Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Cecilia a cura di Ermes Dovico

IL CASO

Quei blitz Radicali pur di rimanere in onda

Per garantirsi il finanziamento pubblico di Radio Radicale, ora Pannella e soci adulano il governo. Ma sono ipocrite le grida dell'opposizione.

Altro 19_10_2011
Pannella
I radicali di Marco Pannella e di Emma Bonino, di qui alla fine dell’anno, hanno un grave problema da risolvere, grande quanto una casa, decisivo per la loro stessa sopravvivenza. Ne abbiamo già parlato su questo giornale, ma occorre ribadirlo ancora. Il 31 dicembre scade la convenzione tra lo Stato e il Centro di Produzione S.p.A.-Radio Radicale.

Nel luglio scorso, durante la discussione della finanziaria, la Presidenza della Camera dichiarò inammissibile il seguente ordine del giorno: «Premesso che la convenzione tra il Ministero dello sviluppo economico e la Centro di produzione S.p.a., stipulata ai sensi dell’articolo 1, comma 1, della legge 11 luglio 1998, n. 224 ha permesso, in tutti questi anni, la trasmissione attraverso le frequenze di Radio Radicale, delle sedute del Parlamento, svolgendo in questo modo un vero e proprio ruolo di servizio pubblico; che tale convenzione, negli anni, è stata più volte prorogata al fine di poter continuare a usufruire di questo servizio; che non sono previsti, all’interno della manovra al nostro esame, stanziamenti volti a prorogare la convenzione, mettendo così a rischio la continuazione delle trasmissioni dei lavori parlamentari; impegna il Governo a provvedere, entro la fine del 2011, alla proroga della convenzione tra il Ministero dello sviluppo economico e la Centro di produzione S.p.a., per gli anni 2012, 2013, 2014 stipulata ai sensi dell’articolo 1, comma 1, della legge11 luglio 1998, n. 224, individuando, allo scopo, le risorse necessarie quantificate in 10,2 milioni di euro per ciascuno degli anni».

Per iniziativa di parlamentari - sostiene con candore il sito di Radio Radicale - si stanno raccogliendo le firme di deputati e senatori su questo stesso testo, per farlo diventare un’iniziativa politica, che ha indubbiamente la sua rilevanza. Alla data del 15 ottobre 2011, le firme sono nel totale 473 ed appartengono a deputati e senatori di tutti i gruppi parlamentari. Con questo fiume di consensi, ci si avvia, molto probabilmente, ad incassare, com’è nei propositi. Infatti, la logica radicale - così com’è accaduto nel passato - persegue l’obiettivo che provenga dall’intero Parlamento, l’input perché il Governo proceda al rinnovo della convenzione. E’ evidente però che, perché questo accada, non guasta - anzi aiuta - ingraziarsi, politicamente s’intende, soprattutto la maggioranza che sostiene il Governo, determinante per la decisione.

Elenchiamo una serie di fatti. Il 29 settembre, i deputati radicali hanno deciso di astenersi sull’autorizzazione a procedere all’arresto del Ministro Romano. La loro astensione non è stata determinante, ma certamente significativa. Hanno dichiarato di averlo fatto per protestare contro la situazione della giustizia e delle carceri e hanno innalzato in Parlamento cartelli a favore dell’amnistia. Il 14 ottobre, “per rispetto delle istituzioni”, hanno detto, sono stati i soli - tra i banchi dell’opposizione, che aveva disertato l’aula - ad ascoltare le dichiarazioni del Presidente del Consiglio. Che i radicali nutrano “rispetto” per chicchessia e in questo caso, per giunta delle istituzioni, è già di per sé una notizia. Una notizia che diventa un caso, il giorno dopo, quando i deputati di Pannella votano, nonostante l’opposizione avesse scelto di disertare il voto nel tentativo di far mancare il numero legale. Che questo, poi, sia stato raggiunto, grazie al voto dei radicali, sembra tecnicamente non dimostrabile. Comunque, per far intendere che i non violenti non hanno voglia di scherzare e fanno sul serio, il deputato radicale Maurizio Turco mette le mani avanti e minaccia: "Denunceremo tutti coloro che dovessero diffondere o rilanciare notizie false e tendenziose". Non si sa mai, si può sempre trovare… un giudice a Berlino, diceva Brecht!

Probabilmente - come sostengono in molti - i cinque deputati radicali, esprimendosi con il voto, hanno solo contribuito a ringalluzzire le speranze della maggioranza, ormai a brandelli, di ottenere un successo: sono stati d’esempio per altri deputati, della stessa maggioranza, che sembravano restii a votare e che poi hanno trovato coraggio. Dal canto suo, con il solito acume, Rosy Bindi - lo riporta Il Tempo del 15 ottobre - dice dei deputati radicali che hanno votato in occasione del voto di fiducia al Governo Berlusconi, “gli stronzi sono stronzi”. Una caduta di stile - che corrisponde a quel che è divenuto negli ultimi anni il Parlamento, che riflette quel che avviene nella società, cosiddetta civile, la vice-presidente della Camera, targata Partito Democratico - ma non è questo quel che ci preme sottolineare. Né ci interessa comprendere perché autorevoli esponenti del PD, si straccino ora le vesti per alcuni comportamenti che non approvano dei radicali, visto che proprio loro - segreteria Veltroni - hanno consentito nel 2008 l’elezione sicura, nelle loro liste, di sei deputati e tre senatori radicali, facendosi persino rappresentare, nell’Ufficio di Presidenza del Senato, da Emma Bonino. Un bel risultato, non c’è che dire, se questi sono gli esiti. Fatti loro.

Ci importa, invece, sottolineare un fatto
: l’assuefazione e la connivenza degli altri - di tutti gli altri - sugli obiettivi dei radicali. Sa, ad esempio, l’ineffabile Rosy Bindi, quante sono le firme dei parlamentari del Partito Democratico presenti nell’elenco di coloro che sostengono Radio Radicale? Ne abbiamo contate la bellezza di 230: 148 deputati su un totale di deputati eletti nelle liste del PD di 206 - in base ai dati del sito della Camera dei Deputati - e 82 senatori, su un totale di 106 senatori eletti nelle liste del PD - in base ai dati del sito del Senato. In totale, 230 parlamentari del PD, contro i 133 parlamentari - 90 deputati e 44 senatori - appartenenti al Popolo della Libertà, che hanno anch’essi firmato, insieme a deputati e senatori di tutti i gruppi parlamentari. E’ a conoscenza, la cattolica Rosy Bindi, del fatto che innumerevoli suoi colleghi del PD, che si professano cattolici - al pari di numerosi altri dell’altro schieramento - sostengono con la loro firma gli obiettivi dei radicali? Per far ottenere a Radio Radicale 10,2 milioni di euro per tre anni, ha firmato il fior fiore della nomenclatura ex comunista ed ex democristiana, compreso il segretario del PD, Pierluigi Bersani, il capogruppo alla Camera, Dario Franceschini o il cattolico Giuseppe Fioroni, che dopo l’astensione, due settimane fa, dei deputati radicali sull’autorizzazione all’arresto del Ministro Romano, dichiarò: “I radicali? Rendiamoli liberi”. Ma come, Fioroni, lei vuol rendere liberi i radicali - tradotto, non li vuole più come candidati nelle liste del PD - e firma contemporaneamente perché lo Stato dia a Radio Radicale 10,2 milioni di euro all’anno per tre anni? Non le sembra, ci scusi, un po’ ambigua e bizzarra la sua trovata?

Tutto questo accade, mentre Pannella maramaldeggia e dice: “È la Bindi e il Pd che sono fuori di testa. Noi ci siamo autosospesi dal gruppo da un anno e mezzo. Noi siamo una delegazione autonoma nel gruppo già da allora. Sono fuori di testa perché fanno solo servizi a Berlusconi: sono responsabili del successo di Berlusconi. Sono patologicamente masochisti. Noi siamo opposizione al regime. Loro sono opposizione del regime”. Cara Bindi, sappiamo quanto lei sia amante della verità. Allora, proprio in nome della verità - quella per la quale i cattolici, se si definiscono tali, dovrebbero essere testimonianza - ci faccia una cortesia: invece di gridare allo scandalo per i comportamenti di deputati che lei ed altri dirigenti del PD avete fatto eleggere, si occupi dei suoi colleghi, che si dimenano così tanto perché i radicali siano alimentati con i soldi provenienti dallo Stato. E già che ci siamo, provi a fare una cosa seria, se ci riesce: anche da Presidente del Partito Democratico, inviti i suoi colleghi del PD a ritirare le loro firme da quell’ordine del giorno. Altrimenti, taccia. Almeno, per pudore.