Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

FECONDAZIONE

Pericolo eterologa Il ministro lancia il sasso ma ritira la mano

«Pericolosa per mamme e bambini, poco conforme agli standard qualitativi altissimi della Sanità italiana». Il ministro Lorenzin lancia l'allarme sulla fecondazione eterologa. E confessa: «non sono serena: c'è il rischio di una deriva eugenetica». 

Editoriali 08_09_2014
Il ministro della Sanità Beatrice Lorenzin

Comprereste una garza usata (e forse infetta) da una farmacia con licenza per vendere solo acqua ossigenata e pastiglie balsamiche? Oppure, vi fareste impiantare un ponte da un meccanico diventato odontotecnico per corrispondenza senza abilitazione a cavare denti e curare carie? Ma certo che no. E nel caso li incontraste, correreste certamente al posto di polizia più vicino a sporgere denuncia e chiederne l’immediato arresto per attentato alla salute pubblica. 

Dovrebbe essere così anche per quanto riguarda la pratica delle fecondazione assistita, più precisamente di quelle eterologa liberalizzata dalla Corte costituzionale che, sostituendosi e impippandosi del legislatore, ha sostenuto che la tecnica artificiale si può fare anche in assenza di leggi o direttive chiare e uniche per tutte le Regioni (che per un’istituzione, qual è la Corte, non è mica cosa da poco).  Aprendo così un problema enorme per la sicurezza e la salute di mamme e bambini. A sollevare domande e dubbi sul “pasticcio” eterologa, non è solo la Bussola che ai rischi per la salute mette in conto pure le inaccettabili implicazioni etiche e umane: eterologa o omologa, in ogni caso si tratta di manipolazione genetica in nome di un inesistente diritto. No, a denunciare i pericoli sono anche molti medici che già praticano la fecondazione assistita prevista dalla Legge 40, ma, soprattutto, è lo stesso ministro alla Sanità. Il cui, compito è anche quello di difendere la salute pubblica da qualsivoglia “attentatore”. Reato che il codice di procedura penale, articolo 420, punisce con una pena dai tre ai dieci anni di carcere.

Beatrice Lorenzin, il ministro appunto, in una lunga (e inquietante) intervista al quotidiano cattolico Avvenire dice di non sentirsi «serena», perché le coppie in cerca di un figlio e i bimbi che nasceranno, «non sono tutelate».  E tanto per essere ancora più chiara, denuncia che: «l’eterologa parte in una situazione artigianale, poco conforme agli standard qualitativi altissimi della sanità italiana». Mica robetta, come si vede, dato che quello pattuito dall’accordo tra le Regioni è un semplice atto regolatorio, che prevede limiti, ma non sanzioni, potrà essere impugnato in qualsiasi tribunale e sostanzialmente demanda alla responsabilità dei singoli centri la tutela della salute. Solo il Parlamento varando una specifica legge può togliere questa discrezionalità lasciata ai Centri privati per la fecondazione, ma allo stato attuale le Regioni hanno esautorato le Camere della loro facoltà legislativa, mentre il governo, pare di capire, se n’è lavato le mani. E anche su questo la Lorenzin non ha dubbi. L’accordo, dice, «ha il limite che, non essendo una norma di legge, non può obbligare alla tracciabilità completa donatore- nato, né istituire il Registro Nazionale dei Donatori, con tutte le garanzie sanitarie connesse, e comunque non è vincolante». Certo, le Regioni stesse, hanno confermato la necessità di una legge, ma al momento di questa non c’è traccia e non è certo una priorità del Parlamento. Nel frattempo?

Nel frattempo, ognuno farà come gli pare, perché quelle approvate dalle Regioni non sono affatto linee- guida, ma «è un provvedimento autonomo, che sarà poi utilizzato come riferimento dalle singole Regioni per uniformare gli atti amministrativi interni sulla fecondazione eterologa. Non è vincolante», precisa ancora il ministro. Le linee devono essere messe a punto dal ministero della Sanità, che si avvale della collaborazione dell’Istituto Superiore di Sanità, e su di esse deve esprimere un parere il Consiglio Superiore di Sanità. Dunque, niente linea guida e niente legge: da qui nascono i timori del ministro. Soprattutto per quanto riguarda la tracciabilità e l’istituzione di un Registro dei donatori, elementi “fondamentali” per la piena sicurezza dell’eterologa. «Senza un coordinamento, di fatto sarà possibile dichiarare di aver donato gameti in una Regione e poterlo fare anche in tutte le altre», avverte ancora la Lorenzin. «Ho sempre sostenuto la necessità del Registro per la sicurezza delle donazioni, specie per quelle con gameti importati. Nell’attesa, chi vorrà partire con le indicazioni delle Regioni si dovrà assumere tutte le responsabilità del caso».

Dunque, le coppie che ricorreranno ai Centri per l’eterologa lo faranno a loro rischio pericolo. Ma non solo: nel sacco che il ministro vuota davanti all’intervistatore di Avvenire, ci sono altre faccende irrisolte. Questa, ad esempio: «nelle indicazioni cliniche per l’accesso all’eterologa previste dalle Regioni si spiega che riguarderebbe anche coppie che hanno avuto ripetuti tentativi falliti di fecondazione omologa, o embrioni o gameti di scarsa qualità. Ricordo che la sentenza della Corte Costituzionale non parla di “eterologa per tutti”, ma di condizioni di sterilità assoluta. Sicuramente i medici devono avere tutta l’autonomia nell’esaminare i singoli casi, e valutare se ci sono o meno le condizioni di una sterilità assoluta. È però anche vero che non ci può essere un automatismo fra fallimenti di omologa e accesso all’eterologa. Si tratta di percorsi profondamente differenti, che coinvolgono le coppie in modo diverso, e che implicano problematiche differenti nei nati: è necessario esserne consapevoli». 

Finiti i dubbi? Magari, il ministro ne ha almeno altri due. Il primo è sugli alti costi che con l’eterologa graverebbero sul sistema nazionale (senza una legge, chi paga?), il secondo sul rischio di una deriva eugenetica nei criteri fissati per la selezione dei donatori. Magari mascherata dalla necessità di garantire la compatibilità tra donatore e ricevente. Questa possibilità di selezione, con una sorta di catalogo, è, infatti, già prevista dalla delibera della Regione Toscana. Dunque, i rischi sull’intera pratica della fecondazione eterologa ci sono e se qualcuno non se ne era ancora accorto, ci ha pensato la Lorenzin a metterli in chiaro. Insomma, alla fine si torna da dove abbiamo cominciato, con la differenza che sull’eterologa i pericoli riguardano ben più di una pur schifosa garza usata.

C’è in ballo la salute vita di mamme e bambini e il futuro di una società dove la selezione della razza di nazista memoria è ora venduta come magnifica conquista della scienza e pure a buon mercato (pio meno sui 2500 euro a tentativo). Ma se un ministro della Sanità è consapevole di tutto questo, può davvero limitarsi alla denuncia? Non rientra tra i suoi doveri fermare chi è in procinto di attuare tale micidiale deriva? Non sono anche quelli “attentatori” della pubblica salute, pur indossando camici bianchissimi e mascherine al di sopra di ogni microbo? A questo punto c’è solo da sperare che qualche giudice pietoso intervenga aprendo un fascicolo contro governo e presidenti di Regione con l’accusa di “disastro vitale”. Ma è difficile, anzi impossibile che succeda.