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LA STORIA

Quei domenicani di Bologna amici di Lucio Dalla

Sono saliti alla ribalta per l'agguato teso loro da Repubblica al Meeting di Rimini, ed etichettati come omofobi. Ma a Bologna il loro convento è sempre stato aperto a quanti hanno vissuto relazioni sessuali non approvate dalla Chiesa. Ed era il punto di riferimento del cantautore bolognese.

Famiglia 30_08_2015
Lucio Dalla con padre Ildefonso Chessa e Marco Alemanno

“Omofobi!” Cosa significhi questa parola non è chiaro. Chi sia deputato a bollare e dannare il pensiero altrui, anche quando si tratta di ricerche scientifiche pubblicate sulle riviste appropriate e referenziate, neppure. Ma quelli di Repubblica non hanno dubbi: padre Giorgio Carbone, autore del libro Gender. L’anello mancante, e i domenicani di Bologna presenti al Meeting di Rimini, sono, appunto, degli omofobi. Il fatto è, però, che, come raccontato da questo quotidiano, proprio il can can mediatico contro padre Carbone ha spinto alcuni omosessuali a recarsi da lui, per ringraziarlo e parlargli. Non è certo la prima volta che succede. 

Del resto che l’ideologia gay non avvolga affatto tutto l’universo delle persone con tendenze omosessuali è cosa nota: non solo perché ve ne sono di quelli che cercano di vivere la propria tendenza castamente, o che provano a superarla in vari modi, ma anche perché, pure tra i “praticanti”, non mancano i Dolce e Gabbana, o i leader omosessuali della Manif francese, assolutamente contrari al matrimonio gay e alla relativa adozione e produzione di figli, tramite eterologa ed utero in affitto.

Ma torniamo ai "cattivissimi" domenicani. Chi abbia qualche frequentazione bolognese, forse avrà visto qualche volta, passeggiando alcuni anni fa per la città, un famoso cantautore entrare ed uscire da una chiesa del centro, magari per la messa domenicale delle 22. Quel cantautore era Lucio Dalla; la Chiesa, quella dei domenicani, confratelli di padre Carbone. 

Ai domenicani di Bologna, presenti al Meeting con il loro stand da molti anni, Dalla era particolarmente affezionato. Il suo senso della fede, mi ricordava uno di loro, era così spiccato da portarlo a confrontare costantemente la sua vita con il Vangelo e con gli insegnamenti della Chiesa. Tra Natale e capodanno, Dalla raccoglieva i barboni della città che conosceva, e offriva loro un ricco pasto, in uno dei migliori ristoranti bolognesi, con questa motivazione: "Voglio che almeno nei giorni in cui è nato il nostro Signore anche loro festeggino da signori".

È noto che negli ultimi anni il cantautore bolognese andava a messa tutti i giorni ed accedeva ai sacramenti. Ma non era omosessuale? Proprio intorno ai suoi funerali, celebrati da un altro padre domenicano amico, ci fu una grande bagarre, con l’accusa di molti media e del movimento gay: la Chiesa gli avrebbe concesso il funerale a san Petronio, ma solo per appropriarsene. In verità, Dalla non aveva mai parlato pubblicamente delle sue preferenze sessuali, né aveva mai accettato di essere ridotto ad esse. Pur essendoci, a Bologna, l’Arcigay, non si era mai iscritto ad esso, né aveva mai partecipato ad alcun gay pride. 

In ogni modo, qualunque fosse stata o fosse, negli ultimi anni, la sua personale vita sessuale, l’arruolamento nella cultura gay da parte dei media fu possibile solo dopo la sua morte. In vita – proprio come quegli omosessuali che hanno contattato padre Carbone dopo la pubblica lapidazione -, preferiva i domenicani all’Arcigay. 

Il che, lo ribadisco, non stupisce affatto. Se il giornalista repubblichino si intrufolasse nel monastero, magari gli capiterebbe, come è successo ad altri, di incontrare anche coppie di uomini di tendenza omosessuale che hanno vissuto per anni una relazione, divenuta, con il tempo, per loro scelta, un’amicizia. E potrebbe incontrare altri uomini che hanno vissuto il loro rapporto con le donne in un modo che la Chiesa non approva affatto, e che, ritenendo la visione della Chiesa corrispondente a ciò che essi hanno compreso dalla loro stessa esperienza, sono cambiati, o stanno cercando di farlo. 

Repubblica o meno, la Chiesa non può dimenticare le parole della Bibbia e quelle di Cristo, anche se questo può portarla a scontrarsi ieri con Enrico VIII che voleva ripudiare (e uccidere) le sue mogli scomode, oggi con Matteo Renzi e Monica Cirinnà che, dopo aver appoggiato il divorzio breve, ora vogliono stabilire per legge che il matrimonio è anche tra due persone dello stesso sesso. Questo senza alcuna chiusura verso le persone, ma al contrario, per una convinzione profonda: la vita affettiva e sessuale, dono di Dio, lungi dall’essere facile, è spesso terribilmente insidiata dal vizio, dal disordine, dal capriccio istintivo e bruto, dall’edonismo e quant’altro. L’alto tasso di suicidi tra omosessuali, dimostrato anche dagli studi citati nel libro di padre Carbone, così come la presenza di troppi omicidi passionali all’interno del rapporto tra uomo e donna, non vengono denunciati dalla Chiesa per demonizzare qualcuno, ma per aiutare tutti. Compresi i figli del divorzio e dell’utero in affitto. È la verità che ci fa liberi, e per quanto possibile, felici.