Psicofarmaci, preoccupa il boom di consumi per bambini e ragazzi
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L’ultimo rapporto dell’OsMed mostra che dal 2016 al 2024 è più che raddoppiato il consumo di psicofarmaci in età pediatrica. Un trend peggiorato in seguito alla gestione scriteriata del Covid e che riflette anche le difficoltà dei genitori.
È stato presentato l’ultimo rapporto dell’OsMed, realizzato dall’Aifa, e relativo all’anno 2024. OsMed significa Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali. Il rapporto, formato da più di 800 pagine, è la fotografia dettagliata dell’uso dei farmaci nel nostro Paese. In generale, il documento mostra che la spesa sanitaria in Italia è in aumento, anzi: vola. La spesa per i farmaci complessivamente è di 37 miliardi all’anno. È cresciuta del 2,8% rispetto all’anno precedente. Nel 2024 in Italia sono state consumate 1.895 dosi di medicinali ogni mille abitanti al giorno, ovvero ogni cittadino, inclusi i bambini, ha assunto circa due dosi di farmaco al giorno. Il 70,8% è erogato a carico del Servizio Sanitario Nazionale e il restante 29,2% è acquistato privatamente.
Guardando con attenzione nell’enorme massa di dati del rapporto, non si può non restare colpiti da un’evidenza molto preoccupante: dal 2016 a oggi è più che raddoppiato il consumo di psicofarmaci in età pediatrica. I farmaci del sistema nervoso centrale (antiepilettici, antipsicotici, antidepressivi e psicostimolanti) sono al quarto posto tra i medicinali più prescritti, con un consumo pari all’8% del totale. In generale, nel corso del 2024, circa 4,6 milioni di bambini e adolescenti hanno ricevuto almeno una prescrizione farmaceutica, pari al 50,9% della popolazione pediatrica italiana, con una prevalenza leggermente superiore nei maschi rispetto alle femmine.
Per quanto riguarda gli psicofarmaci, si è passati da 20,6 confezioni per mille bambini (prevalenza pari allo 0,26%) nel 2016 a 59,3 confezioni per mille bambini (prevalenza dello 0,57%) nel 2024. Si tratta soprattutto di antipsicotici e antidepressivi. Il ricorso agli psicofarmaci presenta un andamento crescente per età, raggiungendo il massimo nella fascia 12-17 anni, nella quale si registra un consumo di 129,1 confezioni per mille e una prevalenza dell’1,17%. Un trend in crescita, che evidenzia una generale tendenza all’aumento dei tassi di prescrizione di questi medicinali in tutti i Paesi del mondo, soprattutto in seguito alla pandemia di Covid-19. Negli Stati Uniti, ad esempio, la percentuale di giovani con una prescrizione di farmaci psicotropi è aumentata dopo la pandemia di Covid-19, raggiungendo il picco del 36,9% ad aprile 2020.
Un dato che non deve stupire: è la conseguenza delle comunicazioni terrorizzanti che venivano diffuse nel periodo pandemico, comunicazioni che erano esasperate, e che non tenevano conto del dato di mortalità del Covid che nella fascia di età inferiore ai 20 anni era pari allo 0,0003%. La gestione della pandemia ha avuto delle conseguenze pesantissime per una intera generazione, e il dato del consumo di psicofarmaci ne è la chiara prova. L’impatto della gestione della cosiddetta emergenza pandemica sulla salute mentale dei bambini e adolescenti dovrebbe essere valutato dalla commissione parlamentare d’inchiesta attualmente in essere.
Tuttavia, ci sono altri aspetti di questo aumento esponenziale: la difficoltà sempre più evidente dei genitori di affrontare i problemi dei propri figli nei confronti di certe criticità. I farmaci utilizzati rispondono a problemi definiti di «aggressività persistente nel disturbo della condotta» in bambini dall’età di 5 anni in su e negli adolescenti «con funzionamento intellettuale al di sotto della media o con disabilità intellettiva», nei quali la gravità dei comportamenti aggressivi o di altri comportamenti dirompenti porta a un trattamento farmacologico, condizioni non infrequenti anche in bambini e adolescenti con disturbo dello spettro autistico, disturbo questo, com’è noto, in aumento altrettanto esponenziale.
Il documento dell’Osservatorio dell’Aifa sembra purtroppo relativizzare questo aumento osservato negli ultimi anni, che si ricorda essere inferiore non solo al dato degli Stati Uniti ma anche a quelli più significativi di Paesi europei come la Francia o la Danimarca dove diversi studi hanno mostrato un cospicuo aumento dopo il Covid dell’utilizzo di antidepressivi, ansiolitici, ipnotici e sedativi tra le persone di età compresa tra 12 e 18 anni. È da notare che tali farmaci possono essere acquistati esclusivamente sotto prescrizione medica.
Si crea quindi una situazione per cui ci sono bambini e ragazzi in sofferenza psicologica ed esistenziale, genitori in ansia preoccupati di frenare il disagio (per i figli e per sé stessi) e infine chiudono il cerchio medici prescrittori di psicofarmaci sotto la sollecitazione dei richiedenti. Ci sono motivi per preoccuparsi: se c’era un tempo la “Gioventù bruciata”, ora sembra emergere una “Gioventù sedata”, ansiosa, depressa, incapace di affrontare la realtà senza un supporto farmacologico.

