Quando i trans discriminano nello sport
Sports Medicine pubblica uno studio in cui si afferma che gli atleti trans (uomini che si credono donne) che gareggiano in competizioni femminili, pur riducendo il tasso di testosterone, rimangono più veloci e più forti delle donne.
Sports Medicine pubblica uno studio in cui si afferma che gli atleti trans (uomini che si credono donne) che gareggiano in competizioni femminili, pur riducendo il tasso di testosterone, rimangono più veloci e più forti delle donne.
In particolare sarebbero del 10-13% più veloci. Le prestazioni migliorano se lo sport coinvolge la parte superiore del corpo. Ad esempio nel tennis la potenza sarebbe del 20% superiore a quella delle donne. Nel baseball e nell’hockey arriviamo al 50%.
La sospensione del testosterone comporta una perdita di massa magra e di forza muscolare solo del 5%.
Il Comitato Olimpico Internazionale permette agli atleti trans di partecipare a competizioni femminili se il livello di testosterone è al di sotto di 10 nmol/L per un anno. Ma questi dati ci dicono che i transessuali sono ancora troppo avvantaggiati dalla loro costituzione fisica, anche se il livello di testosterone rispetta le indicazioni del Comitato Olimpico. Infatti vi sono anche altri fattori che fanno sì che un uomo che si crede una donna stravinca sul gentil sesso, ad esempio come il baricentro o la densità muscolare.
In breve gli atleti transessuali discriminano le loro colleghe donne.