Porno e violenza: «La causa nei minori ipersessualizzati»
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«Oggi ai bambini tutto, in tv, sui media, persino a scuola, parla di sesso. È l'ipersessualizzazione la prima violenza che ci consegna la pornografia». Intervista a don Fortunato Di Noto. «Da giorni non si parla d'altro, ma nessuno ha ancora cercato chi come me si occupa di tutela dell'infanzia, cercano solo Siffredi, dal quale non può arrivare nessun credibile insegnamento».
Don Fortunato Di Noto, si torna a parlare di minori, violenza e pornografia. Immaginiamo che per lei siano giorni di grande frenesia.
E perché?
Beh, lei è ormai un’autorità nel campo della tutela dei minori con l’associazione Meter...
Ma se voi siete i primi che mi sono venuti a cercare! Nessun giornale mi ha contattato, nessuno da parte del Governo. Sono da anni nella lotta delle violenze su bambini in rete attraverso la pedopornografia, per far passare un certo messaggio non vengono certo a cercare il sottoscritto.
Perché? Che messaggio deve passare?
Che tutto deve essere ipersessualizzato fin da bambini, l’obiettivo è quello. Tutto il resto sono scuse un po’ ipocrite.
Ma la pornografia fatta vedere ai minori?
Appunto, se oggi ai bambini tutto, in tv, sui media, persino a scuola, tutto parla di sesso di che cosa ci stupiamo?
Dunque, è una violenza anche offrire pornografia a dei bambini?
Ma certo, e delle più odiose perché crei dei bambini adultizzati che crescono poi con una visione distorta della sessualità. Ma le dirò una cosa che la sconvolgerà.
Che cosa?
Che oggi il mercato della pedopornografia si sta spostando su fruitori sempre più giovani, anche minorenni?
Minorenni?
Minorenni che smerciano video di coetanei provenienti dalle reti della pedofilia oppure gli stessi minorenni che sono fruitori e soggetti protagonisti di certi video. Guardi, è un buco nero. Noi denunciamo, ma nessuno sembra volersene accorgere. Si fanno pagine e pagine, ma nessuno è abbastanza umile da sentire qualcuno che si occupa di tutela dell’infanzia. A me nessuno dà mai un rigo, a Siffredi invece danno tutto lo spazio.
Allora, riavvolgiamo il nastro. Ci sono giovanissimi che stuprano coetanee ancora più giovani, c’è un ministro che accusa il mondo della pornografia violenta e si impegna vietare il porno ai minori e c’è un pornodivo come Rocco Siffredi, che si dice d’accordo e vuole portare la pornografia a scuola per spiegare che è una finzione e non la vera sessualità.
Anzitutto smettiamo di parlare di sessualità, quella della pornografia è genitalità violenta. Poi, il fatto che sia Siffredi a proporre di portare corsi di sesso a scuola la dice lunga sulla tragedia che stiamo vivendo. Ce lo deve spiegare lui che cosa è la sessualità? Ma ci rendiamo conto?
Crede che debba essere un alleato nel governo nella lotta alla pornografia verso i minori?
Ma scusi, con quale credibilità? Non dimentichiamo che quello della pornografia è un business mondiale perché c’è un popolo di pornografi che soddisfa i propri piacere più o meno perversi su vittime più o meno consenzienti con una forma di carnificazione della dignità dell’uomo.
La accuseranno di essere moralista, il solito prete...
Non è un giudizio moralista, è la realtà. Se un disoccupato vuole fare soldi è al mercato del porno che deve rivolgersi.
Però, torniamo ai minori: la pornografia può essere la causa degli stupri?
Un minore che guarda un filmino hard subisce una violenza, è chiaro? E poi questa violenza la “restituisce” al prossimo. Quindi il punto è chiederci come dobbiamo tutelare i bambini.
E qui entra in scena la scuola.
Eh no, se tu porti l’educazione sessuale a scuola commetti il primo errore. Un padre dovrebbe chiedersi: è la scuola che deve formare nella sessualità i miei figli? Siamo sicuri? Io credo di no, l’educazione sessuale deve essere trasmessa dai genitori, non si può pensare di consegnare alla scuola questo compito centrale nello sviluppo antropologico di un essere umano e poi lamentarsi perché i nostri figli ancora minorenni sono ipersessualizzati.
Perché la scuola non è in grado?
Qual è la psicologia dell’uomo che sta dietro gli insegnamenti che la scuola propone sulla sessualità? Di quale scuola orientativa antropologica? Queste domande dovrebbero essere determinanti, perché apriamo scenari enormi per i nostri ragazzi. Così con la sessualità puramente genitale portata a scuola enormi consegniamo al mercato dell’hard, che è più florido di quello della droga, dei piccoli uomini già pronti per diventare fruitori. È evidente che se a un bambino gli parli continuamente di sesso, lo bombardi con stimoli, messaggi, allusioni, poi è chiaro che lui passi alla prassi molto presto.
Quindi la scuola è il primo responsabile?
Assieme ai media, io insegno etica della comunicazione e di come i media riescano a manipolare le coscienze. Nessuno mi ha mai cercato.
C’è un vuoto normativo?
Non mi pare: abbiamo leggi, regolamenti, codici, carte, abbiamo tavoli intermininisteriali, abbiamo osservatori, poi però quando ci scappa il fatto di cronaca ci strappiamo le vesti.
Quindi cosa manca?
Una cultura della tutela dell’infanzia. Il sesso oggi viene banalizzato, normalizzato in un bombardamento costante che colpisce i più fragili, i minori. È per questo che dico che la tutela dei minori in realtà non interessa davvero a nessuno. Lo sa che il dipartimento di Polizia parla di più di 7000 abusi l’anno nei confronti dei minori. Lei ha forse visto il sistema mediatico preoccupato per questo dato?
Mi sarò distratto...
E gli investimenti in formazione e protezione? Pensiamo che cosa potrebbe accadere se destinassimo il 2% del pil non alle armi ma a progetti concreti per la tutela dell’infanzia?
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