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PNRR, obiettivi in ritardo per colpa della burocrazia

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Richiesta la sesta rimodulazione del Piano per le difficoltà legate all'attuazione che a meno di un anno dalla scadenza si scontra con ostacoli burocratici e tecnici, specie nel Mezzogiorno. Una significativa opportunità di crescita per il Paese, che rischia di sfumare.

Politica 26_05_2025
imagoeconomica via governo

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta una delle opportunità più significative per l'Italia di modernizzare le sue infrastrutture, ridurre le disuguaglianze territoriali e rilanciare la crescita economica. Tuttavia, a meno di un anno dalla scadenza fissata per giugno 2026, emergono segnali preoccupanti che mettono a rischio il raggiungimento degli obiettivi prefissati. I ritardi accumulati in settori cruciali come l'inclusione sociale, la sanità e gli investimenti nel Mezzogiorno pongono interrogativi sulla capacità del Paese di utilizzare efficacemente le risorse disponibili e che peraltro sono in larga parte prestiti, non soldi a fondo perduto.

Il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, ha recentemente annunciato la richiesta di una sesta rimodulazione del PNRR, sottolineando la necessità di adattare il Piano alle circostanze mutevoli e alle difficoltà incontrate nell'attuazione. In particolare, ha evidenziato le problematiche legate alla realizzazione di progetti complessi, come le metropolitane nelle grandi città, dove i Comuni si trovano a fronteggiare ostacoli burocratici e tecnici significativi. Nonostante ciò, Foti ha cercato di minimizzare le preoccupazioni, affermando che i ritardi non sono pregiudizievoli e che il governo sta lavorando per identificare e risolvere le problematiche esistenti.

Tuttavia, le opposizioni politiche (e non solo loro) non condividono questa ottica ottimistica. Ad esempio il senatore Claudio Borghi della Lega ha sollevato dubbi sull'efficacia del Piano, suggerendo che sarebbe più conveniente per l'Italia finanziarsi attraverso l'emissione di Buoni del Tesoro Poliennali (BTP) piuttosto che fare affidamento su fondi europei. Le critiche delle forze di opposizione si concentrano principalmente sui ritardi nella spesa e sulla scarsa trasparenza nell'utilizzo delle risorse, con alcuni esponenti che parlano di un "fallimento" del PNRR.

L'Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB) ha fornito un'analisi dettagliata dello stato di avanzamento del Piano, evidenziando che, a fine 2024, erano stati spesi circa 58,6 miliardi di euro, pari al 67% delle risorse pianificate per quell'anno. Tuttavia, le missioni relative all'inclusione sociale e alla salute mostrano performance preoccupanti. In particolare, la Missione 5, dedicata all'inclusione e alla coesione, ha registrato una spesa inferiore al 20% dei fondi disponibili, mentre la Missione 6, relativa alla salute, ha speso solo il 9% dei fondi destinati alla realizzazione di Case e Ospedali di Comunità.

Questi ritardi sono attribuibili a una combinazione di fattori, tra cui la carenza di personale qualificato nelle amministrazioni locali, la complessità burocratica e le difficoltà nel coordinamento tra i vari livelli di governo. Inoltre, la piattaforma ReGiS, utilizzata per il monitoraggio e la rendicontazione dei progetti, ha mostrato disallineamenti e difficoltà tecniche che hanno ulteriormente rallentato l'attuazione delle iniziative.

Particolarmente critico è il quadro nel Mezzogiorno, dove, nonostante l'obiettivo di destinare almeno il 40% delle risorse del PNRR, persistono significative disparità tra le regioni. Secondo i dati disponibili, a fine 2024, i Comuni meridionali avevano avviato lavori per 5,6 miliardi di euro, pari al 64% del valore complessivo degli investimenti a loro titolarità, mentre le amministrazioni regionali del Sud avevano avviato lavori per 1,9 miliardi, il 50% del valore complessivo. Questi dati indicano che, sebbene i Comuni del Sud abbiano avviato una percentuale maggiore di progetti rispetto alle amministrazioni regionali, permangono ritardi significativi che potrebbero compromettere il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Inoltre, la Corte dei Conti ha segnalato un differimento della spesa pari a circa 2,4 miliardi di euro nel biennio 2023-2024, con un aumento dei costi stimato in 1,2 miliardi nel 2025 e 680 milioni nel 2026. Le cause principali di questi ritardi includono la carenza di personale negli uffici preposti al controllo e alla rendicontazione, nonché la mancata regolarità nell'aggiornare i dati da parte di alcune amministrazioni. Questi problemi amministrativi contribuiscono a una crescente incertezza riguardo alla capacità dell'Italia di rispettare le scadenze europee.

Nonostante questi ostacoli, ci sono esempi di buone pratiche che meritano attenzione. Alcuni Comuni stanno dimostrando un impegno notevole nell'attuazione dei progetti, riuscendo a superare le difficoltà burocratiche e a garantire una gestione efficace delle risorse. Tuttavia, questi casi rimangono isolati e non riflettono la situazione generale.
In conclusione, se non si interviene con decisione per superare le difficoltà esistenti, rischiamo di vedere sfumare una delle occasioni più importanti per il rilancio del Paese.



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