Prima campanella flop, Governo all'angolo
Nuovi banchi mai visti e alcuni istituti hanno fatto lezione all'aperto. Si va in autogestione. Malumori e tiro al bersaglio contro la Azzolina che sarà sacrificata. Al suo posto la Boschi è in pole.
- INTANTO ALLE PARITARIE
NEANCHE UN GRAZIE
Ieri si è aperta una settimana decisiva per il futuro dell’esecutivo. Il suono della prima campanella nelle scuole italiane è stato molto diverso da quello degli altri anni. Mai l’inizio dell’anno scolastico è stato più incerto e problematico. La spada di Damocle dell’aumento dei contagi da Covid-19 ha reso precaria l’organizzazione dell’attività didattica, anche perché il Governo, pur avendo avuto sei mesi di tempo per attrezzare soluzioni idonee ad una ripresa in sicurezza, ha aspettato che i problemi si accumulassero senza minimamente affrontarli.
Va ricordato che dal 5 marzo le scuole erano chiuse. La conclusione dell’anno scolastico scorso si è svolta da remoto, con tutti i limiti di una didattica a distanza alquanto improvvisata. Ieri la ripartenza è avvenuta a singhiozzo, tra mille incertezze.
Le mascherine si sono rivelate sufficienti, i banchi monoposto no (poche classi li hanno ricevuti). Ha prevalso una sorta di autogestione, con lezioni all’aperto o nei locali religiosi, anche in città come Milano, che presto dovranno fare i conti con l’arrivo del maltempo e dunque non potranno assicurare le attività didattiche. Anche a Codogno un istituto scolastico ha fatto lezione in giardino e in altre zone della Lombardia sono stati attrezzati dei gazebo per le attività didattiche.
Decine di migliaia di insegnanti, anche di sostegno, hanno preferito marcare visita e, per paura del contagio, non si sono presentati a scuola, determinando di fatto la paralisi delle lezioni in molti istituti. Casi sospetti di positività al Covid hanno prodotto i primi rinvii a pelle di leopardo, in varie zone d’Italia. Il primo stop è arrivato in una scuola elementare vicino Arezzo, ma anche in Friuli si sono registrati allarmi e repentine chiusure. Addirittura in alcune regioni ci sono stati trattamenti differenziati. In Liguria, ad esempio, le porte degli istituti scolastici si sono riaperte ovunque, tranne che nella provincia di La Spezia, dove la ripresa è fissata per il 24 settembre, data scelta da alcune regioni italiane come la Campania, che hanno deciso di posticipare la prima campanella a dopo le elezioni amministrative per ragioni di sicurezza. Sempre dalla Liguria arrivano delle foto choc di bimbi costretti a fare lezione in ginocchio sul pavimento e con il quaderno sulle sedie per prendere appunti, a causa della mancanza dei banchi. A Roma si è rotta la metro e quindi è risultato difficoltoso l’arrivo nelle aule da parte di molti studenti che non ce l’hanno fatta.
Serpeggiano sempre più malumori nel mondo scolastico per una riapertura che, anche a detta di ampi settori della maggioranza, è stata gestita male fin dall’inizio.
Il tiro al bersaglio nei confronti del Ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina è partito dalle file della maggioranza e ha coinvolto anche l’intera opposizione. Lo stesso premier Giuseppe Conte, nel messaggio di augurio agli studenti, domenica, ha preannunciato disagi, sconfessando di fatto l’operato dell’esponente grillino che invece ha continuato a dire fino a ieri che tutto sarebbe andato bene. E invece il flop, peraltro largamente annunciato, si è ampiamente verificato.
Il Presidente del Consiglio è consapevole del fatto che fra qualche giorno la situazione in molte scuole italiane potrebbe rivelarsi insostenibile e preferisce mettere le mani avanti per non fare la fine del Ministro, che con ogni probabilità verrà sacrificato nel rimpasto già concordato da Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti.
Vista la probabile sconfitta alle amministrative di domenica prossima, l’asse dem-5s avrà bisogno di una sorta di tagliando per riuscire a mandare avanti la legislatura. La Azzolina potrebbe diventare indifendibile da parte degli stessi pentastellati, che puntano a riequilibrare la loro delegazione al governo, con nuovi innesti. I malumori all’interno del Movimento sono crescenti. Le tensioni con la Fondazione Rousseau sono ormai un dato di fatto e Luigi Di Maio scalpita per tornare a fare il vicepremier (o, come sostiene qualcuno, addirittura il premier, in caso di caduta di Conte).
La Azzolina è stata mandata fin da subito allo sbaraglio, senza le necessarie coperture politiche, e i sindacati degli insegnanti l’hanno di fatto delegittimata. Difficile che possa continuare a gestire lei la partita della scuola. Si fa il nome di Maria Elena Boschi come sostituta. In questo modo Conte prenderebbe due piccioni con una fava: eliminare un Ministro che gli ha già provocato un fortissimo crollo di gradimento nei sondaggi; recuperare i renziani nel perimetro dell’alleanza di governo, costringendoli ad un appoggio più leale e meno altalenante in vista della manovra finanziaria di ottobre, che si preannuncia delicata e piena di insidie. Soprattutto al Senato, dove Italia Viva è decisiva per la tenuta dell’esecutivo.