Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
NUOVO STOP

Portogallo, i giudici bocciano la legge sull’eutanasia

Dopo quella del 2021, nuova bocciatura da parte del Tribunale costituzionale portoghese della legge sull’eutanasia voluta dalla coalizione di sinistra al governo. Ma è una vittoria a metà, perché i giudici chiedono ai parlamentari di chiarire l’ambito di applicazione del testo, senza escludere in linea di principio la falsa “dolce morte”.

Esteri 01_02_2023
Tribunale costituzionale Portogallo (licenza CC)

La Corte costituzionale del Portogallo ha bocciato nuovamente la legge sull’eutanasia, fortemente voluta dalla coalizione social-comunista e liberal-ambientalista al governo. Una vittoria a metà. La Corte, infatti, ha sì bocciato la norma (con un un solo voto di scarto), ma ha anche indicato il percorso e le modifiche necessarie per la piena approvazione di un prossimo testo. Lo scorso 4 gennaio era stato il presidente della Repubblica, il cattolico Marcelo Rebelo de Sousa, a rinviare, per la terza volta durante la sua presidenza, la legge sull'eutanasia alla Corte costituzionale. Il presidente della Repubblica ha affermato che “la certezza del diritto e la sicurezza sono essenziali” e ricordato che, nel 2021, “la Corte costituzionale aveva formulato, in modo molto espressivo, delle richieste nel valutare il provvedimento sulla morte medicalmente assistita”, dichiarando lo stesso provvedimento incostituzionale.

Nel 2022, l’Assemblea della Repubblica aveva ripreso l'iter legislativo sulla legalizzazione dell'eutanasia dopo che, nella precedente legislatura, il presidente della Repubblica aveva dichiarato incostituzionale la legge approvata dal Parlamento in materia nel marzo 2021 e posto il veto, nel novembre dello stesso anno, a un secondo progetto di legge sull'eutanasia. Nel 2021, il concetto non chiaro di “lesione definitiva di gravità estrema, secondo il consenso scientifico” aveva portato i giudici costituzionali, con sette voti a favore e cinque contrari, a bocciare il testo. Eppure già allora la Corte diceva che “l'anticipazione della morte medicalmente assistita è ammissibile”, ma le “condizioni” perché ciò avvenga “devono essere chiare, precise, anticipabili e controllabili”.

Lunedì 30 gennaio, in tarda serata, la Corte costituzionale del Portogallo ha appunto respinto per la seconda volta la legge sull'eutanasia. In particolare, si legge nel comunicato della Corte presentato dal suo presidente João Causpers, ci si aspettava che il Parlamento avrebbe introdotto le modifiche richieste nel 2021 e poiché «il legislatore ha deciso di caratterizzare la tipologia della sofferenza elencando tre caratteristiche (“fisiche, psicologiche e spirituali”) collegate dalla congiunzione “e”, due interpretazioni contrastanti di questo assunto sono plausibili e sostenibili. Così facendo, il legislatore ha dato adito al dubbio, che spetta a lui chiarire».

Secondo la Corte costituzionale, il legislatore deve chiarire se intende: «(i) riservare l'accesso alla morte medicalmente assistita solo alle persone che, a seguito di una lesione definitiva di estrema gravità o di una malattia grave e incurabile, riportano una sofferenza di grande intensità che corrisponde cumulativamente alle tipologie di sofferenza fisica, psicologica e spirituale; oppure (ii) garantire l'accesso alla morte medicalmente assistita a tutte le persone che, a seguito di una delle situazioni cliniche sopra citate, soffrono intensamente, indipendentemente dalla tipologia di sofferenza». I giudici portoghesi fanno poi qualche esempio: «In termini pratici, e a titolo di esempio, la questione è se un paziente a cui è stato diagnosticato un cancro con un'aspettativa di vita molto limitata, o un paziente affetto da sclerosi laterale amiotrofica che non prova alcuna sofferenza fisica (comunemente intesa come dolore), abbia o meno accesso alla morte medicalmente assistita non punibile. In breve, si è creata un'intollerabile vaghezza sull'esatto ambito di applicazione della nuova legge. Va ricordato che la Corte ha ritenuto che il diritto di vivere non può essere trasformato in un dovere di vivere in ogni circostanza e che le condizioni in cui la morte medicalmente assistita è legalmente ammissibile devono essere “chiare, prevedibili e controllabili” (sentenza n. 123/2021), e spetta al legislatore definirle in modo certo per tutti i soggetti coinvolti».

Le reazioni non si sono fatte attendere. Il presidente della Repubblica ha comunicato di rimandare il testo della legge, dichiarato incostituzionale, al Parlamento non appena la sentenza della Corte sarà pubblicata ufficialmente. Lo stesso Rebelo de Sousa ha sottolineato il 31 gennaio che il Tribunale costituzionale è “sovrano” e che il ruolo del presidente è quello di verificare la certezza del diritto. Rispetto alla richiesta di un referendum sulla legge, auspicato da tanti movimenti, chiese, esponenti religiosi e associazioni pro vita del Paese, secondo il presidente della Repubblica non c’è spazio per indirlo, dopo la decisione contraria del Parlamento. Rebelo de Sousa ha voluto anche ricordare come il Tribunale costituzionale abbia “fatto un grandissimo sforzo per facilitare il compito dell'Assemblea della Repubblica, sia nella prima sentenza del 2021 che in questa, soprattutto in questa, che in qualche modo indica il percorso da seguire”.

Il segretario della Conferenza episcopale portoghese ha dichiarato che la nuova decisione del Tribunale costituzionale è in linea con la posizione della stessa Cep, che “ha sempre affermato l'incostituzionalità di qualsiasi iniziativa legislativa che metta in gioco la vita, in particolare la depenalizzazione dell'eutanasia e del suicidio assistito”. Le reazioni dei partiti vedono quelli della coalizione di governo dirsi pronti alle modifiche chieste dalla Corte e quelli di opposizione chiedere un referendum popolare.