Ucraina: i russi avanzano, i negoziati languono e la Bce sgambetta la Ue
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A novembre il progresso più consistente delle truppe russe in Ucraina, mentre sul fronte diplomatico la situazione è molto incerta: oltre alla Russia, la Ue e alcuni settori americani spingono per il proseguimento della guerra. E intanto la Bce blocca un finanziamento da 140 miliardi all'Ucraina.
Nonostante la scarsa copertura mediatica di giornali e tv circa le operazioni militari in Ucraina, il crescente successo russo non è solo dimostrato dalla caduta delle roccaforti di Pokrovsk e Kupyansk ma anche dai dati diffusi da organizzazioni filo-ucraine come l'Istituto americano per lo studio della guerra (Isw), che riferisce come in novembre i russi abbiano conquistato 701 chilometri quadrati, il progresso mensile più consistente del 2025 ( nel novembre 2024 la superficie conquistata dalle truppe di Mosca fu di 725 chilometri quadrati, secondo la stessa fonte).
Alla fine di novembre gli uomini di Mosca occupavano il 19,3% del territorio ucraino. Circa il 7%, la Crimea e alcune zone del Donbass, erano già sotto il controllo di Mosca prima dell’inizio dell’invasione del febbraio 2022. Dall’inizio dell’anno, la Russia ha guadagnato quasi 5.400 chilometri quadrati di terreno in Ucraina, quasi 2.000 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
È nella regione di Zaporizhia e di Dnipropetrovsk che le forze russe hanno compiuto i maggiori progressi nel mese di novembre. La penetrazione da est in queste due regioni in cui gli ucraini non dispongono di linee di difesa fortificate, rischia di far crollare il fronte ucraino a sud di Zaporizhia. I russi sono già penetrati nei sobborghi di Gulyapole e con il lancio di volantini esortano la guarnigione della città ad arrendersi. La caduta di questa roccaforte comprometterebbe l’intero fronte meridionale ucraino costringendo le truppe di Kiev a ripiegare verso la città di Zaporizhia, sulle rive del Dnepr, che potrebbe costituire uno degli obiettivi strategici dei russi se la guerra dovesse continuare.
Difficile dire quali potranno essere gli esiti dei negoziati in corso guidati dagli Stati Uniti. La sensazione è che le vicende legate allo scandalo della corruzione ai vertici di Kiev siano arrivate a lambire Zelensky con le dimissioni del consigliere Andriy Yermak. Poiché Trump ha messo in campo l’FBI per indagare sulla malversazione dei soldi dei contribuenti americani da parte di esponenti del governo ucraino, non si può escludere che la pressione delle indagini abbia l’obiettivo di indurre Zelensky ad accettare le condizioni del piano di pace statunitense. Peraltro, tutta la macchina della corruzione ucraina non avrebbe potuto svilupparsi senza appoggi esterni, probabilmente in Europa.
Circa le trattative l’unica certezza è che gli europei vengono tenuti ben lontani dal tavolo dei negoziati poiché il loro sostegno all’Ucraina mira a far continuare la guerra, non a concluderla. Una linea peraltro condivisa anche negli Stati Uniti da molti esponenti politici democratici e repubblicani che vorrebbero evitare di assegnare una vittoria a Mosca con un accordo di pace che ne recepisca tutte le condizioni da imporre a Kiev.
A supporto della continuazione della guerra si sta muovendo pesantemente una narrazione propagandistica che da un lato costituisce la continuazione di quella degli ultimi quasi quattro anni (che i fatti hanno destituito di ogni fondamento) e dall’altro nega la vittoria russa e rivendica per Kiev ampie possibilità di conseguire la vittoria finale. Negli ultimi giorni questa narrazione ha persino cambiato la posizione di Pokrovsk, che da hub logistico per tutta la linea di fortificazioni ucraine nella regione di Donetsk, viene indicata da molti oggi come un avamposto insignificante di una munitissima linea difensiva ucraina situata a ovest della città e di cui peraltro non vi è traccia.
Una narrazione falsa ma non certo casuale, apparsa da quando ha preso piede il piano di pace statunitense su diversi media in Italia e in Europa (casualmente, soprattutto quelli che hanno goduto in questi anni del miliardo di euro stanziato da Commissione e Parlamento Ue per sostenere le politiche dell’Unione) e da opinionisti vicini a centri studi statunitensi o di area NATO apertamente schierati con l’Ucraina e ostili a qualsiasi concessione alla Russia.
Kiev d’altra parte continua a mentire sulle sconfitte subite, come ha sempre fatto. Nega la caduta di Pokrovsk, Kupyansk e Vovchansk come aveva negato in passato la caduta di Soledar, Bakhmut e Avdiivka: incredibile come in Europa si dia ancora credito alle dichiarazioni dei vertici ucraini anche se la loro sorte pare legata a doppio filo a quella dei vertici europei. La sconfitta di Kiev sarà infatti anche la sconfitta dell’Europa e soprattutto di molti suoi leader, specie ora che Trump ha sfilato gli USA dal conflitto lasciando noi europei col “cerino in mano”.
Piaccia o no, la scelta oggi è tra una pace che darà la vittoria alla Russia ma assicurerà un futuro all’Ucraina e ripristinerà le relazioni tra europei e russi o una guerra che, continuando, darà nel 2026 ai russi l’annessione di territori ucraini ben più ampi di quelli pretesi oggi da Putin.
Curioso che proprio nell’Europa in crisi energetica, economica e finanziaria sfuggano i termini della questione. Anche dopo che la Banca Centrale Europea (Bce) ha respinto le illusioni di alcuni di poter sequestrare i beni russi congelati e consegnarli all’Ucraina. La Bce ha stabilito che la proposta della Commissione Ue violava il suo mandato. Nel dettaglio, il piano prevede che i Paesi Ue forniscano garanzie statali per assicurare la condivisione del rischio di rimborso del prestito di 140 miliardi di euro all'Ucraina. Dal momento che però la Commissione in caso di emergenza non sarebbe stata in grado di raccogliere rapidamente il denaro necessario - un'eventualità che avrebbe potuto mettere sotto pressione i mercati - i funzionari hanno chiesto alla Bce di fungere da prestatore di ultima istanza per Euroclear Bank, al fine di evitare una crisi di liquidità.
Come ha spiegato ieri l’agenzia Radiocor, la BCE ha bocciato la proposta, affermando che equivale a fornire finanziamenti diretti ai governi. La Banca centrale avrebbe infatti dovuto coprire gli obblighi finanziari degli Stati membri, violando «probabilmente il trattato Ue che vieta il finanziamento monetario». L'Ue ha congelato attività russe per un valore di circa 210 miliardi di euro e anche il Belgio si era opposto al prestito a Kiev: per lo Stato, nel caso in cui le attività russe fossero sbloccate e Mosca fosse in grado di rivendicarle, Euroclear non sarebbe in grado di rimborsare immediatamente il denaro. Meglio inoltre ricordare che i 140 miliardi in discussione sono poco più dei 120 miliardi di dollari che l’Ucraina ha chiesto all’Europa solo per finanziare la guerra nel 2026.

