Polonia felix, il successo di un programma cristiano
I risultati ottenuti dall’attuale governo polacco sono davvero straordinari: crescita oscillante tra il 4,5 e il 5% (l’eurozona e l’Italia sono allo zero virgola qualcosina); piena occupazione (in Italia la disoccupazione è intorno al 10%); stop all’emigrazione; riduzione del tasso di povertà (meno del 20%, in Italia sfioriamo il 30%); aumento del tasso di fertilità.
Domenica si sono svolte le elezioni per il parlamento polacco: per il Sejm (la camera bassa, equivalente alla nostra Camera dei Deputati) e per il Senato.
I 460 seggi del Sejm vengono assegnati con il sistema proporzionale, con uno sbarramento (al 5% per i partiti e all’8% per le coalizioni) e un premio di maggioranza; invece i 100 seggi del Senato vengono assegnati con altrettanti collegi uninominali.
Hanno partecipato alla competizione elettorale i seguenti partiti e coalizioni:
- la coalizione guidata dal PiS, Prawo i Sprawiedliwość (Diritto e Giustizia). È il partito di Kaczyński, attualmente al governo e alla Presidenza della Repubblica con Andrzei Duda. Rappresenta la Polonia patriottica, cattolica, tradizionalista e rurale; contrario all’aborto, all’eutanasia, all’immigrazione indiscriminata, all’omosessualismo, filoatlantista, è il partito della «schiena dritta» in Europa (e la bestia nera della intelligencija europea).
- Coalizione Civica, guidata dal PO, Platforma Obywatelska (Piattaforma Civica). È il partito del Presidente dell’Unione Europea Donald Tusk. Liberal ed europeista, il PO è stato (ed è attualmente) coinvolto in numerosi scandali e casi di corruzione; è anche accusato di essere la quinta colonna della Germania in Polonia. Oltre al PO (e altri partiti minori), nella coalizione ci sono i verdi e Nowoczesna (Moderno), il partito fondato dall’economista liberista Ryszard Petru.
- La Sinistra, con il partito omosessualista Wiosna (Primavera) e l’Alleanza della Sinistra Democratica, erede del Partito Operaio Unificato Polacco, il partito che ha detenuto, pe cinquant’anni, il potere nella Polonia sovietica.
- Coalizione Polacca, che include il «partito dei contadini» (Polskie Stronnictwo Ludowe, Partito Popolare Polacco) e Kukiz’15, fondato dal cantante Paweł Kukiz e avente come unico punto in programma la sostituzione del proporzionale con collegi uninominali.
Ci sono poi la Confederazione (lista di disturbo di destra) e il partito della minoranza tedesca.
Come sono andate queste elezioni?
Partiamo dall’affluenza alle urne, attestata al 61,1%, altissima per la Polonia (dove è molto forte la disillusione nei confronti della politica, dopo la fine del comunismo) e quasi la più alta in assoluto, escludendo le storiche elezioni del 1989 (62,70) e le presidenziali del 1995 (64,70 al primo turno, 68,23 al secondo).
E ora vediamo i risultati: il PiS non ha vinto, ha stravinto. Ha ottenuto il 44,38% dei suffragi e il premio di maggioranza, ottenendo così la maggioranza assoluta al Sejm (239 seggi su 460). La Coalizione Civica si è fermata al 26,67%, La Sinistra all’12,34%, la Coalizione Polacca all’8,63% e la Confederazione al 6,76 %. Gli altri non hanno superato lo sbarramento. I risultati per il Senato sono simili, anzi: ancora più favorevoli al PiS (45,22).
Cosa si può dire di questi dati?
Innanzitutto è notevole che un partito al governo ottenga un risultato così clamorosamente positivo, nonostante l’aperta opposizione dei media polacchi e dell’Unione Europea. Il fatto è che i risultati ottenuti dall’attuale governo polacco sono davvero straordinari: crescita oscillante tra il 4,5 e il 5% (l’eurozona e l’Italia sono allo zero virgola qualcosina); piena occupazione (in Italia la disoccupazione è intorno al 10%); stop all’emigrazione; riduzione del tasso di povertà (meno del 20%, in Italia sfioriamo il 30%); aumento del tasso di fertilità.
Questi risultati sono stati ottenuti grazie ad una politica economica imperniata sull’interesse nazionale: le aziende straniere che lavorano in Polonia pagano le tasse anche in Polonia; sono state aumentate le pensioni ed è in programma un aumento del salario minimo. Il tutto portando per la prima volta il bilancio in pareggio. Vanno sottolineate anche le politiche a favore della famiglia e della natalità (come il programma 500+ e la chiusura dei negozi alla domenica), l’opposizione all’immigrazione incontrollata, all’omosessualismo e la tutela dei «valori non negoziabili». Politiche simili (e risultati elettorali simili) a quelle applicate da Orban in Ungheria: sì a «Dio, patria, famiglia»; no a «ce lo chiede il mercato» e «ce lo chiede l’Europa».
È notevole anche il continuo aumento del consenso ottenuto dal PiS, che è passato dalle 5.711.687 preferenze delle elezioni parlamentari del 2015 alle 6.192.780 delle elezioni europee del maggio scorso. A questa tornata ha superato i sette milioni e mezzo di preferenze.
Dati sui quali vale la pena di riflettere, anche in Italia.