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STATI UNITI

Raid a casa dei pro life, Biden usa l’Fbi a fini politici

Una ventina di agenti armati a casa del pro vita Mark Houck, arrestato davanti ai suoi 7 bambini con un’accusa strumentale del Doj e già archiviata a livello statale. L’uomo si dichiara innocente. Intanto i Dem proseguono con le loro intimidazioni verso chi prega fuori dai centri per aborti.

Attualità 30_09_2022
L'attivista pro life Mark Houck (arrestato il 23 settembre) con la sua famiglia

Nel mondo conservatore statunitense, specie quello più sensibile alla difesa della vita nascente, si va rafforzando la convinzione che il Federal bureau of investigation (Fbi) venga sempre più usato dal Partito Democratico come un’arma politica. Una convinzione avvalorata da alcuni fatti occorsi negli ultimi giorni, specialmente dal raid in grande stile condotto da una ventina di agenti federali nella casa di campagna dell’attivista pro vita Mark Houck - fondatore di The King’s Men, un apostolato per aiutare a uscire dalla dipendenza della pornografia e coltivare le virtù cristiane - arrestato la mattina del 23 settembre davanti alla moglie e ai sette figli, comprensibilmente atterriti.

Life Site News ha fornito un resoconto dettagliato del raid, raccogliendo la testimonianza della moglie di Houck, Ryan-Marie. La donna ha affermato che una squadra Swat (un’unità d’assalto con armi speciali) di 25-30 agenti dell’Fbi è entrata nella proprietà di famiglia con una quindicina di veicoli alle 7:05 di venerdì scorso. Dopo aver circondato la casa, gli agenti «hanno iniziato a battere sulla porta e a gridarci di aprirla». Il marito, aggiunge Ryan-Marie, avrebbe quindi cercato di calmare gli agenti con queste parole: «“Sto per aprire la porta, ma, per favore, i miei figli sono in casa. Ho sette bambini in casa”. Ma loro hanno continuato a battere sulla porta e urlare». Dopo che Houck ha aperto l’uscio, Ryan-Marie fa presente che i federali «avevano grandi, enormi fucili puntati contro Mark e contro di me e, in un certo senso, puntati in tutta la casa». Gli agenti hanno ordinato ai bambini di rimanere al piano di sopra, ma i figli della coppia - tutti urlando di paura - hanno potuto assistere alla scena dalla cima delle scale che danno sulla porta d’ingresso. Di qui, la chiara preoccupazione della madre, che spiega di aver già contattato degli psicologi per aiutare i figli a superare il trauma vissuto.

A seguito dell’eco avuta dalla vicenda, l’ufficio dell’Fbi di Filadelfia si è visto costretto a rilasciare una dichiarazione ufficiale (inusuale) che conferma l’operazione, ma smentisce che sia stata inviata una squadra Swat, afferma che tutto si sarebbe svolto «in linea con le pratiche standard» e definisce «un’esagerazione» il numero di veicoli e agenti riferito dalla signora Houck, senza tuttavia precisare il numero stesso di uomini e mezzi. Secondo una fonte dell’Fbi, contattata da Fox News, non sarebbero stati impiegati 25 agenti, bensì 15-20. Sembran pochi? Anche volendo dare credito al ridimensionamento del raid, è difficile negare il fatto che Houck sia stato trattato come un terrorista. Ma quali sono le accuse contro di lui?

Il padre di famiglia è accusato di aver violato per due volte, entrambe il 13 ottobre del 2021, la «Legge sulla libertà di accesso agli ingressi delle cliniche» (Face Act), secondo cui è un reato federale tentare di impedire con l’uso della forza l’accesso a una clinica per aborti o a un centro per la gravidanza. Ogni mercoledì, Houck è solito guidare per due ore fino a Filadelfia, dove rimane per sei-otto ore in tutto sui marciapiedi nei pressi di due diverse strutture per aborti, pregando ed eventualmente cercando di consigliare le donne a non abortire il bambino che portano nel grembo. Ebbene, secondo l’accusa formalizzata dal gran giurì, Houck sarebbe colpevole in primo luogo di aver spinto a terra un uomo di 72 anni (B.L.), volontario di una clinica di Planned Parenthood, mentre questi «tentava di accompagnare due pazienti» all’interno della struttura; e, per una seconda circostanza, lo si accusa di aver «affrontato verbalmente e spinto con forza a terra B.L.» davanti alla clinica, causandogli «lesioni che hanno richiesto assistenza medica».

Ma martedì 27 settembre, davanti alla corte federale di Filadelfia, Houck si è dichiarato non colpevole rispetto ad entrambe le accuse. Il suo avvocato, Peter Breen, vicepresidente della Thomas More Society, parlando fuori dal tribunale, ha detto che il volontario abortista era stato «estremamente aggressivo» e stava «molestando» il figlio allora dodicenne di Houck, prima che tra i due adulti avvenisse un «alterco». Le parole di Breen sono in linea con il racconto fatto a Life Site dalla moglie di Houck, che ha riferito di un solo scontro fisico. Secondo la donna, per «settimane e settimane» l’accusatore di 72 anni avrebbe provocato suo figlio, dicendogli cose «disgustose», e il marito di volta in volta avrebbe chiesto al volontario pro aborto di smetterla. Fino al 13 ottobre dell’anno scorso, quando l’uomo avrebbe continuato a ridicolizzare Houck davanti al figlio e si sarebbe avvicinato eccessivamente al bambino stesso, fino ad entrare nel suo «spazio personale». A quel punto il genitore ha spinto l’abortista, che è caduto a terra, senza riportare - afferma Ryan-Marie - «ferite o altro».

Martedì l’avvocato Breen ha anche spiegato che il caso era già stato archiviato da un tribunale della Pennsylvania, ma che poi è stato ritirato fuori - a livello federale - dal Dipartimento di Giustizia (Doj, nell’acronimo americano). «Se fosse stato davvero un pericolo per la comunità, non avrebbero aspettato un anno per perseguirlo», ha detto Breen. Il legale ha spiegato che la Thomas More Society aveva già contattato il Doj a giugno, per dire che il Face Act non riguarda alterchi come quello tra Houck e B.L. e che in ogni caso, se fosse stata formalizzata l’accusa contro Houck, lo stesso padre di famiglia si sarebbe presentato volontariamente per difendersi. Da quella comunicazione di giugno Breen non ha ricevuto alcun avviso dal Doj, a parte quello che gli comunicava che il suo cliente era in arresto. Perciò, l’avvocato parla di «un processo politico». «E ciò che è chiaro è che dal Dipartimento di Giustizia ai suoi massimi livelli […] stanno cercando di inviare un messaggio ai pro-vita e alle persone di fede: “Non scherzate con noi”. Loro vogliono intimidire, vogliono che le brave persone come Mark smettano di pregare e dare consigli presso le cliniche per aborti del nostro Paese. E questo non accadrà», ha aggiunto Breen.

Houck è stato rilasciato dietro cauzione lo stesso giorno dell’arresto, ma a condizioni che si riserverebbero a un personaggio pericoloso. Rischia fino a 11 anni di carcere e 350.000 dollari di multa. Nel frattempo, il mondo pro life sta raccogliendo fondi in suo favore. E il senatore Repubblicano Josh Hawley (poi imitato da altri colleghi del Gop) ha scritto una lettera che mette a nudo la giustizia a doppio binario dell’Amministrazione Biden e chiede al procuratore Merrick Garland di spiegare i motivi del gravissimo raid.

Il caso di Houck non è l’unica vicenda preoccupante di questi giorni. Il 27 settembre, a Saint Paul, nel Minnesota, agenti dell’Fbi hanno interrogato un uomo che prega quasi ogni giorno fuori da una clinica di Planned Parenthood, anche in questo caso a seguito di una rimostranza strumentale da parte abortista (la spinta a una lavoratrice che stava tentando per la seconda volta di tagliare un cartello pro vita; anche in questo caso le accuse sono state respinte da una corte statale) e che sembra un altro tentativo di intimidazione, senza precedenti - nell’arco di oltre 40 anni di attività - secondo Brian Gibson, direttore esecutivo di Pro-Life Action Ministries.

Di certo, la durezza spropositata del raid a casa Houck stride con l’inerzia e, anzi, accondiscendenza del Dipartimento di Giustizia e dell’intera Amministrazione Biden verso le violenze dei gruppi abortisti: vedi i ripetuti attacchi - da quando, a inizio maggio, è trapelata la bozza della sentenza Dobbs - contro chiese e centri pro vita, nei migliori casi imbrattati con scritte minacciose, nei peggiori dati alle fiamme o gravemente danneggiati con bombe molotov. Vedi ancora le minacce di morte ai giudici conservatori della Corte Suprema, molestati perfino al ristorante o con manifestazioni sotto casa, pur vietate dalla legge. Una serie enorme di atti rimasti impuniti e, per di più, sobillati dalle parole di Joe Biden, Kamala Harris e sodali.