Reggio Emilia, un’iniziativa che rimette al centro Dio
L’ufficio per la pastorale sociale della Diocesi di Reggio Emilia ha curato la redazione di due sussidi per la devozione e la preghiera che hanno il merito di riproporre la “verticalità” della Dottrina sociale della Chiesa.
La diocesi di Reggio Emilia ha messo in atto una interessante iniziativa che non può non interessare chi è attento alla Dottrina sociale della Chiesa. L’ufficio per la pastorale sociale, diretto dalla professoressa Chiara Franco, ha curato la redazione di due sussidi per la devozione e la preghiera ispirati alla Dottrina sociale. Il primo riguarda le meditazioni della Via Crucis, che è stato diffuso dalla diocesi durante la Quaresima, il secondo concerne la preghiera dal Santo Rosario, diffuso dalla diocesi nel mese di maggio. Le meditazioni nell’uno e nell’altro caso sono fatte con passi tratti dalle encicliche sociali.
Una iniziativa di questo genere correva dei rischi, come è facile capire. La Via Crucis e il Rosario parlano dell’Eterno, ci guidano a rivivere i misteri della storia della salvezza, in altre parole ci dispongono a “cercare le cose di lassù”. Le encicliche sociali parlano invece di lavoro, famiglia, politica, economia, tutte cose molto “terrene”. Si rischiava di proporre dei passi del magistero sproporzionati rispetto ai punti di riferimento delle due preghiere, oppure di indicare come sbocco di quelle preghiere un impegno sociale rivolto a cose in fin dei conti troppo piccole e insignificanti. A ciò si aggiungevano altri problemi: quali passi assumere dei vari documenti? Non ci si sarebbe esposti a critiche per aver scelto questo piuttosto che quello? Infine l’ultimo problema pratico: il popolo cattolico non è abituato a pregare con le encicliche sociali dei Pontefici, la cosa poteva essere fraintesa o strumentalizzata.
La presenza di questi problemi e rischi conferisce all’iniziativa un valore ancora maggiore, dato che ha richiesto del coraggio. Del resto, le eventuali perplessità o addirittura critiche che ho appena ricordato perdono immediatamente di consistenza se ricordiamo che le lotte per la giustizia ispirate alla Dottrina sociale della Chiesa e che hanno motivato generazioni di cattolici e persone di buona volontà si fondano sulla “testimonianza a Cristo salvatore”, come scrive la Centesimus annus. Non c’è quindi opposizione tra la fede nel Salvatore e l’impegno per la giustizia e la pace, anzi, il secondo si fonda sulla prima.
La Dottrina sociale della Chiesa non ha mai cessato di riproporre la centralità di Dio per la costruzione delle relazioni sociali tra gli uomini e che se il Signore non costruisce la casa invano si affannano i costruttori. Proprio in questi giorni, il vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi ha ribadito questo concetto nel suo editoriale dell’ultimo numero del “Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa” dedicato al 30° anniversario della pubblicazione dell’enciclica Centesimus annus di Giovanni Paolo II. Il titolo dell’editoriale è chiaro: “La centralità di Dio: cuore dell’enciclica Centesimus annus”. In esso si sostiene che questa centralità non è tuttavia solo di questa enciclica ma di tutta la Dottrina sociale della Chiesa. Se questa dimensione viene dimenticata, la stessa Dottrina sociale viene meno.
Si nota con grande evidenza una progressiva piegatura orizzontale della Dottrina sociale della Chiesa. La sua verità starebbe nel risolvere i problemi umani, evitando di considerarli in una visione religiosa, per poter collaborare con tutti verso un nuovo umanesimo e una nuova fratellanza universale. Richiamare le motivazioni legate alla storia della salvezza, alla perdizione e al riscatto, viene considerato come indebito, come una presunzione religiosa del cristianesimo e in particolare del cattolicesimo. A leggere la storia dell’impegno sociale dei cattolici, si apprende che un tempo non era così e che il motivo non è superato dal fatto che sociologicamente non siamo più in una società cristiana. L’impegno sociale dei cattolici nasceva nelle parrocchie, si nutriva attorno all’altare, cresceva nell’imitazione sei Santi, si celebrava nelle grandi feste di San Giuseppe Lavoratore o dell’Immacolata Concezione.
Ora, questa duplice iniziativa della diocesi di Reggio Emilio ripropone la “verticalità” della Dottrina sociale della Chiesa e in questo sta il suo grande merito (Stefano Fontana).