Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

GIUSEPPE NAZZARO

Quanto è distorta l'informazione sulla Siria

I cristiani vivono in pace, in Siria, dai tempi di San Paolo. Finché non è iniziata quella persecuzione che qui chiamiamo "ribellione". Intervista a mons. Giuseppe Nazzaro, vicario apostolico di Aleppo dal 2002 al 2012.

Esteri 25_10_2013
Guerriglia ad Aleppo

C’è sempre il rischio di appassionarsi ad una grande tragedia del mondo e poi relegarla nel dimenticatoio. E’ il pericolo che sta correndo adesso la Siria. Ci può essere ancora un altro rischio, ovvero quello di farsi idee errate di episodi veri, o indignarsi per fatti mai esistiti nella realtà. La Siria può essere uno di questi casi e allora abbiamo chiesto a Monsignor Giuseppe Nazzaro, Vicario Apostolico di Aleppo dal 2002 fino alla scorsa primavera, di aiutarci a capire meglio cosa sia la Siria e cosa stia realmente avvenendo.

Monsignor Nazzaro, ci descrive la vita del popolo siriano e dei cristiani prima e dopo la rivolta?
Prima della rivolta si viveva in pace, vi erano delle differenze culturali e di religione ma c’era rispetto reciproco. Tenga presente che i cristiani si trovano in Siria da più di duemila anni, infatti dopo la predicazione del Vangelo di Gesù, iniziarono le persecuzioni e molti si rifugiarono in Siria. Il sinedrio mandò poi Saulo di Tarso (Paolo) a catturare i seguaci della dottrina cristiana per imprigionarli e portarli a Gerusalemme. Poi Paolo a Damasco si convertirà e diverrà uno di loro. Gli islamici arrivano in Siria nell’ottavo secolo e da subito hanno convissuto con i cristiani in maniera pacifica tanto che le famiglie cristiane sono rimaste come factotum della nuova amministrazione pubblica islamica. Il caso più eclatante è la famiglia dei Mansour, da cui discese anche San Giovanni Damasceno. Tale famiglia ha collaborato per molti anni con l’amministrazione musulmana. Ancora oggi si convive, tanto che gli oppositori del regime, che non sono i cosiddetti “ribelli”, non hanno nulla contro i cristiani.

Ma scusi, allora chi vuole eliminare i cristiani?
Sono i terroristi; ceceni, afgani, pakistani e i salafiti, ovvero musulmani estremisti che vengono da tutto il mondo e vogliono eliminare tutto ciò che non è islamico. Questi vogliono creare il Califfato islamico, ma è importante sottolineare come queste formazioni non siano affatto siriane.

Che effetti ha avuto la giornata di preghiera e digiuno indetta da Papa Francesco?
Tutto il popolo ha molto apprezzato l’iniziativa del Santo Padre e la cosa bella e stupefacente è stata  la preghiera congiunta di cristiani e musulmani.

Come si è arrivati all’uso delle armi e in che modo i media mondiali fanno informazione?
L’opposizione siriana ha iniziato a chiedere alcune riforme, come ad esempio scuole e università islamiche, il velo per le donne anche nella pubblica amministrazione e le hanno ottenute. Dopo, però, hanno iniziato a imbracciare le armi ed allora il governo ha iniziato a difendersi in risposta ad alcune provocazioni. Successivamente è iniziata una campagna di totale discredito nei confronti del governo di Assad. Ci sono alcuni fatti emblematici, come ad esempio quello avvenuto una mattina di metà luglio in cui l’esercito ha sparato su una scuola uccidendo trenta bambini. Resta una domanda: cosa ci facevano i bambini a scuola in quel mese visto che la attività scolastica finisce a maggio? L’esercito ha sparato all’edificio perché da quello stesso stabile erano arrivati dei colpi, per cui per difendersi ha replicato al fuoco. A seguito di questo Assad e l’esercito sono stati accusati di essere digli spietati assassini di innocenti, ma la verità non era quella. Quei poveri bambini erano stati usati come scudi umani, per screditare completamente l’esercito governativo. Un altro episodio tragico e significativo è avvenuto in un cittadina della Siria, Gisser Choughourun, dove un gruppo di ribelli ha assaltato una stazione di polizia uccidendo i poliziotti presenti, poi dalla stessa centrale hanno chiamato altri dalle zone circostanti. Erano circa centoventi e hanno ammazzato anche questi. Nel giro di poche ore i media mondiali riportano la notizia dicendo che la polizia siriana ha ucciso centoventi civili e successivamente sostengono che l’esercito ha ucciso soldati e ufficiali perché non hanno voluto sparare sulla folla. Questi due episodi dimostrano come i fatti possono essere completamente distorti.

Come è la situazione ad Aleppo?
Ad Aleppo la situazione è drammatica, i cristiani muoiono, perché la città è divisa in due aree e non riescono a recuperare il necessario spostandosi dall’altra parte della città; inoltre i cristiani non escono di casa perché se venissero catturati dovrebbero pagare un ingente riscatto. Aleppo fino a poco tempo fa era la capitale economica della Siria, era come Milano per l’Italia, ricca di aziende. Contro queste imprese sono stati poi commissionati furti da persone oltre il confine turco e sono stai sottratti a queste stesse attività  milioni di dollari in macchinari portati poi oltre il confine turco. E pensare che Aleppo è stata, qualche anno fa, eletta capitale della cultura islamica mondiale, una manifestazione che coinvolge cristiani e musulmani.

Che posizione tiene l’Occidente?
L’Occidente sa della situazione e ci convive per questioni di interesse economico, infatti vende armi sia all’esercito che ai terroristi e in questo modo svuota i propri depositi. Nello stesso tempo si prepara a partecipare alla ricostruzione delle citta e della società dopo la guerra. In questo modo si impadronirebbe del paese, perché quest’ ultimo non avendo di che pagare sarebbe costretto a cedere i suo giacimenti di gas, vero interesse di tutte le potenze mondiali. È la nuova colonizzazione.

I cristiani vogliono andare via?
I cristiani non vorrebbero lasciare la Siria, quella è casa loro e anche il Gran Mufti della Siria, ha più volte ribadito pubblicamente che i cristiani non se ne devono andare perché la Siria è casa loro, altrove sarebbero stranieri e fuori posto. I cristiani, solamente, denunciano il fatto che l’occidente li discrimina a discapito dei musulmani quando si presentano a chiedere un visto.