La Polonia che fa figli in uno Stato che la aiuta
I primi mesi del nuovo corso economico del governo polacco stanno dando risultati sorprendenti: impennata di consumi per la famiglia e aumento delle gravidanze. Merito del programma 500+, che dà l'equivalente di 500 euro al mese per ogni figlio. La copertura economica? Più tasse alle banche straniere.
Il problema della decrescita demografica occidentale (a quanto pare ignorato dalle menti più brillanti della nostra nazione) pare aver trovato una soluzione in Polonia, grazie al governo guidato da Beata Szydlo (PiS). Le cause del calo delle nascita in Polonia sono infatti ben chiare. Da una parte le condizioni difficili in cui versano le famiglie polacche dal punto di vista economico: stipendi bassi, costo della vita elevato, elevata disoccupazione, scarse o nulle tutele sindacali e ammortizzatori sociali. Dall'altro – e di conseguenza – la forte emigrazione, soprattutto da parte di coppie giovani e ben istruite. Questo tipo di emigrazione ha ovviamente sottratto alla Polonia le nascite da parte di queste famiglie.
Il governo polacco, mantenendo fede ad una promessa fatta in campagna elettorale, ha varato il progetto «Rodzina 500+» (Famiglia cinquecento plus), che consiste nel dare alle famiglie 500 zloty al mese per ogni figlio, a partire dal secondo, fino ai 18 anni. Nel caso di figli con disabilità, o di situazioni particolarmente disagiate, questo denaro sarà elargito a partire dal primo figlio. Per capire dell'entità del progetto 500 zloty, in Polonia, hanno più o meno il potere d'acquisto di 500 euro in Italia.
Ovviamente le opposizioni (PO in primis) sono insorte. Lo slogan che i media (ancora fedeli al regime precedente) hanno diffuso è «Questi soldi aumenteranno la patologia sociale!», sostenendo che le famiglie numerose sono famiglie patologiche, che sfornano figli per poi ubriacarsi con il denaro del governo.
Il progetto 500+ è stata avviato a giugno e sta già dando i primi frutti che, com'era prevedibile, hanno un effetto che va oltre il tasso di fertilità. Innanzitutto si è osservato un aumento immediato e rilevante di gravidanze rispetto al periodo precedente (vedremo se sarà confermato nel tempo).
Secondariamente si è avuta un'impennata di acquisti di elettrodomestici (non di alcolici...), segno che le famiglie hanno finalmente potuto acquistare beni dei quali rimandavano l'acquisto. In terzo luogo molte madri di famiglia hanno abbandonato lavori malpagati (e non sono pochi, nella liberista Polonia) preferendo restare a casa ad occuparsi dei propri figli.
Le finanziarie (aziende che concedono finanziamenti) hanno registrato un recesso, mentre quest'estate si sono moltiplicati i lai di «quelli di Capalbio» polacchi: intellettuali e VIP che sui media si lamentavano per la disturbante presenza di bambini sulle spiagge perché finalmente le famiglie hanno potuto portare i bambini al mare.
La copertura fiscale per questo importante provvedimento è garantita da un'altra misura che il governo ha parzialmente mutuato dalla «Orbanomic», il nuovo corso economico ungherese che ha portato quel paese alla crescita maggiore in Europa. Si tratta della decisione di far pagare in Polonia le tasse a banche straniere e alla grande distribuzione (costituita praticamente da supermercati stranieri). Banche e supermercati stranieri, in sostanza, dovranno versare in Polonia le tasse dovute ai guadagni ottenuti in Polonia.
In sostanza, l'attuale governo rema contro il verbo liberista («Let the rich get richer», recitava uno slogan Thatcheriano), prendendo ai ricchi per dare ai poveri. Non si tratta di misure estemporanee, o ideologiche, ma di un vero e proprio nuovo corso economico. Il governo ha infatti aumentato la retribuzione minima oraria e si appresta ad aumentare il salario mensile minimo. Non più darwinismo economico, ma tutela statale per la famiglia, per i più deboli e per gli interessi nazionali europei. Lo stesso programma europeo di Orban.