Planned Parenthood, la "non-profit" con compensi milionari
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Un rapporto fresco di pubblicazione mette a nudo i compensi milionari degli amministratori della Planned Parenthood. Eppure l’organizzazione abortista, foraggiata da fondi pubblici, si presenta come una non-profit.

Secondo un rapporto, fresco di pubblicazione, dell’American Life League (ALL), un’organizzazione pro vita, la retribuzione della presidente e amministratore delegato della Planned Parenthood, Alexis McGill Johnson, è stata pari a 904.014 dollari nel 2022-2023. Negli States, secondo la Social Security Administration, l'aumento medio degli stipendi per i dirigenti di azienda è stato del 5,32% per il 2022, mentre per la McGill, rispetto al compenso percepito nel 2021 di $ 683.697, l’aumento è stato del 32% nel 2022-2023.
Il rapporto di ALL include anche un elenco dei venti maggiori redditi da CEO delle affiliate alla Planned Parenthood: all’apice risulta l’amministratore delegato di Planned Parenthood Los Angeles, le cui 24 strutture avevano incassato 155 milioni di dollari nel 2022-2023 e il cui amministratore era stato ricompensato con 875.942 dollari. Un balzo impressionante per i compensi di Planned Parenthood, un’organizzazione formalmente non-profit, ma i cui amministratori guadagnano, in media, più del triplo dello stipendio medio di quelli di organizzazioni non-profit simili per diffusione e ‘ricavi’.
Katie Brown, direttrice nazionale dell'American Life League, ha denunciato la scandalosa situazione di Planned Parenthood definendola un «circolo vizioso» attraverso il quale «centinaia di milioni di dollari delle tasse vengono sborsati agli oligarchi di Planned Parenthood e, a loro volta, uccidono quasi mezzo milione di americani non ancora nati ogni anno». In più, l’amministratore delegato di tale “organizzazione non-profit” guadagna appunto quasi un milione di dollari all'anno: di qui la richiesta al governo federale di tagliare ogni tipo di finanziamento diretto o indiretto a Planned Parenthood e alle altre imprese abortiste del Paese.
La raccolta dei dati sui compensi dei vari amministratori delegati della Planned Parenthood è stata promossa e poi pubblicata dopo che una indagine ‘pilotata’ del New York Times aveva denunciato come diverse affiliate statali del colosso abortista erano in gravi difficoltà finanziarie e avevano alti tassi di turnover del personale, fornendo un'assistenza sanitaria scadente ai pazienti. La ricercatrice principale del rapporto di ALL, Katherine Van Dyke, ha osservato, in un comunicato del 20 marzo 2025, che l'aumento degli utili degli amministratori delegati è in contrasto con l'argomentazione relativa al declino finanziario dell'azienda abortista. Secondo la Van Dyke, è ormai dimostrato che «il denaro dei contribuenti è il vero carburante per i guadagni di Planned Parenthood e che i dati finanziari contenuti nei loro stessi rapporti non corrispondono alle affermazioni dell'organizzazione sui problemi finanziari».
Dopo l’uscita dell’articolo del NYTimes, l’ex dirigente di Planned Parenthood e da tempo attivista pro vita, Abby Johnson, ha dichiarato al canale televisivo FOX News Digital che, come nei decenni del suo impiego a Planned Parenthood, nella multinazionale continua l’uso di «farmaci scaduti, elevato turnover, condizioni di lavoro orribili, personale non qualificato, enormi somme di denaro non utilizzate per l'assistenza ai pazienti e condizioni disgustose delle cliniche», malgrado milioni di dollari ricevuti dai contribuenti. Diverse affiliate di Planned Parenthood (tra cui New York, Missouri e Illinois) hanno annunciato chiusure di strutture negli ultimi mesi.
Ora è il momento per i leader repubblicani e l’amministrazione Trump di valutare davvero anche questi numeri emersi dal documento di American Life League ed eliminare i rimborsi governativi e ogni forma di stanziamento di denaro pubblico per Planned Parenthood: una multinazionale dedita al genocidio degli innocenti in utero materno e alla diffusione di altre pratiche altamente nocive, come quelle per la cosiddetta “transizione di genere”.
Alcune settimane or sono, sull'onda della sempre più determinata lotta ai cartelli della droga da parte dell'amministrazione federale americana, la stessa American Life League aveva chiesto al presidente Donald Trump di classificare come gruppo terroristico un cartello che distribuisce farmaci abortivi negli Stati Uniti. In una lettera al presidente, Katie Brown, dopo aver ringraziato Trump per il suo ordine esecutivo che chiede al Congresso di designare i cartelli della droga come organizzazioni terroristiche straniere, ha chiesto di contrastare duramente coloro che inviano i pericolosi farmaci abortivi tramite il sistema postale statunitense, spiegando che «reti segrete di narcotraffico distribuiscono intenzionalmente e segretamente questi farmaci negli Stati in cui i legislatori hanno promulgato una legislazione pro-vita. Stanno sfruttando criminalmente il sistema postale statunitense per sovvertire la legge».
La principale di queste reti terroristiche di distribuzione di pillole omicide è Las Libres che, stando a quanto afferma il suo sito Internet, ha sede in Messico e offre pillole abortive gratuite alle donne che non possono permettersele, che sono incinte da almeno quattro settimane e vivono a Porto Rico e nei seguenti Stati: Alabama, Arizona, Florida, Georgia, Louisiana, Mississippi, Carolina del Nord, Carolina del Sud, Tennessee, Texas e Virginia Occidentale.
Sempre la Brown ricorda nella sua lettera che questi traffici di pillole abortive «espongono insensatamente le donne a rischi inutili e, peggio ancora, tolgono la vita a milioni di cittadini americani non ancora nati».