di quanto crediamo, possediamo. Infatti, se fossimo realmente proprietari dei nostri beni, materiali e spirituali, saremmo sempre stati in loro possesso e non dovremmo lasciarli mai nemmeno alla morte. Sappiamo invece che del loro uso in questa vita dovremmo rendere conto al vero proprietario: Dio. Nella parabola la ricchezza umana è ripetutamente qualificata come disonesta, ossia falsa. L’abbondanza di beni materiali e spirituali, di per sé, non sarebbe tale, ma lo diventa se essa, in base al principio dichiarato da Gesù che non si possono servire due padroni, costituisce l’orizzonte definitivo dell’esistenza di ognuno di noi, diventando l’unico metro di giudizio delle nostre azioni. Sforziamoci quindi di dare il giusto valore alle nostre ricchezze.