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SANTA MARIA IN SABATO

Quel sì che ha cambiato la storia

Natale è alle porte. Nasce Gesù. È lui il protagonista, ma Maria, che lo mette al mondo, non è certamente un personaggio secondario. Ci aiuta a capirlo molto bene anche l’ultimo libro di Benedetto XVI, L’infanzia di Gesù.

Natale è alle porte. E se il protagonista principale di questo evento è chiaramente quel bambino straordinario che nasce in una grotta, Maria, che lo mette al mondo, non è certamente un personaggio secondario. Ci aiuta a capirlo molto bene anche l’ultimo libro di Benedetto XVI, L’infanzia di Gesù. Un volume che, nelle intenzioni del papa, si pone come una sorta di “piccola sala d’ingresso” agli altri due suoi precedenti volumi sulla figura e sulla missione del Redentore.

La critica razionalista ha cercato in tutti i modi di demolire questi racconti dell’infanzia perché, come dice il papa, soprattutto quelli relativi al concepimento e al parto verginale - insieme a quelli che poi riguarderanno la risurrezione - costituiscono un «autentico scandalo per lo spirito moderno». Il quale, non potendo ammettere un intervento divino di questo tipo, è costretto in tutti i modi a negarne l’autenticità.

Il pontefice, invece, con una semplicità che rende il libro di agevole lettura e con una conoscenza dei problemi che gli consente di fare il punto con autorevolezza in quel ginepraio che è l’esegesi biblica, riesce a mostrarci come quello che Matteo e Luca ci raccontano a proposito dell’infanzia di Gesù è «una storia molto umile e tuttavia, proprio per questo, di una grandezza sconvolgente».

Una storia nella quale Maria occupa un posto speciale. A cominciare da quando l’arcangelo Gabriele le dà l’annuncio del progetto divino che passa attraverso di lei: una giovinetta, non scordiamolo, di forse quattordici anni. Certo, la sua reazione iniziale è comprensibilmente “di turbamento”, che tuttavia subito si trasforma in «riflessione interiore sul saluto dell’angelo». Dice il papa che «emerge già qui un tratto caratteristico dell’immagine della Madre di Gesù, un tratto che incontriamo nel Vangelo altre due volte in situazioni analoghe: l’interiore confrontarsi con la Parola (Lc 2,19,51)».

Dunque, una giovane donna coraggiosa, Maria, che reagisce con compostezza anche di fronte all’inaudito. Che chiede sì spiegazione, ma non sul contenuto dell’annuncio, che non contesta minimamente. Ciò che le fa problema è il “come” tale evento – cioè il concepimento di Gesù - potrà verificarsi dal momento che ella «non conosce uomo». E che poi, ottenuta la risposta, aderisce con un semplice “sì”.

Attingendo a Bernardo di Chiaravalle, Benedetto XVI ricostruisce con grande pathos, quel momento, in realtà assai drammatico, che ha cambiato la storia umana. Dopo il peccato originale, il mondo è oscurato e sotto il dominio della morte. «Ora Dio cerca un nuovo ingresso nel mondo. Bussa alla porta di Maria. Ha bisogno della libertà umana. Non può redimere l’uomo, creato libero, senza un libero “sì” alla sua volontà». E questo perché «Creando la libertà, Dio, in un certo senso, si è reso dipendente dall’uomo. Il suo potere è legato al “sì” non forzato di una persona umana». Così «Nel momento della domanda a Maria, il cielo e la terra, per così dire, trattengono il respiro. Dirà “sì”? Lei indugia… Forse la sua umiltà le sarà di ostacolo? Per questa sola volta – le dice Bernardo – non essere umile, bensì magnanima! Dacci il tuo “sì”! È questo il momento decisivo, in cui dalle sue labbra, dal suo cuore esce la risposta: “Avvenga per me secondo la tua parola”. È il momento dell’obbedienza libera, umile e insieme magnanima, nella quale si realizza la decisione più elevata della libertà umana».

Infine, l’Angelo se ne va e, nota il papa, «Maria resta sola con il compito che, in verità, supera ogni capacità umana… Ella deve continuare il cammino che passerà attraverso molte oscurità, a cominciare dallo sconcerto di Giuseppe di fronte alla sua gravidanza… fino alla notte della croce. Quante volte in queste situazioni Maria si sarà interiormente riportata all’ora in cui l’angelo di Dio le aveva parlato, avrà riascoltato e meditato il saluto: “Rallegrati piena di grazia!” e la parola di conforto: “Non temere!”».